giovedì, Gennaio 16, 2025
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Bollette gas e luce in forte calo. Ma sempre pari al doppio di prima del Covid

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Bollette luce gas Italia tariffe
Foto Ansa/Ciro Fusco

Le bollette della luce e del gas cominciano a manifestare sensibili cali nelle tariffe finali. Tra il primo semestre 2024 e lo stesso periodo del 2023 il costo per il consumatore della luce e del gas è infatti precipitato. Rispettivamente del -34,2% e del -19,6%. Quasi tutte le altre tariffe hanno invece registrato un deciso aumento, soprattutto se confrontato con l’andamento dell’inflazione che nel primo semestre del 2024 è salito solo dello 0,9%.

I dati sono della Cgia di Mestre, la quale però fa notare che rispetto al periodo pre-Covid le bollette della luce sono raddoppiate, Fra il 2019 e il 2023 le bollette dell’energia elettrica sono rincarate del 108% e quelle del gas del 72,1%. Per quanto riguarda le altre tariffe, nel primo semestre del 2024 rispetto all’anno scorso il trasporto ferroviario è cresciuto del 7,5%, le bollette dell’acqua del 7%, i servizi postali dell’4,9%, il trasporto urbano del 4,3%, i taxi del 2,6%, i rifiuti dell’1,7%, i pedaggi e i parchimetri del 2,1%.

Bollette ed extraprofitti

Soltanto i servizi telefonici sono rimasti quasi invariati, con un aumento di appena lo 0,5%. In valore assoluto, nel periodo monitorato tra il 2019 a oggi, le tariffe esaminate nello studio della Cgia hanno un costo medio per le famiglie italiane pari a poco più di 2.900 euro all’anno, un importo che corrisponde al 12% dell’intera spesa famigliare annua. A fronte della crisi energetica verificatasi in particolare tra la fine del 2021 e la prima parte del 2023, avverte la Cgia, si stima che il rincaro dei prezzi delle materie prime abbia consentito alle maggiori società di questo settore presenti nel nostro Paese di totalizzare 70 miliardi di euro di extraprofitti.

Il Governo Draghi (2021-2022) ha incassato dal prelievo straordinario su queste big dell’energia un gettito complessivo di 2,84 miliardi di euro, a fronte, pero’, di 10,8 miliardi previsti. Il Governo Meloni ha fatto invece arrivare nelle casse pubbliche 3,4 miliardi di euro, quasi un miliardo in più dei 2,6 preventivati.

Artigiani e commerciati hanno pagato 2 volte

La Cgia di Mestre mette in rilievo che, se dei 13,4 miliardi attesi le società energetiche hanno pagato meno della metà, moltissimi artigiani, tantissimi piccoli commercianti e altrettante partite Iva hanno pagato due volte l’impennata delle bollette di luce e gas verificatasi negli ultimi anni.

Nell’ultimo anno le bollette di luce e gas hanno subito una drastica riduzione“, fa notare il segretario della Cgia Renato Mason. “Questo è molto positivo, tuttavia la crisi energetica che abbiamo subito nel 2022 e nel 2023 ha lasciato il segno in particolare ad artigiani e commercianti. I titolari di queste attività, infatti, i rincari li hanno pagati due volte. La prima per l’utenza domestica, la seconda per illuminare, riscaldare/rinfrescare botteghe e negozi“. “Le cose invece sono andate diversamente per le grandi società energetiche che, chiamate a restituire una parte degli extraprofitti realizzati in questi anni di crisi, dovevano versare oltre 13 miliardi di contributo di solidarietà. Ma a consuntivo hanno pagato meno della metà“, conclude Mason.

Come se non bastasse, alcuni dati emersi già lo scorso mese di maggio, ci ricordano come le bollette elettriche degli italiani siano state pari nel 2023 al 23% in più rispetto alla media dell’Unione europea. Dalle rilevazioni Eurostat nei Paesi Ue emerge che nel 2023 gli italiani hanno speso per la sola bolletta elettrica, in media, oltre 960 euro. A parità di consumi significa il 23% in più rispetto alla media europea. Il dato è stato calcolato da Facile.it tenendo in considerazione i consumi di una famiglia-tipo italiana.

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Caro vacanze, 1.640 euro in 4 per viaggiare sul traghetto per Olbia

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Traghetti caro vacanze Italia
Foto Ansa/Antonella Brianda

Vacanze salatissime per gli italiani: i prezzi dei trasporti, insieme a quelli degli altri beni e servizi, sono cresciuti esponenzialmente in corso d’anno, trainati dai rincari dei carburanti. E i traghetti non sono diversi, con i costi dei collegamenti con le isole che possono raggiungere uno stipendio mensile di un lavoratore medio.

Lo afferma Adiconsum Sardegna, che ha realizzato un’analisi sulle tariffe di alcune tipiche rotte estive. Ipotizzando di partire la sera del 16 agosto arrivando a destinazione la mattina successiva, e tornare sabato 24 agosto, il collegamento più caro è senza dubbio il Civitavecchia-Olbia, spiega Adiconsum. Se si sceglie la sistemazione in poltrona all’andata e il posto libero al ritorno, una famiglia con due bambini e auto al seguito deve mettere in conto una spesa minima da 1.324 euro, che sale a 1.640 euro se si opta per una cabina interna.

Traghetti per le vacanze

Nelle stesse date per la tratta Genova-Olbia in cabina interna il costo del biglietto è di 1.483 euro. Carissimi anche i traghetti per la Sicilia: per lo stesso periodo considerato, da Livorno a Palermo (andata in cabina, ritorno posto libero) il biglietto parte da 1.099 euro. Da Genova a Palermo 1.210 euro (andata cabina interna, ritorno posto libero). Per le Isole Eolie, senza la possibilità di prenotare una cabina, la spesa è di 934 euro per la tratta Napoli-Lipari, 887 euro per la Napoli-Stromboli.

Rispetto al 2023 le tariffe dei traghetti, invece, crescono in media del 6,3%. Ad esempio, una famiglia con due bambini che decide di viaggiare la settimana di Ferragosto in traghetto con auto al seguito, spenderà in media, andata e ritorno, 1.274 euro per la tratta Genova-Porto Torres, con un incremento dell’1,8% rispetto al 2023; per la tratta Livorno-Olbia, il costo è di 1.094 euro (+6,2%); per la Napoli-Palermo 669 euro (+7,2%); Civitavecchia-Porto Torres 823 euro (+10,2%). L’unica tariffa a scendere un po’ di prezzo è la tratta Civitavecchia-Olbia, con una diminuzione del 7,4%.

Se i vacanzieri italiani sono alle strette a causa delle ridotte disponibilità economiche la stagione, come negli ultimi anni, sarà salvata dagli arrivi dall’estero: il cosiddetto incoming. Infatti l’Italia, secondo le rilevazioni al maggio 2024 della European Travel Commission, si conferma come la destinazione più attrattiva con l’8,4% di intenzioni di viaggio seguita da Spagna (8,1%), Francia (7,1%) e Grecia (6,3%).

Gli stranieri salvano il turismo

Inoltre il 75% degli europei intende effettuare almeno un viaggio quest’estate, +3% rispetto allo scorso anno. “I dati confermano un settore in forte crescita” dice Magda Antonioli, vice presidente European Travel Commission. “L’Italia è prima anche rispetto al sentiment e più stranieri ci sono più si attutisce la concentrazione negli stessi periodi”. Secondo Magda Antonioli quest’anno i pernottamenti degli ospiti stranieri saranno al 52%, in linea con il trend degli ultimi due anni e, riportando i dati di Forward Keys, ricorda che si stima un aumento del 12% degli arrivi internazionali.

A crescere quelli a lungo raggio, dagli Usa (+14%) ma anche quelli dai mercati di prossimità come Spagna (+44%), Danimarca (+43%) e Austria (+30%). Dalle classiche vacanze nel Belpaese all’insegna di sole, mare e cibo perché sempre più ospiti, italiani e non, vanno oltre, alla ricerca del viaggio emozionale. C’è chi va alla ricerca di destinazioni fresche per sfuggire all’afa ma altri optano per il cicloturismo, i cammini spirituali, le esperienze all’aria aperta, quelle che soddisfano il palato, il benessere a 360 gradi.

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Carissimo gelato, prezzi a più 30% in 3 anni

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Gelati Italia prezzi 2024
Foto X @jacko_cecilia

Con l’arrivo dell’estate torrida vera e propria aumentano in Italia i consumi di gelato, che siano coni da passeggio, coppette o vaschette vendute presso i supermercati. E a salire, ovviamente, sono anche i prezzi. Non esenti da odiose speculazioni, se si pensa che negli ultimi 3 anni i listini dei gelati sono rincarati di quasi il 30% nel nostro Paese.

La denuncia arriva dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che ha elaborato i dati pubblicati sull’apposito osservatorio Mimit, mettendo a confronto i prezzi attuali di una vaschetta di gelato da 1 kg in tutte le città italiane con quelli in vigore nel 2021. Il primo dato che emerge dalla ricerca è quello relativo al prezzo medio del gelato in vaschetta in Italia, che si attesta oggi a 5,86 euro al chilo, contro una media di 4,52 euro/kg del 2021, con un rincaro in tre anni del +29,6% – spiega il Crc.

Gelato e inflazione

Aumenti quasi doppi rispetto al tasso di inflazione, che nel triennio 2021-2022-2023 si è attestata al 15,7%. Se si analizzano i listini nelle singole province, si scopre che Forlì è la città che oggi vanta il prezzo più alto del gelato, con una media di 8,28 euro al Kg, seguita da Firenze (7,79 euro), Bolzano (7,39 euro), Ancona (7,13 euro) e Milano (7,08 euro).

Sul lato opposto della classifica Cuneo risulta la provincia più conveniente, con un prezzo medio di 4,21 auro al chilo, seguita da Arezzo (4,59 euro), Siena e Padova (entrambe a 4,60 euro) afferma il Centro di formazione e ricerca sui consumi. Sul fronte dei rincari è a Lodi che si registrano gli aumenti più pesanti, pari al +48,7% sul 2021, seguita da Belluno e Ancona (+47,3%) e Verona (+46,8%). In totale 7 province segnano incrementi dei prezzi superiori al 40% rispetto al 2021.

I gelati artigianali

Situazione analoga nel settore dei gelati artigianali, dove i prezzi variano dai 20 ai 28 euro al kg (tra +20% e +30% sul 2021), mentre per un cono piccolo si spendono in Italia in media 2,7 euro, arrivando a sfiorare i 5 euro in alcune gelaterie del centro storico di Roma. “Alla base dei forti rincari del gelato in Italia vi sono solo in parte gli incrementi delle quotazioni delle materie prime, dal cacao allo zucchero, che hanno influito sui costi a carico dei produttori” spiega il presidente del comitato scientifico Crc, Furio Truzzi.

Gli aumenti sono semmai da attribuire ad una domanda in costante crescita, spinta anche dai turisti stranieri. Al punto che per questa estate si prevedono consumi in salita del +6% con punte del +12% nelle città d’arte: Roma, Firenze e Venezia su tutte. Un business quello del gelato che sfiora in Italia i 2 miliardi di euro per quello industriale. Con consumi pro-capite pari a 2,14 kg. E raggiunge i 3 miliardi per quello artigianale, dove la spesa annua è salita a circa 43 euro a cittadino“, conclude Truzzi.

A livello italiano, secondo i dati dell’Osservatorio Shopping dell’app DoveConviene, il Trentino-Alto Adige è la regione con il più alto tasso di crescita di ricerche di gelati col miglior rapporto qualità-prezzo. Con un boom del +194% nel 2024 rispetto al 2023. Medaglia d’argento e di bronzo, invece, per la Toscana e la Valle D’Aosta, dove le ricerche sono aumentate rispettivamente del +89% e del +25%.

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Bitcoin, ecco perché le quotazioni volano dopo l’attentato a Trump

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Trump Bitcoin quotazioni di Borsa
Foto Ansa/Epa Yonhap

Donald Trump fa volare, in questi giorni, le quotazioni del Bitcoin, la più nota fra le monete digitali. Apparentemente non se ne comprende il reale motivo. Il fatto scatenante però c’è: l’attentato del 13 luglio in Pennsylvania al cui esito mortale Trump è scampato per una sorta di miracolo. Ossia perché nel preciso istante in cui il cecchino ha sparato dal tetto egli si è voltato per indicare alla folla un grafico su uno schermo. Solo per questo, molto probabilmente, il tycoon non è morto.   

Ebbene, dopo l’attentato, al quale Trump ha reagito con vigore, mostrandosi alla folla con l’orecchio sanguinante e facendo il gesto del pugno: “Fight!” (combattere), sulla Borsa americana sono stati molti i titoli che sono schizzati alle stelle. A cominciare da quelli di cui è proprietario lo stesso magnate di New York attraverso la galassia delle sue società. Sono poi cresciute le quotazioni dei titoli delle aziende che producono armi, come Smith & Wesson Brands, in rialzo di oltre il 12%, e Sturm Ruger & Company, in crescita di circa il 8%.

Bitcoin, le criptovalute “amano” il tycoon

Le compagnie di assicurazione sanitaria, che sono viste come potenziali beneficiarie di una minore regolamentazione sotto un’amministrazione Trump, sono salite anch’esse seppur in minor misura. Viceversa sono scese le azioni dei produttori di energie rinnovabili. Allora perché anche il valore della criptovaluta, dopo l’attentato all’ex presidente, è cresciuto? E il Bitcoin ha toccato addirittura il suo massimo da due settimane a questa parte a quota 62mila dollari? La risposta è articolata.

Riassumendo al massimo, si potrebbe dire che gli investitori, banalmente, dopo quanto accaduto sono convinti che il tycoon, a novembre, riconquisterà la Casa Bianca. Una fiducia, questa, alimentata a sua volta dalle posizioni di Trump sul mondo delle monete digitali. Se è vero che l’ex presidente, in passato, aveva criticato il Bitcoin, definendolo “altamente volatile” e “basato sul nulla“, è altrettanto vero che negli ultimi mesi Trump ha cambiato, radicalmente, posizione. E adesso si professa un sostenitore delle criptovalute. Un tentativo come un altro di conquistare gli elettori indecisi. Facendo perno su un tema particolarmente sentito negli Stati Uniti.

Trump il mining negli Usa

Nello specifico, Trump si è impegnato – in caso di secondo mandato alla Casa Bianca – a sostenere il cosiddetto mining negli Stati Uniti, cioè il metodo per generare criptovalute e, parallelamente, il modo in cui si convalidano le transazioni effettuate in Bitcoin. In precedenza, le criptovalute erano state anche terreno di scontro e sfottò elettorale, dato che Trump aveva detto: “Biden non sa che cosa siano“. Parole e posizioni, queste, che avevano fatto guadagnare al tycoon il sostegno di alcuni esponenti del settore. Settore che, stando ai beneinformati, avrebbe impegnato 100 milioni di dollari per aiutare Trump a farsi eleggere. Di qui, fra l’altro, la scelta da parte della campagna di Trump di accettare donazioni anche in criptovaluta.

Carol Alexander, docente di finanza all’Università del Sussex in Inghilterra, ha spiegato a Business Insider che l’impennata del Bitcoin, in sostanza, è legata a una “reazione istintiva” all’attentato e che difficilmente questa impennata durerà. Di fronte a eventi importanti anche in passato il Bitcoin aveva subito pesanti oscillazioni. Certamente, pero, il fatto che a detta di molti le possibilità di elezione di Trump siano cresciute è stato interpretato “come una buona notizia” dal settore delle cripto.

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Portafoglio digitale, al via la sperimentazione di IT Wallet

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IT Wallet portafoglio digitale
Foto Ansa/Epa Narong Sangnak

Dal mese di luglio comincia in Italia la sperimentazione di IT Wallet: un sistema di portafoglio digitale che consentirà di conservare tutti i documenti digitali sull’app IO nel proprio smartphone. Si comincia con patente e tessera sanitaria, ma entro l’anno dovrebbe essere possibile conservare sul telefonino anche la carta d’identità elettronica.

Ad accompagnare l’applicazione IO ci saranno presto anche e-wallet privati alternativi, che permetteranno di conservare altri documenti. Ad esempio perizie, titoli e attestati tecnici. Non è irrealistico immaginare in un prossimo futuro la possibilità di acquistare con pochi click un farmaco che richiede ricetta medica o una sim per lo smartphone, oltre che noleggiare un’auto, senza presentare i documenti di persona.

Un primo campione di cittadini

In buona sostanza gli utenti dell’app integrata dei servizi della pubblica amministrazione riceveranno un avviso che li informerà dell’attivazione del portafoglio digitale relativamente ai documenti principali. In questa fase iniziale e a carattere sperimentale si comincerà con un campione rappresentativo della popolazione per età, regione di provenienza e professione.

A occuparsi dell’introduzione del portafoglio digitale in Italia è il Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, insieme all’Agid (Agenzia per l’Italia digitale). Per realizzare il progetto sono a disposizione fondi PNRR, destinati alla digitalizzazione.

2026, l’anno del portafoglio digitale

Per i mesi di settembre e ottobre 2024 si prevede il passaggio alla seconda fase di test del portafoglio digitale. L’IT Wallet sarà accessibile a un numero sempre più ampio di persone che potranno richiedere gratuitamente patente, tessera sanitaria e carta europea della disabilità sull’app IO. Così come certificati con firma elettronica. Per la carta d’identità in formato digitale, invece, ci sarà da aspettare qualche mese in più.

A inizio 2025, negli obiettivi del Governo, il portafoglio digitale sarà sì nelle tasche degli italiani, ma in versione digitale sullo smartphone. Il portafoglio digitale è il primo passo verso il sistema che la Commissione Ue chiama European Digital Identity (EUDI) Wallet, che dal 2026 dovrà essere progressivamente disponibile nei Paesi dell’Unione.

Entro il 2026 dovrebbe infatti prendere forma un sistema di riconoscimento organico valido per tutti i cittadini Ue. Nelle intenzioni della Commissione europea, con Eudi Wallet ciascun utente potrà utilizzare servizi online, condividere documenti digitali, aprire conti bancari o effettuare pagamenti. Oltre alla semplificazione, lo strumento punta a proteggere la sicurezza degli utenti. Da truffe, frodi e furti d’identità.

Come si attiverà l’IT Wallet

Cosa bisognerà fare per attivare IT Wallet? Si attiverà scaricando l’app IO, l’applicazione pubblica, e accedendo con la Carta d’identità elettronica o, fin quando sarà in vigore, lo Spid. Se i tempi promessi saranno rispettati, l’Italia, che ha impegnato per questa operazione poco più di 300 milioni nel triennio in corso (in parte coi fondi PNRR), arriverà in tempo all’appuntamento fissato dall’Europa.

La platea dei potenziali interessati dal portafoglio digitale italiano comprende, come detto, ogni cittadino maggiorenne (44,5 milioni di persone). Ma visto che si passa dall’app Io, servirà avere o la carta d’identità elettronica (Cie) o lo Spid necessarie per entrare. In molti, soprattutto anziani, ancora non le hanno. Quanto a possibili malfunzionamenti o intrusioni hacker, IT Wallet avrà due livelli di validazione dei documenti. I dati dovrebbero essere scambiati senza intermediari, garantendo ai cittadini il controllo su quali informazioni condividere.

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Rottamazione quater in scadenza: ecco cosa e come pagare

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Fisco rottamazione quater come e dove pagare
Rottamazione quater. Foto X @ItaliaOggi

Alla fine del mese di luglio scadrà il termine per la quinta tranche di versamenti fiscali nell’ambito della definizione agevolata, la cosiddetta rottamazione quater, che copre tutti i carichi affidati dall’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

In realtà è previsto un periodo di tolleranza di cinque giorni, quindi la scadenza definitiva è spostata a lunedì 5 agosto. In caso di mancato pagamento – o di pagamento oltre i termini – si perdono i benefici legati a questo tipo di riscossione dei debiti. I versamenti effettuati si considereranno come titoli di acconto sulle somme dovute. Ma quali sono i debiti agevolabili? E come pagarli?

Rottamazione quater, cos’è

La rottamazione quater è stata introdotta con la legge n° 197 del 2022. Si riferisce a tutti i carichi affidati dall’Agente della riscossione che vanno dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Per i contribuenti con i conti non in ordine è vantaggiosa. Prevede infatti la possibilità di estinguere i debito col Fisco versando unicamente le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso spese per le procedure esecutive e per i diritti di notifica. Non sono invece da versare le somme dovute a titolo di interessi iscritti a ruolo, sanzioni, interessi di mora e aggio.

Leggermente diversa la situazione per i debiti che riguardano le sanzioni per violazioni del Codice della strada, nonché le altre sanzioni amministrative. In questi casi l’accesso alla misura agevolativa prevede che non siano da corrispondere le somme dovute a titolo di interessi. Compresi quelli di cui all’art. 27, sesto comma, della Legge n. 689/1981 (cosiddette “maggiorazioni“), quelli di mora di cui all’art. 30, comma 1, del DPR n. 602/1973 e di rateizzazione, nonché le somme dovute a titolo di aggio.

La rottamazione-quater riguarda i contenuti in cartelle non ancora notificate; i carichi interessati da provvedimenti di rateizzazione o di sospensione. Ma anche i carichi già oggetto di una precedente misura agevolativa (cosiddetta “Rottamazione e/o Saldo e Stralcio“). Anche se decaduta per il mancato, tardivo, insufficiente versamento di una delle rate del precedente piano di pagamento.

Come effettuare i versamenti dovuti

La legge n. 197 del 2022 che introduce la rottamazione-quater ha previsto la possibilità di pagare i debiti in un versamento unico (privo di interessi) oppure in un numero massimo di 18 rate (in cinque anni) consecutive. Le prime due sono scadute il 31 ottobre e il 30 novembre 2023. Le restanti rate, ripartite nei successivi 4 anni, andavano saldate il 28 febbraio e il 31 maggio scorso (slittamento fino al 5 giugno).

Le rimanenti, poi, il 31 luglio e il 30 novembre. La prime due rate dovevano essere pari al 10% delle somme complessivamente dovute a titolo di Definizione agevolata, le restanti rate invece di pari importo. Dal 1° novembre 2023 si applicano interessi al tasso del 2% annuo.

Come si pagano dunque le cartelle? I metodi sono diversi. Lo si può fare innanzitutto online: oltre al servizio Paga online, è possibile utilizzare i canali telematici delle banche, di Poste Italiane e di tutti gli altri Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) aderenti al nodo pagoPA. La lista completa degli aderenti e le informazioni sui canali di pagamento attivi sono reperibili sul sito web di PagoPA.

In alternativa, è attivo il nuovo servizio di domiciliazione bancaria disponibile nella sezione “Definizione agevolata” in area riservata, che consente di attivare o revocare l’addebito diretto delle rate sul conto corrente. È possibile infine pagare quanto dovuto usando i moduli allegati alla Comunicazione delle somme dovute presso banche, Poste, ricevitorie, tabaccai. Disponibili, su appuntamento, anche gli sportelli del Fisco.

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Piano Mattei, accordo con l’Algeria sull’agricoltura “rigenerativa”

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Algeri Italia agricoltura
Foto X @AlgiersHerald

Un’intesa sull’agricoltura rigenerativa sostenibile ad alta tecnologia fra Italia e Algeria si è concretizzata il 6 luglio scorso nell’ambito del cosiddetto Piano Mattei. L’accordo rappresenta il più grande investimento del genere fatto sinora dall’Italia in Nord Africa. Un’area dove il Governo italiano è impegnato con un’azione ad ampio raggio che coinvolge diversi Paesi della sponda sud del Mediterraneo. 

Nell’ambito del Piano Mattei per l’Africae a seguito dell’incontro bilaterale del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Presidente della Repubblica di Algeria, Abdelmadjid Tebboune, a margine del Vertice del G7 di Borgo Egnazia, è stata firmata ad Algeri un’intesa nel campo dell’agricoltura rigenerativa ad alta tecnologia“. Il tutto “alla presenza dei rispettivi ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e Youcef Cherfa“. Così Palazzo Chigi in una nota.

Cosa prevede l’intesa con l’Algeria

L’accordo sull’agricoltura rigenerativa prevede una concessione strategica da parte del Governo algerino di 36mila ettari, che la società Bonifiche Ferraresi S.p.A. recupererà all’uso agricolo, creando un’intera filiera produttiva. Le attività cominceranno già nel 2024 tramite la creazione di pozzi e una prima semina di cereali. Una volta a regime nel 2028, la coltivazione sarà di cereali, e nello specifico grano duro e tenero, per circa il 70% della superficie. La restante parte sarà dedicata ai legumi.

Le produzioni avranno come sbocco il mercato locale. I primi interventi per il 2024 prevedono la costruzione di pozzi, fondamentali per la realizzazione di un moderno sistema di irrigazione a goccia, essenziale per ottimizzare l’utilizzo e adeguare l’attività agricola ai cambiamenti climatici che stanno interessando l’Algeria, tra i Paesi più colpiti dal surriscaldamento globale della Terra. Inoltre, sarà avviata la prima fase delle attività agricole con la semina a cereali dei primi 3mila ettari, sul totale dei 36mila concessi, già a partire dal prossimo novembre 2024.

Cos’è l’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa è un sistema di pratiche agricole che mira a migliorare e ripristinare la salute del suolo, la biodiversità e l’ecosistema complessivo, piuttosto che semplicemente mantenere il livello attuale di produttività. Questo approccio va oltre le pratiche agricole sostenibili tradizionali e mira non solo a ridurre l’impatto negativo sull’ambiente, ma anche a invertire i danni causati da pratiche agricole intensive e inquinanti.

Il Piano Mattei per l’Africa

L’agricoltura rigenerativa non solo produce cibo in modo sostenibile, ma contribuisce anche alla lotta contro il cambiamento climatico. Tali pratiche agricole, infatti, consentono di sequestrare carbonio nel suolo e migliorare la resilienza degli ecosistemi agricoli agli eventi climatici estremi.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha affermato che “si tratta del primo segno tangibile dell’impegno italiano in Africa nel quadro del Piano Mattei“. Ovvero di un progetto, quello dell’intesa con l’Algeria per lo sviluppo dell’agricoltura rigenerativa, che mette in condizione una grande impresa italiana come Bonifiche Ferraresi “rappresentata dal suo Ad Federico Vecchioni di creare e consolidare una partnership forte tra due nazioni“.

Il tutto grazie a “un elemento che tende alla sicurezza alimentare attraverso la produzione, la formazione e il valore dei prodotti che verranno realizzati” ha detto ancora il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. “Si tratta di un investimento che garantisce autosufficienza alimentare, qualità dei prodotti e difesa dell’ambiente, perché gli agricoltori sono i primi ambientalisti del pianeta“.

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Lavoro dipendente o partita IVA: pro e contro

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Lavoro partita IVA
Fotografi @Foto Crediti Envato Elements - DirittoLavoro

Nel momento in cui ci si trova a valutare diverse opzioni lavorative, una domanda che può emergere è relativa alla scelta tra lavoro dipendente o partita IVA. Scopriamo, allora, i possibili pro e contro di ciascuna situazione.

A seconda della tipologia di lavoro che ci si appresta a fare, valutare i pro e i contro di un lavoro da dipendente o a partita IVA è importante per capire quale potrebbe essere la scelta migliore. In ogni circostanza, infatti, esistono degli aspetti da prendere in considerazione affinché un lavoratore possa trovarsi nella condizione più confortevole possibile.

Benefici e limiti del lavoro dipendente e a partita IVA

Partendo dal lavoro da dipendente, ovviamente, il primo pro da valutare è lo stipendio fisso e la possibilità di usufruire di benefici quali l’assicurazione sanitaria e le ferie retribuite. Avere la partita IVA, invece, tra i suoi benefici garantisce più autonomia e libertà. In questo secondo caso, infatti, si è potenzialmente più liberi di scegliere quali progetti accettare e come organizzare il proprio tempo. Ma se il lavoro dipendente limita queste forme di libertà, il lavoro a partita IVA comporta comunque più responsabilità. Lasciando queste premesse, è importante ricordare che la prima differenza tra queste due tipologie di lavoro è data dalla fiscalità. Ovvero, per il lavoro dipendente le tasse sono trattenute dallo stipendio e versate dal datore di lavoro, mentre per i possessori di partita IVA le tasse sono pagate in autonomia.

I lavoratori dipendenti sono soggetti ad una tassazione basata sulle aliquote progressive, quindi più si guadagna più si paga di tasse. Sebbene esistano delle detrazioni fiscali e agevolazioni che possono ridurre l’imposta sul reddito. Anche per chi è possessore di partita IVA ci possono essere dei vantaggi fiscali. Ed in questo caso, per esempio, si possono detrarre diverse spese aziendali (affitto dell’ufficio, acquisto di attrezzature, spese di viaggio…). I lavoratori a partita IVA a regime ordinario, poi, sono tenuti a riscuotere l’IVA dai clienti e a versarla allo Stato. Altro aspetto importante per chi ha la partita IVA è relativo alla gestione delle imposte. Se i lavoratori dipendenti hanno le tasse trattenute dallo stipendio, i lavoratori autonomi devono pianificare e versare le proprie imposte.

E le tasse variano a seconda del regime fiscale. Nello specifico, le partita IVA in regime ordinario devono pagare l’IRPEF, come i lavoratori dipendenti, con aliquote che vanno dal 23% al 43%. Invece, le partite IVA in regime forfettario pagano una tassa diversa, che si chiama imposta sostitutiva, con aliquote che si presentano particolarmente vantaggiose pari al 15% o persino il 5%. Facendo tutte queste valutazioni indispensabili, si potrebbe concludere che la scelta tra lavoro dipendente e partita IVA è da relazionarsi alle esigenze personali, a cui si accompagnano le proprie esigenze lavorative e, ovviamente, alla situazione finanziaria sempre del lavoratore stesso. Per ogni tipologia di lavoro esistono pro e contro, pertanto non resta che considerare l’opzione più favorevole alle proprie esigenze (e/o aspettative). Ad ogni modo, difronte ad ogni perplessità o insicurezza si possono sempre consultare esperti finanziari e commercialisti.

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I videogiochi? Verranno dall’Arabia Saudita: “Pronti 38 miliardi di investimenti”

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Arabia Saudita videogames e non solo
Foto X @HazzadorGamin

L’Arabia Saudita vuole conquistare il mondo dei videogiochi e degli e-sports. Con investimenti miliardari i sauditi stanno manovrando per mettere in campo risorse e strategie. L’obiettivo finale è di diventare un polo industriale globale che produca prodotti ed esporti un franchise internazionale di successo.

Vogliamo diventare un centro globale per i videogiochi e gli e-sport“, ha spiegato il principe Faisal bin Bandar bin Sultan Al Saud, presidente della Federazione internazionale degli e-sport (IESF), in un’intervista all’AFP durante una visita a Tokyo. Nell’ambito del programma Vision 2030, volto a diversificare un’economia basata sul petrolio, il regno saudita ha già investito 38 miliardi di dollari in questa strategia videoludica. Un meccanismo ben oliato che le organizzazioni occidentali per la tutela dei diritti umani definiscono un modo per ‘ripulire’ l’immagine di un Paese in cui i dissidenti sono imprigionati e le esecuzioni sono frequenti.

L’obiettivo di Riad è creare 39mila posti di lavoro legati ai videogiochi o agli e-sport e far sì che questi settori generino l’1% del PIL entro il 2030. Quest’estate Riad ospiterà una coppa del mondo di e-sport, che assegnerà più di 60 milioni di dollari ai vincitori e spera di attirare milioni di fan, oltre che l’attenzione mediatica globale. I videogiochi e gli e-sport “fanno naturalmente pensare” a paesi come il Giappone o la Corea del Sud, ma “vogliamo che l’Arabia Saudita abbia un parte attiva in questa conversazione“, afferma il principe Faisal.

Un’industria ‘olistica’ dei videogiochi

Tuttavia, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Agi, il principe riconosce di vedere gli e-sport come “una porta d’accesso” a un universo molto più grande, perché “quello che vogliamo costruire è un’industria olistica” dei videogiochi. Per raggiungere questo obiettivo, il regno ha acquisito Scopely, uno studio californiano specializzato in giochi per cellulari, per 4,9 miliardi di dollari nel 2023. Il suo gioco Monopoly Go, lanciato lo scorso anno, ha generato entrate per 2 miliardi di dollari in soli 10 mesi.

Altre grandi acquisizioni sono all’orizzonte, avverte Brian Ward, amministratore delegato di Savvy Games. Si tratta del gruppo di proprietà del potentissimo Saudi Public Investment Fund, al centro della strategia dell’Arabia Saudita. “Non ci fermiamo mai. Andiamo avanti a tutta forza sempre“, spiega all’AFP. La speranza è che, col tempo, Savvy possa sfruttare gli ingenti investimenti del fondo nei principali studi internazionali, come l’americana Activision Blizzard e le giapponesi Nintendo e Capcom.

Posti di lavoro per i giovani

Uno degli obiettivi degli eSport” spiegano le autorità saudite “è creare percorsi di carriera per migliaia di giovani dell’Arabia Saudita che sono entusiasti dei videogiochi e aspirano a trovare un percorso lavorativo che corrisponda ai loro desideri“. Già nel 2022 il principe Faisal fece delle chiare previsioni per il settore: entro il 2030 saranno creati oltre 35.000 posti di lavoro con un contributo di 13,3 miliardi di dollari per l’economia della nazione. Numeri simili a quelli ribaditi in questi giorni. “Siamo un paese di oltre 21 milioni di giocatori. Abbiamo più di cinque campioni del mondo in diversi e-sport e oltre 100 squadre professionistiche“, spiegò allora. “Intorno a questi attori principali ci sono migliaia di appassionati che realizzerebbero grandi imprese se trovassero un percorso di carriera in linea con la loro passione“.

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Fiumicino migliore aeroporto d’Europa per la sesta volta in 7 anni, ecco perché

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aeroporto fiumicino roma
Fiumicino migliore aeroporto europeo per la sesta volta. Foto Ansa/Telenews

L’aeroporto di Roma Fiumicino è il migliore d’Europa per la sesta volta negli ultimi sette anni nella categoria degli scali con più di 40 milioni di passeggeri. Lo ha decretato a Istanbul l’associazione internazionale di categoria Aci (Airport Council International) Europe nel corso dell’Assemblea generale in cui, ogni anno, si premiano gli scali europei che hanno raggiunto l’eccellenza nei diversi settori.

A svolgere le valutazioni è stata una giuria indipendente composta da 6 personalità di spicco del mondo istituzionale e tecnico operanti nel settore europeo dell’aviazione. Lo scalo Leonardo da Vinci di Fiumicino, vincitore quest’anno ex-aequo proprio con l’aeroporto internazionale iGA di Istanbul, si è inoltre aggiudicato il Digital Transformation Award. L’aeroporto romano ha visto riconosciuto il suo impegno nella digitalizzazione e nella promozione dell’innovazione, per offrire un’esperienza aeroportuale dei viaggiatori di crescente qualità.

I punti forti di Fiumicino

Fiumicino è sempre più “digitale, affidabile, data-driven e sostenibile“: così lo ha descritto la giuria di esperti del settore Aviation. Lo scalo di Roma ha dunque consolidato il suo primato in Europa, costruito con l’aggiudicazione del Best Airport Award negli anni 2018, 2019, 2020, 2022 e 2023. Nello specifico, tra i criteri di valutazione sono stati riconosciuti l’impegno di Adr nelle operations e nella customer experience; lo sviluppo di nuove infrastrutture green e l’impegno dello scalo a 5 Stelle Skytrax come Careport nella promozione di un aeroporto sempre più sostenibile, che si prenda cura delle persone e del territorio.

Inoltre Fiumicino primeggia sull’innovazione come driver di sviluppo del settore, incluso il design e la progettazione di nuove modalità di trasporto. “Sono orgoglioso di questo nuovo primato europeo raggiunto dallo scalo di Roma Fiumicino – ha affermato il Presidente di Aeroporti di Roma, Vincenzo Nunziatache riconosce l’eccellenza e la qualità dei servizi offerti a migliaia di passeggeri ogni giorno, insieme agli investimenti in sostenibilità e digitalizzazione. Questo riconoscimento rappresenta un’ulteriore dimostrazione dell’impegno della nostra società che ha l’obiettivo di contribuire al crescente consolidamento dell’attrattività e della crescita turistica ed economica del nostro Paese su scala globale“.

Un riconoscimento molto ambito

Ottenere per la sesta volta il riconoscimento di Best European Airport da parte di Aci Europe è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Conferma che stiamo guidando il nostro sviluppo nella giusta direzione, grazie al lavoro e alla passione di tutte le nostre persone e dell’intera comunità aeroportuale” ha dichiarato l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma Marco Troncone.

Raggiungere questo risultato ex-aequo con il nuovo, grande aeroporto di Istanbul, oltre al Digital Transformation Award, ci spinge ancor di più a ragionare sul futuro. Se oggi l’aeroporto di Fiumicino è in grado di gestire ottimamente l’importante aumento di traffico, è grazie a una visione che ci ha portati a mettere in atto, anche nei momenti più difficili, importanti investimenti – pari a 2,5 miliardi di euro negli ultimi 10 anni”.

Ora, è importante che, per continuare a competere al livello dei grandi hub mondiali, la traiettoria di sviluppo del nostro aeroporto possa proseguire per far fronte all’ulteriore crescita di passeggeri attesa nei prossimi anni“. A testimonianza della forte capacità di attrazione della Capitale, in queste settimane il Leonardo da Vinci sta registrando un incremento del traffico passeggeri del +20% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nella giornata di domenica 23 giugno, è stato toccato un nuovo record storico di passeggeri transitati sullo scalo in un solo giorno: oltre 173mila.

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