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INPS: aggiornata la procedura per la richiesta di congedo parentale

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Congedo parentale
Aggiornamento procedura per la richiesta di congedo parentale - diritto-lavoro.com Foto crediti: Pinterest

Il 23 luglio 2024, l’INPS ha annunciato tramite il messaggio n. 2704 una significativa innovazione nei servizi offerti ai lavoratori dipendenti: l’avvenuta implementazione della procedura per l’acquisizione delle domande di congedo parentale e congedo parentale a ore. Questa novità non solo introduce la possibilità di presentare la domanda con una richiesta di indennità maggiorata, ma semplifica anche il processo di richiesta.

L’INPS ha reso noto, tramite tale messaggio, l’attuazione dell’implementazione relativa alla procedura per le domande di congedo parentale (intero e a ore) dei lavoratori dipendenti, permettendo ora di richiedere un’indennità maggiorata. Questo aggiornamento si allinea con quanto disposto dall’articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), e dall’articolo 1, comma 179, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di Bilancio 2024). L’ente ha inoltre chiarito che per i periodi già indennizzati con le maggiorazioni previste dalla normativa non è necessaria una nuova domanda. Esaminiamo nel dettaglio le novità introdotte.

Modifiche alle percentuali di retribuzione dell’indennità di congedo parentale nelle Leggi di Bilancio 2023 e 2024

L’articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), e l’articolo 1, comma 179, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di Bilancio 2024), hanno modificato le percentuali di retribuzione dell’indennità di congedo parentale. La legge di Bilancio 2023 ha aumentato l’indennità dal 30% all’80% della retribuzione per un mese di congedo parentale da usufruire entro i primi sei anni di vita del bambino o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento, comunque non oltre i 18 anni. La legge di Bilancio 2024 ha ulteriormente elevato l’indennità al 60% della retribuzione per un ulteriore mese di congedo parentale, sempre entro i primi sei anni del bambino o dall’ingresso in famiglia, e solo per il 2024, questa indennità è stata portata all’80%.

Tali disposizioni valgono anche per i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche. Tuttavia, per questi ultimi, il diritto al congedo e il relativo trattamento economico sono gestiti direttamente dall’Amministrazione di appartenenza, seguendo le indicazioni fornite dalla stessa.

Nuova procedura per la richiesta dell’indennizzo con aliquota maggiorata

I lavoratori interessati devono selezionare “Sì” sulla casella della nuova voce “Dichiaro di voler richiedere l’indennizzo con aliquota maggiorata” nella sezione “Dati domanda”. L’aggiornamento circa la procedura di presentazione della domanda di congedo parentale prevede ora la possibilità di richiedere tale agevolazione solo per periodi che iniziano entro due mesi dalla data della domanda stessa.

Questa modifica rende la gestione delle domande più efficiente, permettendo di elaborarle in ordine cronologico e riducendo le necessità di modifiche o annullamenti per periodi di congedo non utilizzati.

È importante ricordare che questa nuova procedura non impedisce ai lavoratori di comunicare al datore di lavoro la necessità di fruire del congedo parentale con un preavviso maggiore rispetto al minimo richiesto. L’articolo 32 del decreto legislativo n. 151/2001, infatti, stabilisce un preavviso minimo di 5 giorni (2 giorni per il congedo parentale a ore), ma permette ne permette anche uno più esteso, se necessario.

 

 

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Pace contributiva: come riscattare anche cinque anni senza contributi

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Pace contribuitiva
INPS @Foto Crediti Ansa - DirittoLavoro

Pace contributiva: l’ultima Legge di Bilancio prevede che, fino al 31 dicembre 2025, i lavoratori nel sistema contributivo puro possono riscattare fino a cinque anni senza contributi. 

L’ultima Legge di Bilancio prevede la possibilità di colmare periodi fino a cinque anni, anche non consecutivi, non coperti da contribuzione. Il requisito indispensabile per la cosiddetta pace contribuitiva, in tal senso, è l’iscrizione all’Assicurazione generale obbligatoria, alla Gestione separata o ad altri fondi speciali. La nuova misura sulle pensioni è aperta anche ai contribuenti che hanno usufruito della misura nel triennio 2019-21, per i quali tuttavia non è prevista la detrazione del 50% rispetto alla spesa sostenuta sugli oneri da riscatto.

Pace contributiva 2024

Dal 1° gennaio 2024 è attiva la pace contributiva, con essa si intende uno strumento previdenziale rivolto ai lavoratori che desiderano riscattare periodi non coperti dai  contributi. La misura è rivolta a quelli che sono definiti ‘contributivi puri‘, ovvero ai lavoratori che non hanno maturato contributi prima dell’entrata in vigore della Riforma Dini (1° gennaio 1996). Pertanto, la soglia di riscatto dei cinque anni (anche non consecutivi) deve collocarsi successivamente al 31 dicembre 1995 e prima del 1° gennaio 2024. In termini di pensioni, la pace contributiva è rivolta a coloro i quali sono iscritti all’Ago o alle sue forme sostitutive ed esclusive, oppure alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani o il alternativa alla Gestione separata dell’Inps.

Il riscatto non si può considerare valido qualora il contribuente usufruisca di periodi già coperti da altri fondi previdenziali. Inoltre, non è possibile attivare la pace contributiva per i periodi precedenti alla prima occupazione. L’Inps fornisce un ulteriore dettaglio non trascurabile, ovvero che la richiesta per la misura può essere effettuata anche da un erede o un parente fino al secondo grado. Le domande per la pace contributiva 2024-25 sono aperte fino al 31 dicembre 2025.

Come effettuare la richiesta e versamenti

L’idoneità al riscatto è considerata ai fini sia dell’acquisizione del diritto alla pensione sia al calcolo dell’assegno pensionistico. Come prevede la Legge di Bilancio, l’onere di riscatto viene calcolato a percentuale. Sull’imponibile degli ultimi 12 mesi precedenti l’invio della richiesta, l’Inps applicherà l’aliquota contributiva di finanziamento per invalidità, vecchiaia, superstiti (Ivs) nella gestione assicurativa presso la quale si presenta la domanda. Infine, la richiesta può essere effettuata: accedendo al portale web dell’Inps, alla pagina “Portale dei servizi per la gestione della posizione assicurativa” nella sezione “Riscatti“; telefonando il contact center multicanale dell’Inps da fisso il numero verde gratuito 803 164 o da cellulare il numero 06 164164, a pagamento in base al piano tariffario del gestore telefonico; rivolgendosi presso sedi di patronati e intermediari.

Novità rispetto al triennio sperimentale 2019-21, la pace contributiva in vigore dal 2024 non conta sulla detrazione al 50% dalla spesa sostenuta. Dunque, per le domande presentate fino al 31 dicembre 2025 il contributo è fiscalmente deducibile dal reddito complessivo. L’onere di riscatto può essere corrisposto in un’unica soluzione o in un massimo di 120 rate con un importo minimo di 30 euro. Bene specificare, prima di concludere, che sul sito dell’Inps si legge che la rateizzazione: “Non può essere concessa se i contributi da riscatto devono essere utilizzati per l’immediata liquidazione di una pensione diretta o indiretta, o se sono determinanti per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari“.

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PNRR, a che punto è l’Italia?

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Raffaele Fitto PNRR Italia
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, le politiche di coesione e il PNRR. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Finora l’Italia ha speso 51,4 miliardi dei fondi PNRR, quasi 10 in più rispetto al risultato che era stato raggiunto al termine del 2023. Sono praticamente la metà delle risorse: 102,5 miliardi, erogate fino a questo momento, sui circa 200 miliardi complessivi del Recovery plan europeo per l’Italia.

Quando mancano due anni alla conclusione del piano ideato per la ripresa post pandemica dei Paesi Ue, al 30 giugno 2024 gli interventi attivati ammontano a circa 165 miliardi di euro, pari all’85% della dotazione complessiva del Piano. I progetti non ancora attivati riguardano invece le misure introdotte con la revisione del PNRR, approvata l’8 dicembre 2023, per le quali è in via di conclusione la fase di selezione dei progetti.

La cabina di regia di Palazzo Chigi ha approvato nei giorni scorsi la quinta relazione semestrale sull’andamento del Piano Nazionale di Riresa e Resilienza è il testo arriva ora in Parlamento. Con la richiesta di pagamento della sesta rata, presentata il 28 giugno scorso, l’Italia ha attestato il raggiungimento di traguardi ai quali è connesso il 63% delle risorse del piano. Finora ha ricevuto 102,5 miliardi di euro, corrispondenti al 53% della dotazione complessiva del Piano. Un dato che salirà a 113,5 miliardi di euro, oltre il 58% delle risorse totali, a seguito del pagamento atteso a breve della quinta rata. La Commissione Ue ha approvato il via libera alla quinta rata di erogazioni all’Italia il 2 luglio scorso.

La soddisfazione di Giorgia Meloni

L’Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del PNRR. Siamo lo Stato membro che ha ricevuto finora l’importo economico maggiore: 113 miliardi e mezzo di euro, a fronte dei 194,4 previsti dal Piano, ovvero il 58,4% del totale“, rivendica la premier Giorgia Meloni. Poi la presidente del Consiglio ha sottolineato: “Siamo stati i primi in Europa a ricevere il pagamento della quinta rata da 11 miliardi; i primi a inoltrare la richiesta per la sesta rata da 8 miliardi e mezzo e siamo a buon punto anche per quanto riguarda la settima rata, che vale 18 miliardi e 200 milioni di euro e che è stata al centro dei lavori della Cabina di regia del 3 luglio scorso”.

Fitto: “Proroga? Il PNRR scade nel 2026

Il ministro per il PNRR, Raffaele Fitto, in predicato secondo alcuni retroscena di lasciare il Governo per andare a rivestire il ruolo di Commissario europeo, invita a guardare “il bicchiere mezzo pieno“. Perché dalla relazione emerge “un quadro di avanzamento molto positivo, anche sul fronte della spesa“.

Quanto alla discussione su una eventuale proroga della scadenza del piano, a cui nei giorni scorsi si è aggiunto anche il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, Fitto resta cauto. “Il dibattito è politico e legittimo, ma sarà affrontato eventualmente in Consiglio europeo tra gli Stati membri e poi eventualmente dalla Commissione. Da ministro che si occupa del PNRR, non posso partecipare a questo dibattito, ho una data di scadenza del Piano, il 2026, e per me è quella“.

Come è noto gli eurodeputati che fanno capo a Fratelli d’Italia non hanno votato a favore della rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Interpellato se questa circostanza possa creare ostacoli allo svolgimento del PNRR il ministro replica: “Reputo che sia distante anni luce il rischio o l’eventualità che ci siano problemi tra il Governo italiano e le istituzioni europee nel merito dell’attuazione del PNRR in funzione di valutazioni politiche. Lo escludo categoricamente“.

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Concorso Ispettorato del Lavoro 2024, requisiti e posti disponibili

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Concorso Ispettorato del Lavoro
Concorso @Foto Crediti Envato Elements - DirittoLavoro

Pubblicato il bando per il nuovo Concorso Ispettorato del Lavoro 2024. Prevista l’assunzione di ispettori tecnici laureati in tredici Regioni d’Italia.

Arriva il Concorso per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl), con il quale si ricercano 750 persone da assumere in tredici Regioni d’Italia. Tenendo presente che le candidature andranno inviate entro il 28 agosto 2024, risulta molto utile conoscere i requisiti e le modalità per accedere alla domanda.

Dettagli sul Concorso per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro

Il bando del Concorso per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro 2024 è stato pubblicato il 28 luglio sul portale del reclutamento InPA e sul sito ufficiale dell’Inl. Il bando si indirizza ai soli laureati e i facenti domanda possono proporsi solo per una Regione. Come accennato le Regioni coinvolte nel Concorso sono tredici: Abruzzo, Emilia Romagna (100 posti), Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia (190 posti), Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto (105 posti). Per candidarsi è necessario possedere i requisiti richiesti per ogni concorso pubblico.

Ovvero, è richiesta la cittadinanza italiana, aver raggiunto la maggiore età, l’idoneità fisica allo svolgimento delle funzioni. Indispensabile anche godere dei diritti civili e politici, non essere stati esclusi dall’elettorato politico attivo, non essere stati destituiti o dispensati dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento, non essere stati dichiarati decaduti o licenziati da un impiego statale. Inoltre, tra i requisiti è fondamentale non aver riportato condanne penali, passate in giudicato, per reati che comportano l’interdizione dai pubblici uffici. Infine, gli uomini devono essere in regola con gli obblighi di leva.

Lauree richieste

I candidati devono essere, poi, in possesso di una laurea. Nello specifico:
– diploma di laurea (DL) conseguito secondo il vecchio ordinamento in Ingegneria, Architettura, Chimica, Fisica;
– laurea magistrale (LM) in: Architettura del paesaggio (LM-3), Architettura e ingegneria edile-architettura (LM-4), Scienze chimiche (LM-54), Fisica (LM-17), Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (LM-44), Ingegneria civile (LM-23), Ingegneria dei sistemi edilizi (LM-24), Ingegneria meccanica (LM-33), Ingegneria della sicurezza (LM-26); Scienze delle professioni sanitarie della prevenzione (SNT LM4);
– laurea specialistica (LS) in: Architettura del paesaggio (3/S), Architettura e ingegneria edile (4/S), Ingegneria meccanica (36/S), Scienze chimiche (62/S), Fisica (20/S), Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (50/S), Ingegneria civile (28/S); Scienze delle professioni sanitarie della prevenzione (SNT/04/S);
– laurea triennale (L) in: Ingegneria civile e ambientale (L-07), Ingegneria industriale (L-09), Scienze dell’architettura (L-17), Scienze e tecnologie chimiche (L-27), Scienze e tecnologie fisiche (L-30), Scienze e tecniche dell’edilizia (L-23), Professioni sanitarie della prevenzione (L/SNT04).

Le domande per potersi presentare al Concorso per l’Ispettorato del Lavoro devono essere presentate solo in via esclusivamente telematica. Sufficiente collegarsi al portale online del pubblico reclutamento InPA. Per registrarsi e accedere è necessario essere in possesso di credenziali Spid oppure Cie, oppure Cns eIDAS. Entrati nella propria area personale, si deve compilare un format di candidatura e avere una Pec o un domicilio digitale. Per partecipare, inoltre, deve essere effettuato il versamento di una quota di partecipazione di 10,00 euro.

Lo svolgimento della prova

Per quanto concerne lo svolgimento del Concorso per Ispettorato del Lavoro, si prevede una sola prova scritta su materie riguardanti: macchine e impianti; scienze delle costruzioni; disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Poi ancora: Decreto legislativo n. 17/2010; Regolamento (UE) 2016/425 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 sui dispositivi di protezione individuale. A queste si aggiungono: normativa sugli ascensori e i generatori di vapore; normativa in materia di radiazioni ionizzanti; chimica; diritto del lavoro; elementi di procedura penale; lingua inglese; utilizzo di applicazioni informatiche e software.

Il punteggio massimo raggiungibile è 30, ma la prova si intende superata con un punteggio minimo di 21/30. I candidati vincitori riceveranno una comunicazione attraverso la pubblicazione della graduatoria finale di merito sul sito web istituzionale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

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Ispettori del lavoro, bando per 750 assunzioni

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Foto Ansa/Luca Zennaro

L’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) ha pubblicato il bando per reclutare 750 ispettori per la vigilanza tecnica su salute e sicurezza. Lo riporta il Sole24Ore. Si tratta di lavorare con un contratto a tempo indeterminato, da inquadrare come personale non dirigenziale nell’area funzionari. Il reclutamento avverrà con concorsi banditi su base regionale e ogni candidato può fare domanda per un solo ambito regionale e per una sola posizione tra quelle messe a bando.

Entro il 28 agosto ci si può candidare ad un posto in una delle 13 regioni interessate dal bando. Undici posti sono presso gli uffici dell’Ispettorato nazionale del lavoro della regione Abruzzo; 100 in Emilia Romagna; 34 in Friuli-Venezia Giulia; 46 nel Lazio. Ce ne sono inoltre 35 in Liguria, 190 in Lombardia, 34 nelle Marche, 14 nel Molise, 83 in Piemonte, 21 in Sardegna, 67 in Toscana, 10 in Umbria, 105 in Veneto.

Bando, i criteri di ammissione

Oltre alla cittadinanza italiana e all’età non inferiore ai 18 anni per partecipare al bando serve il possesso dei seguenti titoli di studio. Ossia un diploma di laurea conseguito secondo il vecchio ordinamento in Ingegneria, Architettura, Chimica e Fisica.

Per la selezione del personale l’Ispettorato nazionale del lavoro torna dunque al bacino di riferimento tradizionale. E questo a differenza del passato, quando per reclutare gli ispettori la ricerca dei laureati era stata estesa al massimo. Tanto che in organico figura un teologo.  Fra gli assunti ci sono inoltre diversi diplomati Isef e laureati in lettere e filosofia.

In alternativa è richiesta la laurea magistrale in Architettura del paesaggio, Architettura e ingegneria edile-architettura, Scienze chimiche, Fisica, Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria, Ingegneria civile. Ma anche Ingegneria dei sistemi edilizi, Ingegneria meccanica, Ingegneria della sicurezza, Scienze delle professioni sanitarie della prevenzione.

Chi sono gli esclusi

Fra gli altri criteri di ammissione, è richiesta l’idoneità fisica allo svolgimento delle funzioni cui il concorso si riferisce, e il godimento dei diritti civili e politici. Occorre inoltre non aver subito l’esclusione dall’elettorato politico attivo, così come il non aver subito la destituzione o la dispensa dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento.

In sostanza: non può fare l’ispettore del lavoro chi è stato licenziato o dichiarato decaduto da un impiego statale, ai sensi dell’articolo 127, primo comma, lettera d), del Testo unico delle disposizioni sullo statuto degli impiegati civili dello Stato. E ai sensi delle corrispondenti disposizioni di legge e dei contratti collettivi nazionali di lavoro del personale dei vari comparti. Infine non bisogna aver riportato condanne penali, passate in giudicato, per reati che comportano l’interdizione dai pubblici uffici. Per i candidati di sesso maschile, serve anche la posizione regolare nei riguardi degli obblighi di leva.

Bando, come avviene la selezione

Per ciò che riguarda le modalità di selezione per accedere ai 750 posti messi a bando, gli aspiranti ispettori del lavoro dovranno far fronte a una prova selettiva scritta. Si tratta di una prova unica, da svolgere esclusivamente mediante l’utilizzo di strumenti informatici e piattaforme digitali, anche in sedi decentrate e con più sessioni consecutive non contestuali. Il bando lo si può scaricare dal Portale inPA, all’indirizzo https://www.inpa.gov.it e sul sito ufficiale dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Il candidato dovrà inviare la domanda di ammissione al concorso esclusivamente per via telematica.

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Daria Perrotta, chi è la prima Ragioniera dello Stato

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Perrotta Daria Ragioneria dello Stato
Daria Perrotta. Foto Ansa/Massim Percossi

Il Consiglio dei ministri che si è riunito il 7 agosto ha nominato Daria Perrotta nuova Ragioniera Generale dello Stato. La decisione è storica perché porta per la prima volta una donna alla guida di uno dei ruoli più strategici e delicati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Perrotta, 44 anni, è anche fra le persone più giovani ad aver mai ricoperto questo incarico.

Perrotta prenderà il posto di Biagio Mazzotta, cooptato dal consiglio di amministrazione di Fincantieri come presidente. La Ragioniera ha costruito la sua carriera lavorando tra Commissioni parlamentari e incarichi di Governo a Palazzo Chigi, pur non avendo mai prestato servizio diretto presso la Ragioneria Generale dello Stato. Attualmente Capo dell’ufficio legislativo del MEF, Daria Perrotta ha cominciato il suo percorso professionale collaborando al fianco dell’attuale ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la sua presidenza della Commissione Bilancio nei primi anni 2000. La loro collaborazione è proseguita nel 2018 a Palazzo Chigi, quando Giorgetti era sottosegretario alla presidenza.

Perché è stata scelta Perrotta

Nonostante la sua mancanza di esperienza diretta alla Ragioneria, Perrotta porta con sé un bagaglio di competenze giuridiche e amministrative consolidate. Ha lavorato anche con figure politiche di diversa estrazione, come Maria Elena Boschi durante il Governo Renzi e Roberto Garofoli durante l’esecutivo Draghi. Perrotta è anche componente della commissione per la redazione della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva. Inoltre è presidente del Collegio dei revisori dei Conti del CONI e presidente del comitato di indirizzo Strategico del Fondo Repubblica digitale.

La nomina di Perrotta non è stata priva di critiche, soprattutto da parte del Partito Democratico, che ha sottolineato la sua estraneità alla Ragioneria generale dello Stato. Tuttavia il ministro Giorgetti ha difeso con forza la scelta della sua fedelissima, affermando che la competenza e l’esperienza di Perrotta sono indiscusse. E anche che la sua nomina non ha nulla a che vedere con l’appartenenza politica.

Mazzotta rimosso (e promosso)

Se la Ragioniera non arriva dalla Banca d’Italia ho compiuto un peccato mortale? Ok, ho compiuto un peccato mortale” ha risposto innervosito il ministro, sostenuto anche da forze politiche come Italia Viva e Azione, che, formalmente, si collocano nello schieramento di opposizione. La nomina di Daria Perrotta arriva in un momento delicato per la Ragioneria Generale dello Stato, dopo le controversie legate al Superbonus, che hanno visto la posizione di Biagio Mazzotta scricchiolare.

La gestione della maxi-agevolazione edilizia e i suoi impatti sui conti pubblici sono stati al centro delle critiche verso l’ex Ragioniere. Il quale è finito sotto accusa per non aver previsto e arginato tempestivamente l’esplosione dei costi di quella misura straordinaria per arginarne l’impatto sui conti pubblici. Del resto, come ricorda ilpost.it, il ministro Giorgetti aveva lasciato già da tempo intendere la sua intenzione di rimuovere da capo della ragioneria generale dello Stato Mazzotta.

Lo scorso aprile il Governo era pronto a nominarlo alla presidenza di Ferrovie dello Stato, la società pubblica che si occupa di infrastrutture controllata dallo stesso ministero dell’Economia. Dopo la morte prematura del generale Claudio Graziano, a metà giugno, la presidenza di Fincantieri era rimasta vacante e si è allora deciso di destinare Mazzotta a quel ruolo.

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Mare, stabilimenti balneari in crescita: oltre 7mila imprese

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Balneari stabilimenti e concessioni: le imprese aumentano
Foto Ansa/Emanuele Valeri

A inizio stagione 2024, come negli anni precedenti, gli stabilimenti balneari si sono presentati al via più numerosi della stagione precedente. E hanno messo a segno dal 2011 una crescita complessiva del 26,4% pari a più del 2% l’anno.

La riviera romagnola si conferma al vertice dell’offerta per numero di realtà, segnalando ormai una saturazione delle possibilità di accoglienza. A crescere sono un po’ tutte le altre coste dello stivale con la Calabria in testa (+358 imprese nel periodo) seguita dalla Campania (+188) e dalla Sicilia (+180). Secondo i dati dell’indagine Unioncamere-InfoCamere, basata sul Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, al termine del 2023 sono 7.244 le imprese balneari registrate nel settore della gestione di stabilimenti balneari contro le 7.173 del dicembre 2021 (+1%).

Balneari, il record della Romagna

La costa romagnola è quella che ospita il maggior numero di imprese balneari: 1.052 realtà che, insieme, rappresentano il 14,5% del totale nazionale. Ravenna (186), Rimini (154) e Cervia (150) guidano la classifica. Questi comuni, insieme a Riccione e Cesenatico, formano un quintetto d’oro che contribuisce a rendere la Romagna il cuore pulsante delle nostre coste, grazie alla vivacità e varietà dell’offerta.

La Toscana segue a ruota in termini assoluti e, con Camaiore, presidia saldamente la classifica della densità di imprese per chilometro di costa: ben 92 lungo i isoli 3 km di litorale del comune toscano, pari a una media di 30 attività per chilometro. Al secondo posto c’è Pietrasanta, un’altra perla del litorale tirrenico, con una densità di 22,3 imprese per chilometro.

La situazione al Sud

A chiudere il podio delle regioni con il maggior numero di imprese balneari c’è la Liguria (797). Ovvero una meta storica del turismo estivo per i residenti del Nord ma apprezzatissima anche da tanti altri visitatori, italiani e stranieri. Se dai numeri assoluti si passa ad osservare la dinamica della crescita, i dodici anni trascorsi mettono in evidenza il forte dinamismo delle regioni del Sud.

Dal 2011 a oggi la Sardegna ha triplicato le imprese balneari e brilla con una crescita eccezionale del 190% mentre la Calabria ha visto più che raddoppiare le attività balneari con sede legale nel suo territorio, con un aumento del 110,4% nel periodo. Anche Sicilia (+75,4%), Puglia (+52,5%) e Campania (+36,9%) hanno conosciuto una fioritura di imprese che contribuiscono a rendere il Sud un polo sempre più attrattivo per i turisti di tutto il mondo.

Imprese familiari

Le imprese balneari italiane sono spesso a conduzione familiare, in questo riflettendo la nostra cultura del mare come luogo di incontro e tradizione. Le società di persone rappresentano il 42% delle imprese, mentre le società di capitale sono in crescita (31%), indicando un settore sempre più professionalizzato e pronto ad affrontare le sfide del futuro.

Entrando nelle stanze dei bottoni, l’industria balneare si rivela una concreta opportunità di sviluppo per l’imprenditoria femminile. Oltre il 25% delle imprese balneari (contro la media del 22% che si registra per il totale dei settori dell’economia) è guidato da donne, con la Basilicata (33,3%) e Calabria (30,9%) al vertice dell’incidenza di imprese rosa sul totale. Ma in realtà la prospettiva futura degli stabilimenti balneari non è ancora chiara. Cosa succederà se l’Italia continuerà a non mettere a gara, come chiede l’unione europea

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Saldi, che guaio: le (s)vendite non decollano: -8% a luglio

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saldi torino estate 2024
Saldi estivi a Torino. Foto Ansa/Alessandro Di Marco

A un mese dalla partenza i saldi estivi non decollano e si registra un segno negativo dell’8,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’inflazione si mangia i salari e la situazione economica degli italiani non è rosea. La voglia di spendere è poca. Il lavoro è sempre più precario e incerto. A fronte di una realtà del genere è difficile immaginare che i cittadini si precipitino a comprare. Ovvero a fare ciò che già fanno durante tutto il resto dell’anno.

A fare un primo consuntivo sull’andamento delle vendite di abbigliamento e accessori nel periodo dei saldi con l’Adnkronos è Federazione Moda-Italia Confcommercio. Una sorta di rendicontazione che emerge in base a un sondaggio, a livello nazionale, tra i titolari dei negozi di vicinato del settore moda. Al di là, cioè, dei grandi magazzini, dove le vendite sono incessanti, malgrado tutto.

L’andamento di luglio

L’andamento dei saldi, partiti il 6 luglio nelle varie regioni, registrano nel 60% dei casi vendite in calo mentre il restante 40% sono per il 25% stabili e solo per il 15% in crescita. “Le zone turistiche stanno andando meglio anche perché i viaggiatori extra europei possono usufruire della tax free che rende più vantaggioso l’acquisto di capi di lusso” afferma Giulio Felloni, presidente di Federmoda. Quanto ai generi più venduti il sondaggio segnala la maglieria leggera quali magliette a polo, t-shirt, pantaloni e camicie soprattutto di lino (da uomo). Ma anche indumenti leggeri e accessori come borse e scarpe da donna sono risultati particolarmente appetibili.

Le percentuali di sconto, in questo primo mese, sono variate in generale dal 20% al 30% mentre da oggi e per tutto il mese di agosto subiranno ulteriori aumenti fino al – 50%, se dovessero superare questa soglia, invece, tra il 60 e il 70%, “bisogna fare attenzione perché non sono attendibili” raccomanda Felloni. Quanto alle vendite nei centri commerciali, i negozianti che hanno le loro attività all’interno non segnalano grandi differenze rispetto ai negozi nelle vie dello shopping. Sebbene ci sia qualche vendita in più rispetto al recente passato. In quanto la gente è più propensa a frequentare questi luoghi, soprattutto nelle grandi città, dove ci si può rifugiare per sfuggire al grande caldo.

Saldi senza successo

I saldi durano 60 giorni nella maggioranza delle regioni, in alcuni casi un po’ di meno. In altre regioni andranno avanti fino a metà settembre e dunque i commercianti auspicano che nel periodo rimanente possano finalmente decollare le vendite. Anche perché poi ci sarà da pensare, e progettare, al collocamento delle collezioni autunno-inverno sugli scaffali. “Il saldo che si svolge in maniera corretta è un grande vantaggio per il consumatore, consente di vedere nelle vetrine dei negozi di vicinato i prezzi nella massima trasparenza. E poi si possono acquistare prodotti di qualità, nuovi, a prezzi interessanti. Per il mese di agosto è prevista una leggera impennata, speriamo che sia così” sottolinea il presidente Felloni. E invita gli italiani a comprare perché “in un momento come questo, in cui la capacità di spesa è minima, ci si può togliere la voglia di capi belli a prezzi bassissimi“.

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Influencer come gli agenti di commercio? Enasarco: “Pagate i contributi”

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Enasarco agenti commercio influencer
Foto Ansa/Angelo Carconi

Gli agenti di commercio vorrebbero includere anche gli influencer tra i contributori della Fondazione Enasarco, ovvero il loro ente previdenziale. E questo in quanto svolgono in modo continuativo l’attività di promuovere i prodotti di un’azienda.

Sono decine di migliaia, fino a 65mila insieme ad un variegato popolo di partite Iva e mediatori, i possibili nuovi iscritti e contributori. Ed è così che il presidente, Alfonsino Mei, dal palco dell’assemblea che si è svolta a Roma, forte di una recente sentenza del Tribunale di Roma, ha lanciato un nuovo appello. Un appello affinché questa si fermi questa “una vasta platea che elude i versamenti contributivi alla Cassa, rischiando di minarne la sostenibilità nel lungo periodo e causando uno squilibrio concorrenziale tra i professionisti che versano il dovuto e chi non lo fa” ha bacchettato Mei sollecitando una revisione normativa e auspicando che ciò avvenga con la prossima legge di bilancio.

Gli influencer non ci stanno

Almeno una parte di coloro che viene rappresentata dall’associazione italiana Content & Digital Creators. “Sono due mestieri, e quindi due comparti, completamente differenti” commenta Sara Zanotelli, presidente dell’associazione. “La questione come rappresentata da Enasarco è erronea. In quanto non tiene presente il variegato ed altamente complesso mondo dei digital e content creators. E si appiattisce sul presupposto, errato, che influencer e agente di commercio siano sinonimi” replica ancora Zanotelli.

In realtà anche la fattispecie analizzata dal Tribunale di Roma nella nota sentenza 2615/2024 che pare abbia dato la stura alle pretese di assoggettamento a contribuzione da parte di Enasarco – spiega la presidente dell’associazione italiana Content & Digital Creators – non fa altro che andare a sanzionare un comportamento specifico”.

“Che ha poco a che vedere con il vasto mondo della digital economy. Infatti l’applicabilità della figura professionale dell’agente di commercio e il conseguente assoggettamento alla contribuzione Enasarco, non è applicabile agli influencer. Si tratta, infatti, in questi casi di attività con modelli di business di natura commerciale o di spettacolo con rimandi quindi alla Cassa Inps Gestione Commercianti o Inps Ex Enpals“.

“No all’Enasarco”

Far rientrare gli influencer nell’alveo di Enasarco comporterebbe un ingiustificato e gravoso obolo per una categoria che, bisogna ricordarlo, è composta anche da molti giovani professionisti“. E’ la posizione che esprime Assoinfluencer. Gli influencer, prosegue l’associazione, “sono privi dei requisiti prescritti per gli agenti di commercio, inoltre, concettualmente e sostanzialmente, la loro attività è assai diversa dai secondi. Ragion per cui inquadrarli in una simile fattispecie è una forzatura senza pari da cui trarrebbe unicamente vantaggio il bilancio di Enasarco“. Come Assoinfluencer, conclude l’associazione “invitiamo le istituzioni a tenere conto della effettiva natura di una categoria che, già da tempo, sconta l’assenza di regole chiare. E quindi di evitabili penalizzazioni a dispetto di quanto ritenuto dall’opinione comune“.

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Cassa integrazione per caldo, le istruzioni dall’INPS

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Cassa integrazione per caldo
Contadino lavora al sole @Foto Crediti Envato Elements - DirittoLavoro

Con l’aumento delle temperature l’INPS prevede una sospensione o riduzione del lavoro che si può definire Cassa integrazione per caldo.

Con il messaggio n. 2736 del 26 luglio 2024, l’INPS fornisce le istruzioni precise per presentare le istanze e la gestione dell’istruttoria riguardanti le richieste di integrazione salariale dovute alla sospensione o riduzione del lavoro per via delle alte temperature. Tali istruzioni sono da riferirsi alla Cassa integrazione per caldo.

Integrazione per la sospensione o riduzione del lavoro

L’INPS fornisce indicazioni a due categorie di datori di lavoro: chi può richiedere il trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO); chi può richiedere l’assegno di integrazione salariale al Fondo di integrazione salariale (FIS) o ai Fondi di solidarietà bilaterali, come previsto dagli articoli 26 e 40 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148. Se la sospensione o la riduzione del lavoro è disposta tramite ordinanza della pubblica Autorità, i datori di lavoro possono richiedere l’integrazione usando la causale: “Sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori“.

Nelle circostanze appena descritte, i datori devono allegare alla domanda gli estremi dell’ordinanza che ha disposto la Cassa integrazione per caldo. Le istruzioni fornite dall’INPS mirano a semplificare il processo per i datori di lavoro e permettono una gestione più efficiente delle domande, soprattutto durante i periodi di caldo più eccessivo.

La tutela dei lavoratori che potrebbero rischiare la salute a causa delle temperature estreme fa parte di un processo riconosciuto anche da Inail e Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). In particolare, l’INL era intervenuto sul tema nel luglio del 2022, con la nota n. 4639. L’ente aveva affrontato la problematica della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori occupati in contesti ad elevata temperatura, raccomandando anche l’importanza di più intense azioni di prevenzione dei pericoli da stress termico. Inoltre, il documento aveva individuato aree più a rischio come il settore dell’agricoltura, dei cantieri stradali e dell’edilizia.

I precedenti della Cassa integrazione per caldo

Ancora, un precedente messaggio INPS, il n. 1856 del 2017, era intervenuto in tema di Cassa integrazione per caldo. Tale precedente messaggio aveva precisato che le alte temperature impediscono il normale svolgimento di alcune fasi del lavoro. Soprattutto dove è previsto l’uso di materiali o le lavorazioni che non sopportano il forte calore.

Sul ‘Rischio Calore‘ l’Ispettorato del lavoro ha emanato la Nota 5056 del 13 luglio 2023 diretta ai datori di lavoro e agli ispettori. In essa sono riepilogate le principali indicazioni per la tutela della salute dei lavoratori. Nel dettaglio, l’Ispettorato del lavoro aveva ricordato che con temperature al di sopra dei 35°C i datori di lavoro possono richiedere la Cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO).

Inoltre, nella nota in oggetto, l’Ispettorato indicava anche l’opportunità di mettere in atto iniziative ad hoc di sensibilizzazione e comunicazioni da condividersi nel quadro dei Comitati di coordinamento regionali e provinciali. In definitiva, dunque, è utile notare che INPS, Inail e Ispettorato del lavoro si trovano concordi nel tutelare la salute dei lavoratori, anche nel caso di fenomeni meteorologici estremi che potrebbero rappresentare un rischio tutt’altro che potenziale.

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