mercoledì, Gennaio 15, 2025
Home Blog Pagina 4

Banche, assicurazioni e settore energia: battaglia sulla tassazione degli extraprofitti

0
Giorgetti manovra extraprofitti banche
il ministro dell'Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Il tempo stringe per la manovra di bilancio 2025 e le banche entrano più che mai nel mirino del Governo. Al centro dei desiderata di Meloni e del suo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto), c’è un’attenzione speciale per famiglie e imprese. Le casse dello Stato, però, sono sempre a secco. Con quasi 3milia miliardi di euro sul groppone l’Italia è uno degli Stati più indebitati al mondo. Esercita una pressione fiscale sui cittadini molto alta, e per la spesa pubblica i margini di ‘manovra’, è il caso di dire, sono scarsi.     

In questa fine di settembre ad agitare il Centrodestra è ancora una volta il tentativo di far contribuire allo sforzo chi più in questi anni ha generato profitti. Ovvero le banche. Ma anche il mondo delle assicurazioni e il settore energetico. Possibilmente senza ripetere gli errori dello scorso anno e percorrendo la strada del dialogo con i soggetti coinvolti. L’ultima ipotesi allo studio, secondo le indiscrezioni, sarebbe quella di un ‘prelievo solidale‘ dell’1-2% sugli utili degli ultimi 12-24 mesi.

L’obiettivo è di contribuire al finanziamento di misure come il taglio del cuneo fiscale, gli sgravi Irpef o il Bonus tredicesima. Si tratterebbe di un contributo di solidarietà una tantum e “da costruire insieme” alle aziende interessate. Per questo, dopo il fallito blitz del Governo Meloni che lo scorso anno fece infuriare le banche, questa volta sarebbero stati avviati fin dall’inizio dell’estate contatti informali con il mondo del credito. Questo per valutare insieme il da farsi senza rischiare uno scontro. Ma a mettersi di traverso contro ogni tentativo di tassazione o imposizione dall’alto è ancora una volta Forza Italia.

Forza Italia fa muro

Il vicepremier Antonio Tajani non usa giri di parole e chiede al massimo l’apertura di un confronto con le banche alla ricerca di soluzioni condivise. Di tassa o prelievi sugli extraprofitti gli azzurri non ne vogliono nemmeno sentir parlare: “Siamo contrari. Si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati a danno dell’Italia” avverte Tajani. Per lui altra cosa è sedersi attorno a un tavolo con le banche per vedere se queste in qualche modo possano contribuire alla casse dello Stato e alle finanze pubbliche.

Del resto per il vicepremier una tassa generalizzata finirebbe per colpire soprattutto le banche popolari e di credito cooperativo che svolgono un ruolo più che fondamentale per l’economia, erogando un gran numero di prestiti a cittadini e aziende. Per questo vanno assolutamente difese. Da Fratelli d’Italia però la carta del prelievo non si esclude, sebbene il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, cerchi di spegnere sul nascere ogni possibile principio di incendio nella maggioranza. Sulla delicata questione, assicura, nel centrodestra c’è una “piena sintonia“.

Il punto di vista delle banche

All’Abi (l’Associazione bancaria italiana) al momento le bocche restano cucite. La linea resta sempre quella di non commentare le indiscrezioni. Ma se da parte dei banchieri c’è disponibilità al dialogo, non è certo un segreto la contrarietà non solo verso ogni forma di tassazione, ma anche verso un qualsivoglia prelievo o contributo. L’associazione presieduta da Antonio Patuelli ha più volte sottolineato come sul reddito prodotto dalle banche si sommano varie e maggiori imposte rispetto alle imprese degli altri settori economici. Ossia l’Ires al 24%, l’addizionale Ires per le banche al 3,5%, l’Irap al 5,45% e la cedolare secca sui dividendi al 26%.

Advertisement

Patente a punti in edilizia dal 1° ottobre, cos’è e come funziona

0
Patente a punti edilizia dal 1 ottobre 2024
Foto X @7marj

La sicurezza sul lavoro è un mantra di politici e sindacati eppure in Italia si continua a morire nei cantieri o nelle officine come se niente fosse. Nel tentativo quantomeno di mitigare il numero elevato di infortuni gravi e gravissimi sul lavoro, entrerà in vigore dal 1° ottobre la patente a crediti (o a punti) per imprese e lavoratori autonomi impegnati in cantieri temporanei e mobili.

A prevederlo è l’art. 29, comma 19 del D.L 19/2024 noto come Decreto PNRR 4 (convertito con Legge 56/2024). È in corso di pubblicazione il decreto attuativo della patente a crediti, che disciplina le modalità di presentazione della domanda, i contenuti informativi della patente. Ma anche le procedure per la sospensione cautelare in caso di infortuni gravi e i criteri per l’attribuzione, l’incremento e il recupero dei crediti.

Sicurezza sul lavoro

In vista dell’imminente entrata in vigore della patente a crediti, è opportuno assicurare una gestione responsabile dei luoghi di lavoro e dei cantieri per non incorrere in pesanti sanzioni. Per questo è consigliabile adoperare, per quanto riguarda gli imprenditori, specifiche soluzioni software. Occorre in primo luogo una valutazione dei rischi in cantiere e la redazione dei piani previsti dalla legge. In secondo luogo c’è la sicurezza nei luoghi e la redazione del DVR (Documento Valutazione Rischi).

Chi è obbligato ad avere la patente

A far data dal 1° ottobre 2024 sono tenuti al possesso della patente a punti le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili di cui all’articolo 89, comma 1, lettera a) del Testo Unico della Sicurezza.

Per le imprese e i lavoratori autonomi stabiliti in uno Stato membro dell’Unione europea diverso dall’Italia o in uno Stato non appartenente all’Unione europea è sufficiente il possesso di un documento equivalente. Purché rilasciato dalla competente autorità del Paese d’origine. Nel caso di Stato non appartenente all’Unione europea, deve trattarsi di una Paese riconosciuto in base alla legge italiana.

Chi non è obbligato

Non sono obbligati al possesso della patente a punti: coloro che effettuano mere forniture o prestazioni di natura intellettuale. E le imprese in possesso dell’attestazione di qualificazione SOA, in classifica pari o superiore alla III. Ricordiamo che le Società organismi di attestazione (SOA) sono organismi di diritto privato che, su autorizzazione dell’Autorità nazionale anticorruzione, accertano l’esistenza nei soggetti esecutori di lavori pubblici degli elementi di qualificazione. Ossia della conformità dei requisiti alle disposizioni comunitarie.

La patente a punti è uno strumento disponibile in formato digitale presso la competente sede territoriale dell’Ispettorato. Il tutto previo soddisfacimento di una serie di requisiti da parte del responsabile legale dell’impresa o del lavoratore autonomo richiedente. Serve cioè l’iscrizione presso la Camera di Commercio, Industria e Artigianato; l’adempimento degli obblighi formativi da parte del datore di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori dell’impresa

Ma anche l’adempimento degli obblighi formativi da parte dei lavoratori autonomi, come previsto dal decreto. Infine occorre per la patente il possesso del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) in corso di validità; il possesso del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Così come il possesso del Documento Unico di Regolarità Fiscale (DURF). Da ultimo l’avvenuta designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, nei casi previsti dalla normativa.

 

 

Advertisement

As Roma, aleggia di nuovo la cessione: quanto vale il club

0
Roma tifosi calcio
Foto X @Juezcentral

Due allenatori-bandiera cambiati in 9 mesi (Mourinho e De Rossi), i tifosi infuriati, una proprietà sfuggente che non sembra capace di scaldare la piazza: la Roma è nei guai. Ma non solo sportivamente parlando (i giallorossi sono quart’ultimi in classifica). Il problema è che secondo molti sta crollando tutto. Dan e Ryan Friedkin sarebbero di nuovo sul punto di vendere la proprietà. Ma anche ammesso che si tratti di rumors attendibili, chi comprerebbe un club tanto prestigioso quanto complesso da gestire?

Ripartiamo dall’estate. Un momento di svolta nella vicenda Roma è lo scorso il 19 luglio. È il giorno in cui salta ufficialmente la trattativa per l’acquisizione dell’Everton, la seconda squadra di Liverpool, in Inghilterra. “Dopo un periodo di trattativa in esclusiva, le discussioni tra Blue Heaven Holdings e The Friedkin Group su una potenziale vendita di una quota di maggioranza nell’Everton si sono concluse e The Friedkin Group non procederà con l’acquisto del Club“. Si pensa che i Friedkin vogliano tornare a concentrare i loro sforzi solo sulla Roma.

I difficili rapporti Souloukou-De Rossi

Senza l’Everton, anche se potrebbero esserci ancora sviluppi in vista, ma sempre con gli arabi alla finestra, la società affronta il mercato e continua la sua metamorfosi. I Friedkin investono, e tanto, ma lo fanno con una serie di frizioni con la guida tecnica che hanno scelto. I rapporti tra la Ceo Lina Souloukou e Daniele De Rossi si complicano soprattutto quando le scelte gestionali entrano in conflitto con le esigenze del campo. Come per i casi di Paulo Dybala e Nicola Zalewski. Quanto pesa la voce della Ceo, che è quella della proprietà, e quanto pesa quella dell’allenatore, si chiedono tifosi e osservatori? Fino a che punto il progetto industriale può funzionare senza le garanzie tecniche?

L’offerta da 840 milioni c’era…

A questo punto, e siamo agli ultimi giorni, entrano in gioco direttamente Dan e Ryan Friedkin, i patron del club giallorosso. Comunicano che il progetto triennale con De Rossi, avviato a giugno, non c’è più. Tutto svanisce dietro una svolta poco comprensibile. E ora il tam tam nella Roma, avverte Massimiliano Gallo sul Napolista, è che i Friedkin sono rimasti in trappola. Perché l’offerta dagli arabi per vendere loro la Roma l’avevano avuta. Era l’agosto 2023. Offerta formale: 840 milioni di euro, ma i Friedkin hanno detto no. La bollarono come offerta inadeguata. Da quel momento, non ne hanno più indovinata una.

Erano reduci dalla vittoria in Conference League e dalla bruciante sconfitta in finale di Europa League. In panchina avevano ancora José Mourinho. I proprietari della Roma sfidarono la piazza esonerando il portoghese: era il 16 gennaio 2024, appena 8 mesi fa. In panchina arrivò De Rossi e all’inizio i risultati arrivarono. La squadra si è poi fermata in semifinale di Europa League. In campionato è finita al sesto posto. Ma nella nuova stagione in corso De Rossi è durato 4 giornate di campionato in cui la Roma ha totalizzato tre punti.

In mezzo, un calciomercato ricco con gli arrivi dell’ucraino Dovbyk (capocannoniere della Liga), il francese Koné, Soulé dalla Juventus. Mercato ricco, quello della Roma, ma anche tormentato con la mancata cessione di Dybala che ha rifiutato l’offerta araba. Dall’aprile del 2023 alla guida del club c’è l’amministratrice delegata greca Lina Souloukou. È lei la figura dirigenziale oggi considerata la principale responsabile dell’esonero di De Rossi. Ma è soltanto una dipendente, per quanto di lusso. Fa già da parafulmine alla rabbia dei tifosi, che però hanno messo nel mirino la proprietà americana. E gli arabi intanto stanno a guardare: difficile che, se interpellati, offrano la stessa cifra di un anno fa, vicina al miliardo. Chi troppo vuole nulla stringe.

Advertisement

Campari sulle montagne russe, fra presunte evasioni e il nuovo Ceo che lascia dopo 5 mesi

0
Campari in difficoltà nel 2024
Foto X @katebattrick

È un anno al cardiopalma per Campari. Dopo la mazzata dell’apertura di un fascicolo d’inchiesta da parte della procura di Milano per sospetta maxi evasione fiscale da un miliardo di euro, sono arrivate le improvvise dimissioni dell’amministratore delegato Matteo Fantacchiotti, sembra per motivi personali.

Il 18 settembre il Consiglio di amministrazione ha reso noto il cambio al vertice. Fantacchiotti aveva preso le redini del gruppo ad aprile ma ora il Cda ha deciso di nominare Paolo Marchesini (Chief Financial and Operating Officer) e Fabio Di Fede (General Counsel and Business Development Officer) come amministratori delegati a interim. Entrambi sono inoltre membri esecutivi di un Comitato per la Transizione della Leadership, a presiedere il quale sarà Bob Kunze-Concewitz, amministratore non esecutivo.

Tale comitato, insieme al Comitato Remunerazione e Nomine, sarà anche responsabile per l’identificazione del nuovo Chief Executive Officer. Da proporre poi al Cda dopo una valutazione di profili sia interni che esterni, in linea con le best practice della governance.

Campari, trimestri ultra performanti

Un’impalcatura’ un po’ esagerata, forse, che denuncia una non indifferente ‘burocrazia’ interna al Gruppo Campari. Basterà la spinta della nomenclatura di una grande società qual è Campari a tenere alta l’immagine del gruppo? Un segnale più confortante è arrivato in questi giorni da Lagfin SCA, azionista di maggioranza di Campari. Secondo quanto riporta Morningstar, c’è l’intenzione di rilevare 100 milioni di euro di azioni ordinarie poiché l’attuale prezzo di mercato non rifletterebbe il vero valore del gruppo.

Incoraggianti sono anche i commenti degli analisti, fiduciosi che l’azienda abbia le spalle sufficientemente larghe. Verushka Shetty, analista di Morningstar, nella sua nota del 18 settembre conferma la stima del fair value (il valore teorico del titolo in Borsa) a 7,54 euro e un rating pari a 4 stelle. “Malgrado che la partenza di Fantacchiotti sia stata improvvisa – argomenta Shetty – non ci aspettiamo alcun cambiamento sostanziale nelle attività dell’azienda mentre inizia la ricerca di un nuovo Ceo. Negli ultimi trimestri, Campari ha mostrato un’impressionante sovraperformance della linea di business rispetto ai concorrenti più grandi, in un contesto di debolezza dei consumi”.

Le dimissioni di Fantacchiotti

Per quanto riguarda le dimissioni di Fantacchiotti, bisogna dire che sono poche le dichiarazioni ufficiali. Entrambe le parti, l’ex ad e Campari, hanno raggiunto un comune accordo per quanto concerne la risoluzione del contratto all’origine del quale ci sarebbero motivi personali. “È stato per me un privilegio essere parte di Campari Group per quasi cinque anni e guidare questa organizzazione da aprile 2024” ha commentato Fantacchiotti.

Di recente però l’ex ad ha rilasciato dichiarazioni circa la debolezza del mercato americano degli alcolici, il che avrebbe contribuito a un crollo del titolo Campari, che ha ormai raggiunto i livelli più bassi dal giugno 2020. Gli analisti sono fiduciosi sulla solidità del marchio. Ma c’è da lavorare sodo.

Come afferma il presidente e primo azionista Campari, Luca Garavoglia, citato dal Qn: “La nostra ambizione di crescita rimane fortissima. Abbiamo davanti un futuro solido, grazie alla nostra organizzazione, alla presenza globale e al nostro portafoglio unico, con da alcune delle marche più ammirate di tutto il settore, sostenute dall’impegno costante di un team di professionisti“. Futuro solido, dunque. Ma sofferto, e non poco. Vedi alla voce: inchiesta della Procura di Milano.

Advertisement

Unicredit, come superare il veto di Berlino su Commerzbank?

0
Commerzbank Unicredit acquisizione stoppata
Foto Ansa/Epa Ronald Wittek

A pochi giorni dal blitz di Unicredit che ha acquisito una quota di Commerzbank divenendo seconda azionista dell’istituto di Francoforte col 9%, il Governo tedesco ha preso posizione alzando una barriera verso la banca milanese. E con un colpo di scena ha deciso di non vendere, per il momento, altre quote del pacchetto del 12% che possiede in quanto primo azionista di Commerzbank.

L’ad del gruppo di Piazza Aulenti, Andrea Orcel, spera adesso nel fattore Europa (la Bce perora la causa delle maxi fusioni bancarie transfrontaliere). E punta su una scommessa: dare la scalata a Commerz acquistando se non dallo Stato tedesco, sul mercato. A Berlino il clima è cambiato. La strategia della banca preda di Unicredit “è orientata all’indipendenza” scrive l’agenzia finanziaria tedesca che amministra il Fondo di stabilità.

I sindacati sono in rivolta

Non solo, “il Governo federale la accompagnerà fino a nuovo avviso mantenendo la sua partecipazione azionaria“. La mossa della Cancelleria va incontro alle richieste del sindacato Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft (Unione dei sindacati del settore dei servizi), spesso abbreviata in Verd.di. Si tratta del secondo sindacato tedesco con circa 2 milioni di iscritti. Ebbene, Verd.di chiede di non vendere e di preservare l’indipendenza di Commerbank.

Il terrore di perdere consenso

A fronte delle mosse molto aggressive, commercialmente parlando, di Unicredit, il Governo Scholz ha avuto paura. Paura di perdere consenso popolare, già ai minimi termini oggi in Germania, con l’avanzata dell’estrema destra fascista e neonazista. E paura del potere dei sindacati. “Temiamo che per i due terzi ci possano essere licenziamenti, come è avvenuto per HVB” è stato infatti l’allarme che ha lanciato il presidente del coordinamento sindacale aziendale Uwe Tschaege che è anche vice presidente del Consiglio di sorveglianza di Commerzbank.

Il punto è infatti che HypoVereinsbank (HVB) è stata acquisita da Unicredit nel 2005 e i milanesi non hanno guardato in faccia a nessuno per il taglio dei posti di lavoro. Un brutto precedente che in Germania lavoratori e sindacati ricordano come un incubo.

Unicredit spacca il Governo tedesco

Si fanno perciò ancora più evidenti le fratture all’interno della coalizione di Scholz con con il ministro delle Finanze, Christian Lindner, esponente dei Liberali, che ha difeso la vendita del pacchetto del 4,5% sostenendo che era il momento giusto per iniziare il processo di uscita da parte dello Stato da Commerzbank. Una posizione in contrasto con la decisione dell’esecutivo di avviare una indagine interna.

Sotto esame è adesso la sequenza di eventi che hanno portato alla vendita delle azioni di Commerzbank a Unicredit. Anche per capire perché nessuno dei soggetti coinvolti abbia previsto la possibilità che un unico investitore acquisisse l’intera tranche. Così come è avvenuto da parte di Unicredit che resta alla finestra ed è pronta a dialogare con Commerzbank e il suo Chief Executive Officer (CfO), Bettina Orlopp, in pole position per succedere all’attuale amministratore delegato Manfred Knof.

La strada sembra ora ancora più stretta per l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, anche se le alternative non mancano. Una scalata, il gruppo di Piazza Gae Aulenti, la può costruire comprando sul mercato, com detto. Così, se il clima, almeno in Germania, era già incandescente si preannunciano settimane ancora più calde. Già a partire dalla prossima con la riunione strategica dei consigli di gestione e sorveglianza di Commerz. Mentre il giorno dopo una commissione parlamentare esaminerà la vendita dell’ultima quota dopo la richiesta al ministero delle Finanze di fornire informazioni sul modo in cui il collocamento è stato gestito.

 

Advertisement

Meloni premiata da Musk cerca la sponda delle Big Tech

0
Meloni Elon Musk incontro e affari
Elon Musk e Giorgia Meloni a Palazzo Chigi nel giugno 2023. Foto Ansa/Epa/Chigi

La premier Giorgia Meloni ha ricevuto il Global Citizen Award dell’Atlantic Council di New York dalle mani di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo. Ma il suo viaggio negli Stati Uniti ha uno scopo ben preciso, oltre le onorificenze: imbastire relazioni, contatti e in prospettiva contratti, con le Big Tech americane.

Meloni ha incontrato infatti gli amministratori delegati di Google, Motorola e Open AI – la società produttrice di software di intelligenza artificiale che ha creato il popolare programma ChatGPT. Non solo, però. La presidente del Consiglio ha in programma vari incontri bilaterali di Stato – con Paesi come l’Iraq e altri del Golfo Persico. Ha svolto inoltre interventi al Summit of the Future dell’ONU, così come a quello della coalizione globale contro la minaccia delle droghe sintetiche. E, infine, quello davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro di New York.

Meloni all’ONU

Ha avuto dunque un programma intenso la 3 giorni di Meloni a New York per la 79ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, che è comincia il 10 settembre ma che adesso entra nel vivo. Mercoledì 25 settembre la premier probabilmente avrà un videocollegamento da Roma per un “evento Ucraina” finalizzato a ribadire – in un formato ancora in via di definizione – il sostegno della comunità internazionale a Kiev contro l’invasione russa.

Un conflitto nel quale non si attende alcuna novità da parte dell’Italia perché non ci sarebbe alcuna obiezione da parte degli alleati NATO sul divieto che il nostro Governo ha posto a Zelensky di usare le nostre armi per colpire all’interno del territorio russo.

Big Tech e AI: investimenti in Italia?

La missione di Meloni a New York è cominciata domenica 22 settembre sotto il segno di Big Tech. Come sopra accennato la presidente del Consiglio ha incontrato gli amministratori delegati del gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, di Motorola, Greg Brown, e di Open AI, Sam Altman. Con loro ha discusso rischi e potenzialità dell’Intelligenza Artificiale ma anche i piani di investimento delle tre società in Italia. Nulla di concreto per ora, ma ci saranno seguiti operativi. Oltreoceano esisterebbe la volontà di scommettere sul nostro Paese per sviluppare progetti e software di Intelligenza Artificiale.

I tre grandi gruppi tecnologici sono interessati a investire nei data center, nelle startup italiane, alle collaborazioni con le eccellenze delle nostre università. Così come a fornire know how sull’Intelligenza Artificiale alle imprese italiane. Possibili gli investimenti anche da parte di Elon Musk, non solo nell’AI ma anche nel settore Spazio, con la società produttrice di satelliti Starlink tra le ipotesi.

Il programma della premier

Nel suo intervento al Summit of the Future dell’ONU la presidente del Consiglio si è focalizzata sull’Intelligenza Artificiale, sull’Africa e sul Piano Mattei. Ma anche sulla riforma del consiglio di sicurezza per ribadire la posizione italiana a favore di un approccio trasparente, inclusivo e democratico. Martedì 24 settembre, su invito di Joe Biden, Meloni è intervenuta al vertice della coalizione globale contro la minaccia delle droghe sintetiche, mentre in serata (nella notte italiana) parlerà all’Assemblea generale, con focus su multilateralismo, Africa, crisi internazionali, riforma del consiglio di sicurezza, AI, sicurezza alimentare, presidenza di turno italiana del G7.

Advertisement

Papa Francesco e i super ricchi: “Più tasse per i milionari”

0
Papa Francesco tasse super ricchi
Foto Ansa/Fabio Frustaci

Dal Vaticano il Papa invoca un mondo in cui i ricchi agiscano di più e con maggior decisione per aiutare i più poveri, rinunciando almeno in parte a lusso, comodità e ostentazione della ricchezza. “Dicono che dovrebbero esserci più tasse per i milionari, davvero!”, ha detto Francesco in un discorso a braccio il 20 settembre. “Le persone economicamente forti dovrebbero fare di più, dovrebbero aprirsi a condividere i beni che hanno. È difficile che questo avvenga, ma per Dio tutto è possibile”.

Le parole del Papa si sono poi trasformate in un vero proprio appello. “Se questa piccolissima percentuale di miliardari, che accumulano la maggior parte della ricchezza del pianeta, fossero propensi a condividerla, non a cederla, a condividerla in modo fraterno, sarebbe un bene per tutti. Ma anche per loro stessi in primis“. “Chiedo dunque ai privilegiati del mondo che facciano questo passo per essere molto più felici loro stessi“. Bergoglio ha poi confidato che qualche confratello lo rimprovera sostenendo che dovrebbe essere meno duro coi ricchi. “Ma Gesù – ha detto il Pontefice – lo è stato di più“.

Obiettivo deficit zero in Vaticano

La notizia però non si esaurisce qui. Perché il 20 settembre è stata resa nota una lettera con cui Francesco si è rivolto al Collegio cardinalizio tirando le somme sulle riforme in corso. E dicendo che “è doveroso uno sforzo ulteriore da parte di tutti affinché un ‘deficit zero’ non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile“.

Del resto sarebbe incoerenza per il Pontefice invocare più tasse su milionari e miliardari senza al tempo stesso razionalizzare sprechi e spese nella Santa Sede. Una questione molto delicata che ha generato decenni di scandali. Dalle finanze opache dello Ior, la banca del Vaticano, alla condanna del cardinale Giovanni Angelo Becciu, ritenuto corresponsabile della compravendita truffaldina di un palazzo di lusso nel cuore di Londra, in Sloan Avenue.

La riforma – scrive adesso il Papa ai cardinali – ha posto le basi per l’attuazione di politiche etiche che consentano di migliorare il rendimento economico del patrimonio esistente. A ciò si accompagna l’esigenza che ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione, facendosi esempio di una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa“.

Il Papa: “Dare un esempio concreto

Sul versante della riduzione dei costi – osserva il Papa – occorre dare un esempio concreto affinché il nostro servizio sia realizzato con spirito di essenzialità. Evitando il superfluo e selezionando bene le nostre priorità, favorendo la collaborazione reciproca e le sinergie. Dobbiamo essere consapevoli che oggi siamo di fronte a decisioni strategiche da assumere con grande responsabilità, perché siamo chiamati a garantire il futuro della Missione. Le Istituzioni della Santa Sede hanno molto da imparare dalla solidarietà delle buone famiglie“.

Il Papa, nella lettera ai cardinali indica la strada da seguire: “Gli Enti che registrano un avanzo dovrebbero contribuire a coprire il deficit generale. Questo significa avere cura del bene della nostra comunità, agendo con generosità, nel senso evangelico del termine, come presupposto indispensabile per chiedere generosità anche all’esterno“. In conclusione, Bergoglio chiede “di accogliere questo messaggio con coraggio, spirito di servizio. E di sostenere con convinzione, lealtà e generosità le riforme in corso, contribuendo in modo propositivo con le Vostre conoscenze ed esperienze al processo di riforma“.

Advertisement

Eredità Agnelli, il giudice fa sequestrare 74,8 milioni ai fratelli Elkann

0
Eredità Agnelli Elkann lotta legale sequestri
Da sinistra: Lapo, Ginevra e John Elkann. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Gianni Agnelli. È in base a tali ipotesi di reato che su richiesta della procura di Torino il gip del tribunale del capoluogo piemontese ha fatto sequestrare 74,8 milioni di euro. Il provvedimento è a carico dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann. Ma anche del commercialista di famiglia, Gianluca Ferrero, e del notaio svizzero Urs von Grunigen.

Il fascicolo riguarda il patrimonio e la successione ereditaria di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato, morta a 92 anni nel febbraio del 2019. La tesi dei pubblici ministeri è che almeno a partire dal 2010 la donna abbia abitato stabilmente in Italia, ma che le sia stata costruita una residenza fittizia in Svizzera per nascondere le sue ricchezze al fisco italiano.

Perché la somma di 74,8 milioni

A quantificare la somma di 74,8 milioni si è arrivati percorrendo due strade. La prima è una presunta evasione dell’Irpef per circa 42,8 milioni sulla rendita vitalizia che Marella Caracciolo percepiva periodicamente (circa 29 milioni fra il 2015 e il 2019). E su redditi di capitale (circa 116 milioni) derivanti da attività finanziarie di trust con sede alle Bahamas.

La seconda è il prodotto delle analisi sulla massa ereditaria Agnelli, che è stimata in circa 800 milioni di euro. Ci sono le quote di un fondo di investimento lussemburghese, il patrimonio di una società sempre del Lussemburgo, le spartizioni post mortem fra eredi di quadri, opere d’arte e gioielli di notevole valore. In questo caso, mettendo nel conto anche il mancato versamento in Italia dell’imposta di successione, si parla di tributi evasi per circa 32 milioni.

La difesa degli Elkann

Lo staff legale dei fratelli Elkann ha immediatamente reagito, e in modo piccato, al duro provvedimento del Tribunale di Torino. E ha fatto presente che “il sequestro è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti. Peraltro, non soddisfa i requisiti previsti dalla legge perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni“. Gli avvocati hanno insistito sul concetto. E hanno ribadito che “le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili. Restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati“.

L’esposto di Margherita Agnelli

L’inchiesta ha preso le mosse da un esposto presentato a Torino il 23 dicembre 2022 da Margherita Agnelli, figlia di Marella e mamma di John, Lapo e Ginevra Elkann. Sono almeno due decenni che la donna combatte una dura e variegata battaglia legale sull’eredità del padre Gianni Agnelli e sui suoi strascichi. Sullo sfondo resta il controllo di Dicembre, la società che costituisce, di fatto, la ‘cassaforte’ di famiglia. E da essa, infatti, che dipendono tutte le società del gruppo. Finora Margherita non ha avuto successo nelle sue battaglie contro i figli. Ora però gli accertamenti condotti dai pm subalpini sembrano avere confortato almeno una delle sue tesi: la residenza svizzera di Marella era fittizia.

Il manuale segreto sulla residenza fittizia

Nel corso di una perquisizione della scorsa primavera gli inquirenti hanno recuperato, nello studio del commercialista Ferrero, un vero e proprio “manuale“, senza data e senza firma. Un testo scritto circa tutti gli accorgimenti da adottare per far credere che la donna dimorasse in terra elvetica.

Non solo. Nelle ultime settimane gli inquirenti avrebbero ricostruito le attività di un ‘family office‘ oltre frontiera, un gruppetto di collaboratori che, su indicazione della famiglia, provvedeva a tutte le incombenze in Svizzera. Dal ritiro della corrispondenza alle operazioni sui conti correnti. Ma la difesa respinge questa impostazione dei fatti. “Marella Caracciolo – dicono i legali – era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni Settanta. Ben prima che nascessero i fratelli Elkann, e la volontà di abitarci non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita“.

Advertisement

La Fed taglia i tassi: euforia sulle Borse europee

0
Jerome Powell presidente della Fed
Il presidente della Federal Reserve statunitense Jerome Powell. Foto Ansa/Epa Shawn Thew

La Federal Reserve americana, detta Fed, ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto (50 punti base) e lo farà ancora. Così, nel ‘day after’ di giovedì 19 settembre le principali borse europee hanno avviato le contrattazioni all’insegna degli acquisti. L’indice Euro Stoxx 50 si è trovato dopo pochi minuti di scambi in rialzo dell’1,1%, mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha mostrato in apertura un progresso dello 0,9% in area 33.900 punti.

Positivi anche il Dax tedesco (+0,8%), il Cac40 francese (+1,4%) e l’Ibex35 spagnolo (+0,9%). Sul paniere principale di Piazza Affari, acquisti in particolare su Brunello Cucinelli: +2,62%; Stellantis: +2,90% e Interpump Group: +2,11%. La Fed ha dunque aperto una nuova era: il taglio dei tassi di interesse di mezzo punto rappresenta il primo intervento del genere sull’economia statunitense (e a catena su quella di tutto l’Occidente) dal 2020 a oggi. La decisione di portare il costo del denaro a una forchetta compresa fra il 4,75% e il 5% punta a prevenire il fatto che il graduale raffreddamento del mercato del lavoro si trasformi in un completo stop.

La Fed e l’incubo recessione

Non solo, però. Perché mostra anche la determinazione della banca americana a raggiungere l’obiettivo di un ‘atterraggio morbido per l’economia‘. La Fed, in sostanza, vuole evitare che gli Usa e di conseguenza l’Europa precipitino nella tanto temuta recessione. Ecco perché, sicuramente, i tassi scenderanno di altro mezzo punto entro la fine dell’anno.

L’economia è forte e siamo impegnati a mantenerla così forte” ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell. La crescita media del Pil degli Stati Uniti dovrebbe restare “solida” al +2% con un tasso di disoccupazione al 4,4% alla fine di quest’anno. E con un’inflazione al 2,1% nel 2025. “I rischi al rialzo per l’inflazione sono calati“, ha aggiunto Powell.

Mentre a Borsa di Wall Street a New York ha ingranato la marcia positiva e l’oro ha toccato nuovi record, sembra che l’approccio paziente che la Fed ha adottato nell’ultimo anno abbia dato i suoi frutti sul fronte dei prezzi. Nell’annunciare la sua storica decisione, la banca centrale americana ha ribadito il suo “impegno alla massima occupazione e a un’inflazione al 2%“. Ovvero gli obiettivi stabiliti nel suo mandato.

Stop alla campagna di rialzi

Dopo un’aggressiva campagna di rialzi dei tassi – 11 dagli inizi del 2022 – per fermare la galoppata dell’inflazione negli Usa, la Fed ha quindi aperto l’era dell’allentamento monetario. E ha teso la mano ai cittadini degli Stati Uniti, alle prese da anni con un elevato costo del denaro. In America i mutui e le carte di credito sono divenuti sempre più costosi e le compravendite immobiliari sono rallentate. Adesso la sforbiciata di 50 punti base ai tassi d’interesse potrà causare un’accelerazione della crescita degli investimenti. In ogni caso servirà tempo per vederne gli effetti.

Fra un mese e mezzo le elezioni Usa

Il taglio che la Fed ha apportato aiuterà l’economia a meno di 2 mesi dalle presidenziali  americane del 5 novembre, esponendo la banca centrale a critiche. Con la decisione presa, Jerome Powell scontenta quei democratici che chiedevano un taglio di 75 punti base. Così come non accontenta tutti i repubblicani che premevano, invece, per rimandare ogni decisione a dopo il voto. La prossima riunione della Fed cade proprio il giorno dopo le elezioni, il 6 novembre, liberando le mani all’Istituto, anche se i risultati – secondo gli osservatori – non saranno ancora noti.

Advertisement

Salone Nautico, un superyacht su due nel mondo è made in Italy

0
Salone Nautico di Genova al via
Foto Ansa/Luca Zennaro

Da 19 settembre al 24 settembre l’industria nautica da diporto torna al centro dell’attenzione mondiale con il Salone Nautico Internazionale di Genova. Giunto alla 64ª edizione, il Salone vedrà la partecipazione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, alla tradizionale cerimonia dell’alzabandiera presso la Terrazza del Padiglione Blu.

Alle 11:30 il Convegno Inaugurale Politiche del mare. Le nuove rotte per la competitività dell’Italia, le prospettive dell’industria nautica, presieduto dal Vice Presidente del Consiglio, Matteo Salvini, e organizzato da Confindustria Nautica. Dopo i saluti di Marco Bucci, sindaco di Genova, moderati da Antonio Macaluso, editorialista del Corriere della Sera, prenderanno parte al confronto alcune personalità. Fra questi Mario Zanetti, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare, Matteo Zoppas, Presidente Agenzia ICE, Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy attraverso un video messaggio e lo stesso Matteo Salvini.

Durante la cerimonia inaugurale del Salone Nautico, si celebreranno i trionfi olimpici della velista della Guardia di Finanza Marta Magetti, medaglia d’oro nell’iQFOiL. E di Francesco Bocciardo, medaglia d’oro nei 200 metri stile libero categoria S5, due stelle dello sport italiano che hanno illuminato Parigi 2024. Presso lo stesso Padiglione Blu, prenderà il via nel pomeriggio il palinsesto di eventi istituzionali e workshop Forum24, patrocinato dalla Commissione Europea.

Darsene ampliate a Genova

Partecipano numerose aziende, come sempre, al Salone di Genova, fra cui molte di Viareggio, della Versilia e del distretto nautico toscano. Fra queste Navigo, C Map, Seakeeper, Naval Motor Botti, Power Group, Boat Propulsion, Centro Nautico, Croma Italia, Gianneschi, Lowrance, Pro Energy, Ship Control, Simrad, Sleipner Italia e altre. In primissimo piano la grande mostra dei cantieri viareggini quali Maiora, AB Yacht, Azimut, Sanlorenzo, che da sempre sono la colonna portante degli espositori nel salone, con le loro flotte ammirate e “provate” in mare dai potenziali nuovi clienti.

Le darsene genovesi sono state ampliate per accogliere nuovi stand con imbarcazioni e natanti di ogni tipo. A partire dalle piccole vele e fino agli yacht da 30 metri e oltre. Da vedere la vastissima gamma di accessori. Si va dal vestiario tecnico e causal adatto ai naviganti e ai turisti, alle novità dei mezzi all’avanguardia tipo i Rhib (battelli gonfiabili a chiglia rigida). Non mancheranno i momenti istituzionali, come ad esempio il Design Innovation Award, in cui si premia l’eccellenza e l’innovazione del mercato nautico.

I numeri del Salone

Con un restyling firmato da Renzo Piano, il salone ha numeri impressionanti. Più di mille brand esposti e 1.030 barche, in un percorso senza soluzione di continuità. In totale, 220mila metri quadrati di aree tra terra e acqua, con l’85% all’aperto e 5.000 mq. in più del 2023. Cresce il numero degli espositori esteri che soltanto nel segmento produttivo aumentano di 23 unità, ai quali si aggiungono oltre 100 novità con 30 première.

Nel 2023, la leadership globale nella produzione italiana di superyacht ha registrato +21% rispetto all’anno precedente detenendo il 51% degli ordini globali: una imbarcazione su due nei mari del mondo è Made in Italy. Sono attesi oltre 100mila visitatori, fino a martedì 24. “Il primato della nautica made in Italy nel mondo è consolidato da oltre venti anni” ha detto Andrea Razeto, presidente dei Saloni Nautici.

Advertisement

I nostri SocialMedia

27,994FansMi piace
2,820FollowerSegui

Ultime notizie

Pensionati Italia 2024

Tre pensionati su 10 ricevono meno di 1000 euro al mese

0
Sono quasi 5 milioni (4,8 per l'esattezza) i pensionati italiani costretti a ricevere redditi da pensione inferiori a mille euro al mese. Quasi 3...