mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Nuova rivalutazione INAIL del 5,4% sugli indennizzi per danno biologico

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Danno biologico
Roma - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle prima edizione delle Giornate Inail “Scienza e Ricerca per la sicurezza”, @Foto Crediti Ansa - DirittoLavoro

Dal 2024, l’INAIL ha introdotto una rivalutazione del 5,4% sugli indennizzi per il danno biologico ed oggi arrivano aggiornamenti.

Con la circolare n. 26 del 16 settembre 2024 l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) rende nota la rivalutazione annuale degli importi relativi agli indennizzi del danno biologico, con decorrenza dal 1° luglio 2024. La misura, che prevede un aumento del 5,4% rispetto agli importi precedenti, arriva in risposta all’incremento del costo della vita, e punta a garantire una maggiore protezione ai lavoratori vittime di infortuni o affetti da malattie professionali.

Il concetto di danno biologico

Il danno biologico si riferisce alla compromissione dell’integrità psico-fisica di una persona, indipendentemente dalla capacità lavorativa. Viene risarcito in caso di lesioni o malattie causate da infortuni sul lavoro o malattie professionali. Si tratta di un diritto riconosciuto in Italia ai lavoratori, e l’INAIL svolge un ruolo centrale nella determinazione e nel risarcimento di tale danno.

In termini concreti, il danno biologico rappresenta una riduzione permanente delle capacità dell’individuo, sia essa di carattere fisico o psicologico. Questa compromissione può influire in modo significativo sulla qualità della vita di chi è colpito, motivo per cui il sistema di indennizzo mira a compensare economicamente queste perdite.

Il contesto economico e la necessità di un adeguamento

La rivalutazione del 5,4% degli indennizzi INAIL per il danno biologico si inserisce in un contesto di aumento generale del costo della vita. Negli ultimi anni, l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto di molti lavoratori e, allo stesso modo, ha reso necessarie misure per adeguare le prestazioni e le indennità riconosciute.

L’INAIL ha deciso di rispondere a questa situazione con un incremento che sarà applicato agli importi spettanti per il risarcimento del danno biologico. Questo adeguamento si allinea con la necessità di proteggere i diritti dei lavoratori, specialmente in un periodo di incertezza economica e di cambiamenti sul piano sociale e sanitario.

Chi beneficerà della rivalutazione del 5,4% per danno biologico

La rivalutazione interesserà tutti quei lavoratori che hanno subito un danno biologico a seguito di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. L’aumento si applicherà tanto ai nuovi indennizzi quanto a quelli già in corso. Questo significa che anche coloro che stanno già ricevendo un indennizzo vedranno un incremento automatico della somma loro spettante.

È importante notare che il calcolo del danno biologico è effettuato secondo specifiche tabelle, che tengono conto della gravità delle lesioni e dell’età della persona danneggiata. La rivalutazione al 5,4% sarà quindi applicata agli importi risultanti da tali tabelle.

Il quadro normativo e le modalità operative

Il processo di rivalutazione degli indennizzi per danno biologico è stato regolamentato da una serie di decreti ministeriali che aggiornano periodicamente i criteri di calcolo. L’aumento del 5,4%, in vigore dal 2024, è stato ufficializzato con una circolare INAIL che fornisce dettagli operativi su come verranno applicati i nuovi importi.

Il Ministero del Lavoro e l’INAIL collaborano strettamente per garantire che gli importi siano adeguati alle condizioni economiche attuali, monitorando l’andamento dell’inflazione e altri fattori di natura socio-economica.

Il ruolo dell’INAIL nella protezione dei lavoratori

L’INAIL rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la sicurezza sul lavoro in Italia. Oltre a gestire l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, svolge un ruolo preventivo attraverso attività di sensibilizzazione e controllo presso le aziende.

Quando si parla di danno biologico, l’INAIL ha il compito di determinare l’entità del danno subito dai lavoratori e di provvedere al risarcimento secondo quanto stabilito dalle normative vigenti. Gli indennizzi riconosciuti possono variare a seconda della gravità del danno e della percentuale di invalidità assegnata, ma sono fondamentali per compensare, almeno in parte, le conseguenze di un infortunio o di una malattia sul piano fisico e psichico.

La rilevanza sociale ed economica della rivalutazione

L’aumento del 5,4% sugli indennizzi per danno biologico non è solo una questione tecnica o economica, ma rappresenta un segnale di attenzione da parte delle istituzioni verso i lavoratori colpiti da eventi traumatici o malattie legate all’attività professionale.

In un contesto in cui il potere d’acquisto delle famiglie italiane è messo a dura prova dall’inflazione, questo adeguamento rappresenta un modo per garantire che il risarcimento sia congruente con il costo reale della vita.

Non si tratta solo di una forma di sostegno economico, ma di un atto di giustizia sociale, volto a tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione lavorativa.

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Rapporto Ocse: “Come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il mercato del lavoro”

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Intelligenza Artificiale futuro del lavoro
La vicepresidente di Amazon Web Services (AWS) Nandini Ramani . Foto Ansa/Epa/José Méndez

L’Intelligenza Artificiale e il mondo del lavoro? Un rapporto ancora non chiaro né univoco. Per ora l’IA non ha comportato la perdita di tanti posti di lavoro nei Paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ma sono indispensabili regole e una mappa dei rischi per gestirla in modo che produca effetti positivi su imprese e lavoratori.

Sul tema è intervenuto a margine del G7 Lavoro di Cagliari Stefano Scarpetta, direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali all’Ocse. Il quale ha spiegato: “Abbiamo fatto delle stime, chiedendo agli imprenditori e ai lavoratori l’impatto dell’intelligenza artificiale all’interno dell’impresa“. “In realtà i dati che emergono sono che, a oggi almeno, non c’è stata sostituzione di lavoratori con modelli di IA“.

Intelligenza Artificiale e posti di lavoro

L’occupazione, dunque, non è diminuita a causa dell’IA. Quello che cambierà sarà il tipo di mansione lavorativa che le persone svolgeranno all’interno di tante imprese in tutti i settori. E quindi “bisogna investire nelle competenze di questi lavoratori in modo che rimangano complementari a quello che i modelli generativi dell’IA possono fare oggi e potranno fare domani“. “Spero che dopo il summit i ministri del Lavoro adottino un piano di azione per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che sia affidabile” è l’auspico di Scarpetta. Il dirigente dell’Ocse è stato fra i delegati presenti alla riunione presieduta dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone.

Questo è un punto fondamentale. Esistono già delle linee guida su come sviluppare i modelli di Intelligenza Artificiale ma bisogna dare linee guida e buone politiche per un uso che abbia benefici per le imprese. E  anche per i lavoratori e che riduca i potenziali rischi associati a questa tecnologia“. Scarpetta si è quindi soffermato sull’impatto dell’IA sul mercato del lavoro, tema al centro della riunione.

Potenzialità ma anche rischi

In realtà “di lavori che spariranno completamente ce ne saranno pochi ma molti saranno trasformati anche in maniera radicale” ha prospettato il delegato dell’Ocse. “È interessante come l’IA generativa sia più in competizione coi lavoratori altamente qualificati. Svolge mansioni non di routine e anche con capacità cognitive.”

“Però, quello che vediamo nei dati è che, mentre i lavoratori con livelli di competenze riescono a essere complementari con l’IA, anche quella generativa, forse quelli che subiranno di più una riduzione del tipo dei lavori, della qualità e della remunerazione sono i lavoratori con più bassi livelli di qualifica. È su di loro che bisogna investire“. Nell’IA Scarpetta vede “grandi potenzialità ma anche dei rischi“.

Nei nostri Paesi” ha ricordato ancora Scarpettaabbiamo già un quadro regolamentare molto ampio che protegge contro i problemi di privacy, discriminazioni e altri. Il problema è capire se l’Intelligenza Artificiale dev’essere regolamentata di più rispetto al quadro regolamentare che già abbiamo perché, in qualche modo, s’incunea in alcune falle dei sistemi regolamentari. Quindi, dobbiamo identificare i rischi. Fare un mapping di questi rischi e capire su quali aree intervenire. Ecco, il piano d’azione sull’IA che i ministri del lavoro stanno discutendo fa proprio questo: identifica le aree di rischio, le priorità in termini di interventi di policy“.

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Bolletta della luce: +8,8% per il cliente vulnerabile in Maggior Tutela

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Luce bolletta aumenti in arrivo
Foto X @paolo_r_2012

Nuovi rincari per la bolletta della luce. Nell’ultimo trimestre del 2024 aumenterà dell’8,8% quella per il cliente-tipo vulnerabile servito in Maggior Tutela. Dal 1° luglio di quest’anno, il servizio è disponibile per i soli clienti vulnerabili e cioè coloro che si trovano in almeno una delle seguenti condizioni. Hanno più di 75 anni, sono percettori di bonus sociale, sono soggetti con disabilità, residenti in un modulo abitativo di emergenza o isola minore non interconnessa, utilizzano apparecchiature salva-vita.

Nel servizio di Maggior Tutela sono attualmente serviti circa 3,4 milioni di cittadini. Lo rende noto l’Arera in un comunicato precisando che tutti i clienti vulnerabili, anche quelli attualmente nel mercato libero, hanno il diritto di passare alla Maggior Tutela. L’aumento in bolletta per il prossimo trimestre è principalmente dovuto all’atteso aumento dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità. Come conseguenza dell’incremento delle quotazioni del gas che si registra storicamente in vista dei mesi più freddi.

Bolletta, il dettaglio degli aumenti

Nel dettaglio, all’aumento della componente PE a copertura dei costi di acquisto dell’energia elettrica (+8,7%) si aggiunge quello della componente di perequazione Ppe (+0,8%), controbilanciati dal calo dei costi di dispacciamento (-0,7%). Restano invariate le componenti relative agli oneri generali di sistema e alle tariffe di rete regolate (Trasporto e gestione contatore). Sebbene ancora non tornata ai livelli pre-crisi, la spesa per l’utente tipo vulnerabile in Maggior Tutela nel 2024 sarà di circa 498 euro, in calo del 27,2% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno 2023.

Le reazioni dei consumatori

Pessima notizia, anche se il rialzo era ampiamente previsto per via e per colpa dell’andamento dei prezzi all’ingrosso”. Lo afferma l’Unc, commentando l’incremento della bolletta elettrica annunciato dall’Arera. Secondo lo studio dell’Unione nazionale consumatori, per il nuovo cliente tipo che consuma 2.000 kWh all’anno e ha una potenza impegnata pari a 3 kW, il +8,8% significa spendere 43 euro in più su base annua. La spesa totale nei prossimi 12 mesi sale così, per i vulnerabili, da 486 euro a 529 euro, che sommati ai 1244 euro dell’utente tipo che consuma 1100 metri cubi di gas, determinano una spesa complessiva pari a 1773 euro.

Anche a Milano, su 1.049 offerte con prezzo variabile e per fasce, nessuna bolletta costa meno della tutela. ‘‘Una dimostrazione del fallimento del mercato libero“, afferma Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Sia chiaro, però, che i prezzi per i vulnerabili, nonostante l’aumento di oggi, restano ancora più convenienti di quelli del mercato libero”, sottolinea l’associazione.

Gli accaparramenti del gas

Il Codacons rileva che “il rialzo delle quotazioni del gas impattano sulle bollette degli italiani ma rispetto allo stesso periodo del 2023 tariffe giù del -6,4% e addirittura del -60% rispetto al 2022″. “La corsa agli accaparramenti di gas ha determinato un rialzo delle quotazioni dell’energia sui mercati che si è riversata sulle tariffe finali praticate ai consumatori italiani“, dichiara l’associazione in una nota.

Si tratta di ”incrementi sostanziosi che, tuttavia, mantengono le tariffe della luce al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti”, spiega il Codacons. “Con gli attuali prezzi disposti da Arera, i clienti vulnerabili pagano infatti il 6,4% in meno rispetto alle tariffe sul mercato tutelato in vigore nell’ultimo trimestre del 2023, e nel confronto con lo stesso periodo del 2022, quando il prezzo della luce era pari a 66,01 centesimi di euro, le bollette risultano in calo addirittura del 60%”.

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Sigarette, in manovra la tassa di 5 euro a pacchetto?

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sigarette fumo Italia
Foto X @Adnkronos

Una tassa di scopo sulle sigarette, aumentando di 5 euro il costo di un singolo pacchetto da 20. Porterebbe un’iniezione di 13,8 miliardi di euro per sostenere il Servizio sanitario nazionale, sempre più in crisi. Sono queste le risorse preziose che si potrebbero ottenere con una misura che salverebbe le casse della sanità pubblica. E che contribuirebbe a evitare ogni anno migliaia di casi di tumore al polmone e altre neoplasie.

In una conferenza stampa al Senato, l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha lanciato il 4 ottobre la campagna SOStenereSSN – promossa da Aiom, Fondazione Aiom e Panorama della Sanità. E ha dichiarato guerra aperta al fumo, incassando l’appoggio della vicepresidente del Senato, Domenica Castellone (M5S), che ha annunciato emendamenti alla manovra che andranno in questa direzione.

Le sigarette provocano tumori

Il fumo, spiega il presidente Aiom Francesco Perrone, “è la causa del 90% dei casi di tumore al polmone, pari a 40mila nuove diagnosi nel 2023. Chiediamo alle Istituzioni di approvare una tassa di scopo sulle sigarette. L’obiettivo è ridurre il consumo di tabacco e disporre di ulteriori risorse, fino a 13,8 miliardi, da destinare al finanziamento del Ssn. Il tabagismo è un fattore di rischio anche per altre neoplasie, per malattie cardiovascolari e respiratorie“.

Secondo le stime Aiom, in Italia sono attribuibili a questa cattiva abitudine oltre 93mila morti ogni anno, con costi pari a oltre 26 miliardi di euro. Il 24,5% degli adulti (18-69enni) fuma e l’abitudine è sempre più diffusa soprattutto nelle donne, a cui corrisponde un progressivo aumento della mortalità per carcinoma polmonare. “Bisogna diffondere un messaggio chiaro: è necessario interrompere l’abitudine al fumo, perché non esiste una soglia sotto la quale le sigarette non risultino dannose”, avverte il presidente di Fondazione Aiom Saverio Cinieri.

Un pacchetto costa meno che in altri Paesi

Vanno anche sfatate delle false convinzioni, come quella che i prezzi siano già molto alti. Se in Italia nel 2021 un pacchetto costava circa 6 euro, in Inghilterra costava 12 euro, in Francia 9, in Romania 8, in Olanda 6,90, in Polonia e Germania 6,46. Solo in Spagna il costo è minore e pari a 5,54 euro.

Nel 2024, però, un pacchetto di uno dei maggiori marchi di sigarette in Italia ha il costo di 6,20 euro contro i 12,50 della Francia. Anche gli Usa hanno stabilito costi alti, intorno agli 8 dollari. Altro falso mito è che gli italiani si ribellerebbero ad una tassa di scopo sulle ‘bionde’. Secondo un’indagine del 2024 dell’Istituto Mario Negri di Milano, infatti, il 62% dei connazionali si dice favorevole a tale misura, finalizzando i ricavi al Ssn.

Una strategia la cui validità è attestata da istituzioni europee: “Anche la Banca mondiale – afferma Silvano Gallus, capo del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita del Mario Negri – considera l’aumento del prezzo tramite aumento della tassazione una delle più importanti strategie da attuare in un programma governativo di controllo del tabagismo. È stato calcolato che ad un aumento del 10% del prezzo corrisponda il 4% di riduzione dei consumi“.

Emendamenti nella manovra

La proposta ha ottenuto il pieno appoggio di Castellone, che ha annunciato emendamenti in tal senso nella manovra ma anche nel decreto contro le violenze ai sanitari appena arrivato al Senato. Ma c’è una ulteriore possibile strada per arrivare a realizzare questa misura: “Ho proposto pure di utilizzare la possibilità che oggi c’è, grazie ad un cambio di regolamento del Senato. Il quale prevede che se ci sono proposte di iniziativa popolare che raccolgono 50mila firme, queste vengano discusse in Aula al Senato entro tre mesi dalla data in cui sono depositate. Possiamo coinvolgere i cittadini su questo argomento”.

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Inflazione dell’Eurozona sotto il 2%: è la prima volta dal 2021

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Inflazione Eurozona sotto il 2%
Foto X @agenzia_nova

L’inflazione nell’Eurozona ha subìto un forte rallentamento nel corso del mese di settembre, stando agli ultimi dati ufficiali. Numeri e cifre che Eurostat ha reso pubblici il 1 ottobre e in base ai quali l’indice dei prezzi al consumo è sceso all’1,8% su base annua. È un valore molto significativo poiché si tratta del livello più basso da più di 3 anni, grazie soprattutto alla riduzione dei prezzi dell’energia, esplosi in concomitanza con la prima fase della guerra in Ucraina.

L’inflazione è quindi tornata sotto la soglia del 2%, ossia l’obiettivo che la Banca centrale europea (Bce) ha stabilito. E ciò avviene adesso per la prima volta dal giugno 2021. Il calo dell’indice generale dei prezzi al consumo nell’Unione europea potrebbe avere presto effetto. Quantomeno in termini strettamente finanziari. Perché potrebbe spingere la Bce a tagliare nuovamente i tassi d’interesse nel corso di questo mese di ottobre.

L’andamento dell’inflazione

Dopo che, per la prima volta da molto tempo, l’Istituto di Francoforte li ha già tagliati lo scorso 12 settembre. Qualora ciò dovesse riaccadere presto, calerebbe ancora il costo di prestiti e mutui, famiglie imprese ‘respirerebbero’, economicamente parlando. E tutto ciò andrebbe a costituire un contributo fondamentale per il rilancio della crescita economica nell’Unione europea. Ad agosto l’inflazione su base annua era scesa al 2,2%, dopo il 2,6% di luglio, nei 20 Stati europei che condividono la moneta unica.

Il calo dell’inflazione a settembre è stato perfino più netto di quello previsto dagli analisti della Factset (1,9%). Anche l’inflazione di fondo, che non tiene conto della volatilità dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, seguita con attenzione dalla Bce e dai mercati finanziari, ha proseguito la sua discesa. E si è attestata al 2,7% su base annua, dopo il 2,8% di agosto.

Il forte calo dei prezzi a settembre è dovuto principalmente alla riduzione del 6% su base annua dei prezzi dell’energia, compresi quelli del carburante alla pompa, che erano già scesi del 3% ad agosto. L’inflazione nell’Eurozona aveva raggiunto un livello record del 10,6% nell’ottobre 2022, quando i prezzi dell’energia si erano impennati dopo 8 mesi dall’invasione russa dell’Ucraina.

Il rialzo dei tassi da parte della Bce

Per contenere i prezzi la Banca centrale europea aveva aumentato i tassi d’interesse a livelli senza precedenti a partire dal luglio 2022. A costo di un forte rallentamento della crescita economica. Il miglioramento della situazione aveva poi permesso all’istituto di cominciare ad allentare la politica monetaria nella primavera scorsa. Il 6 giugno aveva effettuato un primo taglio dei tassi, stimolando il credito immobiliare e i prestiti alle imprese, seguito il 12 settembre da un secondo taglio. La prossima riunione di politica monetaria della Bce è prevista il 17 ottobre.

Il messaggio della presidente Christine Lagarde è stato chiaro: la Bce continuerà a seguire un approccio basato sui dati, riservandosi la possibilità di ulteriori interventi, qualora le condizioni economiche lo richiedessero. L’obiettivo finale rimane quello di riportare l’inflazione verso il target del 2%, senza compromettere la stabilità economica dell’area euro.

La politica monetaria dovrà bilanciare le esigenze di crescita a breve termine con la necessità di mantenere la stabilità dei prezzi e garantire che l’inflazione rimanga sotto controllo. Tuttavia molto dipenderà dall’evoluzione dei dati economici e dalla capacità dell’Eurozona di contrastare le pressioni globali, come la guerra in Ucraina e la competizione con le economie emergenti.

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All’ONU il ‘Summit del Futuro’, Guterres: “Serve nuova Bretton Woods”

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Guterres Segretario ONU
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite (ONU) António Guterres. Foto Ansa/Epa Paulo Novais

All’ONU è in programma dal 22 settembre il Summit of the Future sui paesi poveri. Alcuni dei paesi più poveri del mondo spendono più per il rimborso del debito che per sanità, istruzione e infrastrutture messe insieme. E in questo modo ostacolano gravemente le loro possibilità di sviluppare le proprie economie. 

Al Summit del Futuro la riduzione delle disuguaglianze e il miglioramento della vita delle persone attraverso la revisione dell’intero sistema finanziario internazionale saranno tra le principali priorità, riferisce UN News. “L’architettura finanziaria internazionale è obsoleta e inefficace. Semplicemente non siamo attrezzati per affrontare un’ampia gamma di questioni emergenti” ha spiegato il 12 settembre il Segretario generale dell’ONU António Guterres.

Il summit dell’ONU

La questione dello sviluppo sostenibile e del finanziamento dello sviluppo è uno dei temi centrali dell’evento ‘faro’, che inizierà il 22 settembre. I delegati da tutto il mondo rifletteranno sulla situazione globale per molti Paesi poveri che si trovano ad affrontare livelli di debito insostenibili che stanno paralizzando settori chiave per lo sviluppo. La necessità di riforme è resa ancora più urgente dal rapido avvicinamento della scadenza per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che costituiscono l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un’agenda che serve a stabilire obiettivi misurabili per costruire un futuro migliore entro la fine di questo decennio.

Gli obiettivi sono stati adottati dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, il che significa che nel 2023 è stata raggiunta la metà del percorso. Il traguardo è stato segnato in occasione del Summit sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dello scorso settembre, concepito per dare agli Obiettivi la spinta tanto necessaria. In un momento in cui le statistiche ufficiali delle Nazioni Unite mostravano che solo il 15% degli Obiettivi era stato raggiunto.

Nel suo policy brief sull’argomento, del maggio 2023, il capo delle Nazioni Unite ha presentato proposte che potrebbero consentire ai Paesi di far uscire i propri cittadini dalla povertà e di raggiungere il loro pieno potenziale. E chiede una “nuova Bretton Woods“. Il riferimento è all’accordo internazionale del secondo dopoguerra che ha portato alla creazione del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale. Ovvero due organizzazioni che decidono come e a quali condizioni prestare denaro ai Paesi bisognosi di assistenza finanziaria.

FMI e Banca Mondiale

Il contesto in cui sono stati nati il ​​FMI e la Banca Mondiale è praticamente irriconoscibile dall’ambiente politico ed economico odierno. Tanto per cominciare, erano presenti solo 44 delegazioni, rispetto agli attuali 190 Paesi membri dell’FMI. Tuttavia, i paesi sviluppati continuano a esercitare poteri di veto e diritti di voto eccessivi, mentre i paesi in via di sviluppo rimangono sottorappresentati.

Il sistema, afferma Guterres, è ora “del tutto inadatto allo scopo. In un mondo caratterizzato da cambiamenti climatici inesorabili, crescenti rischi sistemici, disuguaglianza estrema”. Ma anche “pregiudizi di genere radicati, mercati finanziari altamente integrati vulnerabili al contagio transfrontaliero. E drammatiche condizioni demografiche. Oltre a cambiamenti tecnologici, economici e geopolitici”.

Le risposte, secondo il capo dell’ONU, implicano l’aumento dei finanziamenti per sradicare la povertà e rendere i principali organi decisionali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale più democratici e rappresentativi. Serve inoltre la creazione di un nuovo organismo globale per coordinare l’economia di tutto il nostro pianeta. Una sorta di  “Consiglio di Sicurezza Economica“.

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Naomi Campbell ‘scivola’ sulla beneficenza: avrebbe speso per sé i denari della Fashion for Relief

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Campbell Naomi sotto inchiesta sulla beneficenza
Naomi Campbell. Foto Ansa/Andre Pain

L’ex top model britannica Naomi Campbell ha definito “fuorvianti” i risultati di un’indagine che la mette alla berlina come truffatrice. L’autorità di regolamentazione britannica le ha infatti vietato di gestire un ente di beneficenza per 5 anni. Campbell avrebbe speso migliaia di sterline di donazioni dirette al suo ente benefico per viaggi, hotel di lusso, sicurezza personale e sigarette. È il risultato di un’indagine avviata nel 2021 sulla sua charity Fashion for Relief, ong che si proponeva di aiutare i giovani “colpiti da avversità” come il virus Ebola e la povertà.

Naomi Campbell ora annuncia che sta valutando tutte le opzioni possibili, compreso un ricorso, contro la decisione a suo sfavore. In una dichiarazione diffusa dal suo manager, la modella ha affermato di “aver esaminato attentamente il rapporto della Charity Commission riguardante Fashion for Relief (UK)“. E e di aver “trovato le loro conclusioni incomplete e fuorvianti nella considerazione delle prove“. Prima di tutto, ha detto, “riconosco che, come volto di Fashion for Relief, sono in ultima analisi responsabile della sua condotta“.

Naomi Campbell si difende

Sfortunatamente, non ero coinvolta nelle operazioni quotidiane dell’organizzazione e ho affidato la gestione legale e operativa ad altri. Voglio assicurare a tutti coloro che ci hanno sostenuto che questi risultati vengono presi molto sul serio. Ho incaricato i nuovi consulenti di intraprendere un’indagine accurata su ciò che è accaduto“.

In secondo luogo – ha aggiunto l’ex top model – non ho mai intrapreso un lavoro filantropico per guadagno personale, né lo farò mai. Ho dedicato quasi 30 anni della mia vita a iniziative di beneficenza e mi preoccupo profondamente del valore e dell’impatto del lavoro che faccio. Contrariamente ai resoconti dei media, non mi è mai stata pagata alcuna parcella per la mia partecipazione a Fashion for Relief né ho fatturato alcuna spesa personale all’organizzazione. Per me è importante che questo punto sia chiarito ed evidenziato.

Il rapporto che la accusa sarebbe “imperfetto

In genere, allineo il mio lavoro di beneficenza con incarichi retribuiti, che coprono il mio viaggio e le spese correlate” ha continuato. “Nei casi in cui ciò non sia possibile, né io né i miei amici personali abbiamo coperto le spese. Infatti, in termini di spese alberghiere specifiche menzionate nel rapporto, l’hotel ha confermato che tutte le spese sono state regolate dal mio agente di viaggio personale, che a sua volta ha verificato che sono state rimborsate direttamente da una terza parte non affiliata alla fondazione“.

E dunque, “riteniamo che gli aspetti del rapporto siano profondamente imperfetti. Ci siamo occupati di punti specifici e intendiamo prendere in considerazione tutte le opzioni, inclusa la richiesta di un ricorso. Al fine di garantire che il rapporto presenti una rappresentazione equa e accurata delle nostre operazioni“.

Questa esperienza – ha concluso Naomi – ha solo rafforzato la mia determinazione a continuare ad avere una visione positiva del mondo. Sono grata per il sostegno incrollabile dei nostri donatori, partner e sostenitori. La vostra fiducia e pazienza durante questo periodo difficile sono profondamente apprezzate mentre lavoriamo diligentemente per affrontare questi problemi e restiamo saldi nella nostra missione di aiutare chi ne ha bisogno“. Proprio per questo ha aggiunto che sta valutando “tutte le opzioni possibili, compreso un ricorso” contro la decisione dell’autorità di regolamentazione.

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Commerzbank, la Ceo Bettina Orlopp: “Su Unicredit non saremo stupidi, atteggiamento aperto”

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Bettina Orlopp Commerzbank
Bettina Orlopp. Foto Ansa/Epa Ronald Wittek

Un autunno caldissimo, quello appena cominciato, per Commerzbank, la seconda banca di Germania. Dopo la scalata a passo di carica fatta dagli italiani di Unicredit, oggi detentori di una quota del 21% nell’istituto di Francoforte, tanto da aver mandato in panico il Governo Scholz, è l’ora di preparare il futuro. La banca milanese vuole una maxi fusione europea, per dar vita a una sorta di UniCommerz: un colosso continentale.

La nuova amministratrice delegata di Commerzbank, Bettina Orlopp, avrà un primo giro di colloqui con Unicredit il 27 settembre. Si tratta delle prime dichiarazioni che Orlopp, 54 anni, ha rilasciato da quando è stata nominata Ceo nei giorni scorsi, in un momento critico dei 154 anni di storia della banca tedesca. La nuova amministratrice ha parlato alla Financials Ceo Conference di Bank of America.

La linea Orlopp

Visti gli eventi manterremo un atteggiamento aperto e valuteremo tutte le opzioni che abbiamo sul tavolo” ha detto Orlopp, diplomaticamente. Per poi aggiungere, però, che Commerzbank non farà “nessuna cosa stupida” per proteggersi da Unicredit. “Il nostro obiettivo è proteggere il valore, il modello di business e il franchise di Commerzbank. Non faremo nessuna strana acquisizione o cose simili” per proteggerci, ha concluso. E ha quindi ribadito che “l’obiettivo è creare valore, non distruggerlo“.

Commerzbank, utile in crescita

In un contesto come questo, quanto mai mobile, a Piazza Affari Unicredit sembra aver spiccato il volo. Dopo che il 25 settembre il Ceo Andrea Orcel ha aggiornato al rialzo la guidance 2024, mentre il 27 settembre cominceranno i colloqui con la nuova Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp. Il titolo Unicredit è tra i migliori del Ftse Mib e guadagna il 4,69% a 39,64 euro per azione. In forte rialzo anche il titolo della banca tedesca e sale del 5,30% a 16,10 euro.

Commerzbank prevede un aumento dell’utile netto a ben oltre 3 miliardi di sterline (3,3 miliardi di dollari) nel 2027 (da 2,2 miliardi di dollari nel 2023). La seconda banca tedesca punta a distribuire più utili agli azionisti e aumentare il rendimento del capitale per gli investitori di oltre il 12% entro il 2027 (nel 2023 pari all’8%). La seconda banca tedesca ha un “notevole potenziale di crescita e di valorizzazione”, dichiara Jens Weidmann, presidente del consiglio di sorveglianza di Commerzbank.

Orcel: “Test per la Ue, noi solo investitori”

Da parte sua Andrea Orcel, l’ad di Unicredit, ha affermato dagli Stati Uniti che “la mossa su Commerzbank è un test di prova per l’Europa. Per dimostrare che possiamo metterci insieme e creare banche forti, che possono supportare l’economia“. “Non c’è un’offerta, è un investimento e non altro – ha precisato – possiamo mantenere, aumentare o vendere la quota” in Commerzbank.

Nel tentativo di placare gli animi (in Germania i sindacati son sul piede di guerra e non vogliono che Unicredit si fonda con Commerz), Orcel ha spiegato che “non chiederemo posti nel consiglio di Commerzbank“. “Siamo un investitore” e “di solito non credo che gli investitori abbiano un posto nel consiglio di amministrazione“. “In questo caso specifico, non penso sia opportuno che abbiamo un posto nel board perché siamo anche un concorrente. Non credo sia corretto“.

Qualsiasi strada abbiamo davanti richiede di continuare il dialogo e avere un dialogo“, ha quindi risposto il Ceo di Unicredit alla domanda se avesse informato il Governo tedesco sull’acquisto delle azioni Commerzbank. “Siamo molto interessati a riaprire un dialogo su Commerzbank“, ha indicato. Il banchiere ha parlato di “dialogo costruttivo con tutti gli stakeholders” anche perché, ha ricordato, “abbiamo 3,5 miliardi investiti in Commerzbank“.

 

 

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Swisscom acquista Vodafone Italia per 8 miliardi: via libera dalla Commissione Ue

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Vodafone Italia acquisita da Swisscom per 8 miliardi
Foto X @RSIInfo_

Dopo Fastweb è la volta di Vodafone Italia: Swisscom è ormai sul punto di acquisire la società di telefonia mobile dopo il via libera definitivo della Commissione Ue il 23 settembre. La luce verde all’acquisizione di Vodafone Italia è avvenuta ai sensi del Regolamento relativo alle sovvenzioni estere (Foreign Subsidies Regulation). Lo annuncia un comunicato di Swisscom. Questa decisione, commenta il gruppo svizzero, “è un altro passo importante verso l’ottenimento delle autorizzazioni regolamentari necessarie per la conclusione della transazione”.

Questa nuova tappa del percorso verso l’acquisizione giunge a seguito del comunicato del 15 marzo scorso. Una nota in cui si annunciava l’acquisizione di Vodafone Italia, come previsto dal Regolamento relativo alle sovvenzioni estere. Il 19 agosto – 5 mesi più tardi –Swisscom ha notificato la transazione alla Commissione europea, alla direzione generale della Concorrenza. Il 23 settembre, poco più di un mese dopo, la Commissione europea ha annunciato che l’esame preliminare si è concluso e che la transazione può quindi essere completata senza riserve.

Vodafone, manca ancora il sì dell’antitrust

Quanto tempo occorrerà ancora? Nel complesso, l’acquisizione di Vodafone Italia procede conformemente ai tempi prestabiliti. Swisscom si è assicurata il finanziamento per il prezzo di acquisto di 8 miliardi nel maggio 2024. E ha ricevuto il via libera incondizionato sia dalla Presidenza del Consiglio dei ministri italiana (legislazione sul golden power) che dalla Commissione federale svizzera della concorrenza.

La transazione è tuttora soggetta ad altre autorizzazioni normative, tra cui quella dell’autorità antitrust italiana. Quest’ultima ha annunciato l’11 settembre di aver avviato un’indagine approfondita sull’acquisizione ai sensi delle norme italiane in materia di controllo delle operazioni di concentrazione. Come annunciato inizialmente, Swisscom prevede che la transazione si concluda nel primo trimestre del 2025.

Come sopra accennato, Swisscom ha annunciato lo scorso marzo di aver stipulato accordi vincolanti per l’acquisizione del 100% di Vodafone Italia (filiale del gruppo britannico Vodafone). Per poi fonderne le attività con la propria controllata italiana Fastweb. Quindi alla fine Vodafone Italia e Fastweb si fonderanno in un unico conglomerato. A condurre la transazione è appunto Swisscom: un’azienda che è per il 51% di proprietà della Confederazione elvetica. Questa realtà ha sollevato vivaci reazioni politiche negative in Svizzera.

La fiducia degli investitori

Sul fronte dei consumatori vi è poi chi ha sottolineato la sgradevole concomitanza dell’operazione Swisscom-Vodafone con la revoca di vecchi abbonamenti per TV e Internet. Tutto sostituito da offerte più ampie, ma anche più care per il portafoglio di una famiglia. In borsa il giorno dell’annuncio il prezzo delle azioni di Swisscom – un titolo per sua natura spiccatamente difensivo – erano salito del 5% a circa 528 franchi.

Adesso lo si scambia a 549 franchi. Dall’inizio dell’anno la performance è del +8%, la stessa dell’SMI, l’indice di riferimento del mercato elvetico. Si tratta di segnali che denotano la fiducia degli investitori non solo nella solidità della compagnia elvetica. Ma anche nella lungimiranza del progetto di acquisizione di Vodafone Italia per fonderla con la già controllata Fastweb. Diranno i fatti quello che accadrà nel 2025: un anno chiave per la società elvetica e per il nuovo conglomerato che sorgerà dalla fusione di Fastweb con la neo-acquisita Vodafone Italia.

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Stellantis, taglio di scorte e prezzi sulle auto in America per tentare di “stare in piedi”

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America Stellantis affari vanno male
Foto X @MrSethHarris

John Elkann non dorme sempre sonni tranquilli, ultimamente: la sua Stellantis, in difficoltà per le vendite di veicoli in Europa, lo è anche in Nord America. Reuters riporta la notizia secondo cui la casa madre di Chrysler, e cioè appunto Stellantis, sta cercando di rafforzare il suo posizionamento negli Stati Uniti e in Canada. Come? Semplice: tagliando brutalmente le sue scorte gonfiate e tagliando anche i prezzi dei veicoli.

La casa automobilistica, hanno spiegato i vertici americani di Stellantis, punta a tagliare 100mila veicoli dalle sue scorte negli Stati Uniti entro l’inizio del prossimo anno. E ha già compiuto una riduzione di circa 40mila unità fra luglio e agosto. Lo ha dichiarato la direttrice finanziaria Natalie Knight in una conferenza virtuale di BofA Securities.

Stellantis: “Tempi difficili, vince chi resta in piedi”

Viviamo in tempi molto difficili. In cui ci saranno vincitori e vinti, e molto dell’essere il vincitore significa essere l’ultimo uomo in piedi” ha detto Knight senza peli sulla lingua. La dirigente ha inoltre aggiunto che ritoccare prezzi e scorte sarà una parte fondamentale del strategia della casa automobilistica per superare la difficile transizione verso i veicoli elettrici. In Occidente, e in modo particolare in Europa, i veicoli elettrici non stanno affatto diventando i nuovi mezzi di trasporto del futuro.

Costano troppo a meno che non ci siano forti bonus economici da parte dello Stato. Non ci sono abbastanza stazioni di ricarica; i pezzi di ricambio, a cominciare dai ‘treni’ di batterie di ricambio hanno prezzi proibitivi. Per quanto riguarda Stellantis in America, il produttore Jeep è sotto pressione da parte degli azionisti, dei concessionari e degli stessi lavoratori per invertire il calo delle vendite, dei profitti e del crollo del prezzo delle azioni.

Tavares licenzia e taglia stipendi

Stellantis, riporta ancora Reuters, all’inizio di quest’anno ha dichiarato che le scorte totali del gruppo ammontavano a circa 1,4 milioni di veicoli. Ma il suo utile operativo rettificato è sceso del 40% a causa di una debole performance commerciale in Nord America. L’amministratore delegato del gruppo, uomo di fiducia di John Elkann, ovvero Carlos Tavares, ha visitato gli Stati Uniti in agosto con l’obiettivo dar vita a un piano per invertire la negativa tendenza di Stellantis.

Tavares ha condotto un’aggressiva strategia di riduzione dei costi, con conseguente riduzione degli stipendi e del numero di operai al lavoro. Natalie Knight ha affermato che i dirigenti continueranno a ristrutturare le attività del gruppo nei prossimi anni.
La casa automobilistica si impegnerà a procurarsi l’80% della sua fornitura da paesi a basso costo entro il 2028, ha affermato la dirigente. Uo sforzo che, secondo lei, ridurrebbe significativamente le sue spese complessive.

Stellantis ha tagliato i prezzi su alcuni dei suoi veicoli, tra cui la Jeep Grand Cherokee e la Jeep Compass, ha detto ancora Knight. Sebbene Knight abbia riconosciuto che la prima metà dell’anno è stata difficile per la casa automobilistica, ha affermato che le condizioni dovrebbero migliorare fino alla fine del 2024. La casa automobilistica si aspetta ancora che le vendite di nuovi modelli contribuiscano per il 15-20% ai ricavi nella seconda metà di quest’anno. Ma “i tempi sono molto difficili” e intanto a pagare sono i lavoratori.

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