sabato, Gennaio 18, 2025
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Il Decreto Anticipi diventa Legge: cambiamenti e conferme

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Lorenzo Fontana Decreto Anticipi
Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana @Crediti Ansa - DirittoLavoro

Il Decreto Anticipi ha ottenuto l’approvazione definitiva alla Camera con 164 voti e favore e 115 contro. All’interno del testo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, si trovano diverse importanti novità dal punto di vista fiscale.

Secondo quanto si può apprendere dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Anticipi è, ad oggi, Legge. Approda, infatti, nella Gazzetta Ufficiale n. 293 del 16 dicembre 2023 la legge 15 dicembre 2023, n. 191, di conversione del Decreto Anticipi (D.L. n. 145/2023). Il testo, nello specifico, contiene alcune misure urgenti in materia economica e fiscale riservate agli enti territoriali. Introdotte anche alcune novità per quanto concerne la tutela del lavoro. Inoltre, attraverso il decreto, sono stati anticipati al 2023 alcuni interventi previsti per il 2024. Misura nata con l’intento di alleggerire la spesa statale nel corso del prossimo anno e fino a quando non tornerà ad essere applicato il Patto di Stabilità.

Pensioni, indennità contrattuali e rata Irpef

Andando nel dettaglio del Decreto Anticipi, si apprende che per quanto concerne le pensioni è stato confermato l’anticipo al 2023 del conguaglio per il calcolo della perequazione. Conguaglio che per l’anno in corso corrisponde ad un onere di 2 miliardi di euro. A partire dal mese di dicembre 2023 e con validità sul 2024, inoltre, il Decreto Anticipi prevede l’indennità contrattuale per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, che abbiano sottoscritto un contratto a tempo indeterminato. Attualmente questo onere ammonta a 2 miliardi di euro, ma non è da escludere un aumento tenendo in considerazione che, nei prossimi mesi, sono previsti ulteriori conguagli.

Ancora tra le misure riportate dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si apprende che solo per il periodo d’imposta 2023 è rinviata la seconda rata dell’Irpef per i titolari di partita Iva, che abbiano maturato ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro. Il versamento, in questo caso dovrà essere effettuato entro il 16 gennaio 2024 privo di interessi. È prevista, inoltre, la possibilità di rateizzare i pagamenti, fino ad massimo di cinque rate mensili di pari importo, con scadenza il 16 di ogni mese da gennaio a maggio 2024. Sulle rateizzazioni, tuttavia, saranno applicati gli interessi a partire dalla seconda rata.

Ulteriori conferme e novità del Decreto Anticipi

Come si apprende ancora dal Decreto Anticipi, a seguito del passaggio parlamentare sono state approvate alcune norme. Tra quelle specificate anche la proroga dello smart working fino al prossimo 31 maggio 2024 di cui potranno usufruire i genitori con figli fino a 14 anni. Inoltre, la disposizione ha modificato il calcolo della soglia dei fringe benefit e risolve il problema dei mutui agevolati, concessi dagli istituti di credito ai propri dipendenti. Sempre il Parlamento ha approvato la norma che esenta dall’Iva gli interventi di chirurgia estetica con finalità terapeutiche, ovvero volti a diagnosticare o curare malattie o problemi di salute.

Con il Decreto Anticipi si conferma anche la riapertura dei termini per effettuare il versamento delle rate scadute della rottamazione quater. In tal senso, i contribuenti hanno potuto recuperare i pagamenti scaduti il 31 ottobre e il 30 novembre con una proroga fino al 18 dicembre 2023. Infine, altra conferma l’estensione della riforma del Fondo di Garanzia per le Pmi anche al 2024. Novità importante, in questo campo, il fatto che potranno accedere al fondo anche gli enti del Terzo settore.

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Contratto di apprendistato nella Pubblica Amministrazione: come funziona

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Apprendistato Pubblica Amministrazione
Firma contratto - DirittoLavoro

Nel pubblico impiego è stato introdotto un aspetto rivoluzionario. Infatti, oltre al tradizionale percorso d’ingresso attuabile con il concorso pubblico e le relative prove, il nuovo decreto attuativo del Ministero della Pubblica Amministrazione prevede l’accesso agli uffici pubblici anche attraverso un contratto di apprendistato, come nel privato.

Il Ministero per la Pubblica Amministrazione ha firmato il provvedimento attuativo che indica in quale modo saranno reclutati i giovani laureati attraverso contratto di apprendistato. Tale decreto è stato adottato in coordinamento con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, con l’obiettivo di rafforzare urgentemente le capacità amministrative delle singole Pubbliche Amministrazioni. L’articolo che contiene detto provvedimento, demanda ad un decreto interministeriale l’individuazione dei contenuti omogenei delle convenzioni non onerose, che le amministrazioni pubbliche potranno sottoscrivere, fino al 31 dicembre 2026, con le università.

Nuove possibilità per accedere ai pubblici impieghi

Secondo le nuove regole in tema del contratto di apprendistato per la Pubblica Amministrazione, ogni amministrazione potrà assumere i giovani laureati, individuati e selezionati su base territoriale, per svolgere un’esperienza di lavoro a contratto a tempo determinato per un massimo di 36 mesi. I giovani dovranno avere meno di 24 anni e aver completato gli esami di cui al piano di studi. Le assunzioni dovranno compiersi nel rispetto del limite del 10% delle capacità di assunzione di ogni PA. Previsto invece il 20% per i Comuni, le unioni di Comuni, le Province e le città metropolitane.

Il decreto attuativo rispetto al contratto di apprendistato per la Pubblica Amministrazione, inoltre, prevede che le singole amministrazioni debbano sottoscrivere le convenzioni innanzitutto con gli atenei universitari più vicini o, comunque, rientranti nell’area territoriale delle pubbliche amministrazioni interessate. Le singole amministrazioni, sulla base del proprio ambito territoriale, devono fissare gli specifici requisiti ai fini dell’ammissione alle prove concorsuali previste dalla nuova misura. Dunque, per poter stipulare il contratto di apprendistato nella Pubblica Amministrazione, il candidato dovrà superare una prova scritta e una prova orale.

L’opportunità del contratto di apprendistato per la Pubblica Amministrazione

Così come per i concorsi classici, ai fini del punteggio in graduatoria, saranno valutati i titoli universitari, inclusa la media ponderata dei voti dei vari esami, il voto di laurea e gli eventuali titoli di specializzazione conseguiti dopo la laurea. Rilievo dato anche ad eventuali esperienze professionali pregresse e documentate. Altro aspetto importante relativo al nuovo contratto di apprendistato nella Pubblica Amministrazione è la possibilità, in seguito al periodo di formazione, di poter essere assunti a tempo indeterminato. Un posto fisso, dunque, senza il passaggio presso i tradizionali concorsi pubblici.

I giovani assunti con contratto di apprendistato nella Pubblica Amministrazione saranno inquadrati nell’area dei funzionari, a livello retributivo iniziale, del comparto Funzioni centrali, o nella corrispondente area prevista dall’ordinamento dell’amministrazione procedente. Per riportare alcuni esempi concreti, a tal proposito, Il Sole 24 Ore ha specificato che per quanto riguarda la retribuzione nel caso dei ministeri, si tratterà di un tabellare da 1.792 euro lordi al mese per 13 mensilità. In conclusione, dunque, questo nuovo decreto ha l’obiettivo di potenziare gli uffici pubblici e allo stesso tempo di agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro delle nuove generazioni.

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I rincari del 2024: cibo, bollette, Rc auto e telefonia

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Foto X @RaiNews

Sul fronte dei rincari il nuovo anno 2024 che sta arrivando porterà brutte sorprese per le tasche dei consumatori. Il conto complessivo degli aumenti su merci e servizi potrebbe raggiungere i 974 euro a famiglia. Lo afferma il Codacons, che ha stimato la maggiore spesa che attende i consumatori nel 2024 a causa dei rincari di prezzi e tariffe nei vari settori.

Dagli alimentari all’Rc auto, passando per banche e telefonia, le famiglie dovranno mettere mano al portafogli. E andare incontro ad aumenti che, in alcuni casi, potrebbero essere particolarmente sostanziosi, spiega l’associazione. Si parte da cibi e bevande, prodotti che registrano da due anni un trend in forte rialzo e che proseguirà, seppur in attenuamento, nel corso del 2024, determinando una maggiore spesa stimata in +231 euro a famiglia.

Rincari in vari settori

Per il comparto dei trasporti (auto, treni, aerei, ecc.), caratterizzato nel 2023 dai fenomeni del caro-benzina e del caro-voli che hanno tenuto banco per mesi, una famiglia media potrebbe ritrovarsi a spendere +160 euro annui. Rincari delle tariffe nel settore che proseguiranno anche nel corso del 2024. Altra nota dolente è quella dell’Rc auto, con i prezzi delle polizze in forte rialzo nell’ultimo periodo, come certificato anche dall’Ivass.

Un nucleo familiare che dispone di due automobili si ritroverà a spendere in totale 62 euro in più rispetto al 2023 solo a titolo di copertura assicurativa, prevede il Codacons. Ci sono poi gli adeguamenti tariffari nel comparto della telefonia, con diversi gestori che hanno già annunciato aumenti (fino ad un massimo del 10%) per il nuovo anno. Si prevede una maggiore spesa tra i +30 e i +35 euro a famiglia.

Energia, banche e turismo

Se per i mutui sembra finita la politica dei rialzi dei tassi imposta dalla Bce lo stesso non può dirsi per il settore dell’energia. Lì regnano ancora pesanti incognite: la fine del mercato tutelato del gas (fissata al 10 gennaio 2024) e della luce (luglio 2024) porterà inevitabilmente incrementi delle tariffe, come peraltro denunciato di recente da un report Istat.

La maggiore spesa potrebbe attestarsi quindi a +220 euro annui a nucleo familiare, stima l’associazione. L’elenco dei rincari continua con le banche (+18 euro a nucleo a titolo di servizi finanziari e bancari), tariffe locali (+60 euro per rifiuti, acqua, ecc.) bar e ristoranti (+68 euro annui a famiglia per mangiare e bere fuori casa). Proseguiranno inoltre i rincari nel comparto del turismo, con aumenti dei listini che interesseranno strutture ricettive, pacchetti vacanza, stabilimenti balneari e servizi vari: in media +120 euro a nucleo.

L’allarme di Assoutenti

Assoutenti parla di una nuova mazzata per le tasche dei cittadini. “I consumatori italiani andranno incontro a partire dal prossimo gennaio ad una ‘stangata telefonica’ da +770 milioni di euro all’anno. Con le tariffe per i servizi di rete fissa, mobile e internet che, nel corso del 2024, subiranno sensibili rincari”. “Solo per gli incrementi già comunicati dai gestori la maggiore spesa potrà raggiungere i +60 euro annui a utenza, a seconda dell’offerta sottoscritta” afferma il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso. “A tali rincari andranno poi aggiunti gli adeguamenti tariffari legati all’inflazione, per un importo compreso tra i +27 e i +30 euro annui a famiglia, pari ad una stangata che potrebbe raggiungere nel 2024 la cifra complessiva di 770 milioni di euro”.

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NASpI giornalisti: al via dal 2024 alle regole INPS

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Naspi giornalisti
Giornalista - DirittoLavoro

Dal 2024 prendono il via le regole INPS per quanto concerne la NASpI ai giornalisti. Dal 1° gennaio questa categoria di lavoratori, infatti, non farà più capo all’INPGI. A fornire tutti i dettagli l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Dal 1° gennaio 2024 cambiano le regole per i giornalisti che intendono richiedere la NASpI. La misura è riservata ai lavoratori dipendenti, la cui gestione è passata dal 1° luglio 2022 dall’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (INPGI) all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS). Tutte le indicazioni e le precisazioni arrivano, proprio, dall’INPS attraverso il messaggio 4579.

Il passaggio dall’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani all’Istituto Nazionale di previdenza Sociale

A prevedere il passaggio della gestione della NASpI per i giornalisti dall’INPGI all’INPS è stato il comma 103 dell’articolo 1 della Legge n. 234 del 30 dicembre 2021, ovvero la Legge di Bilancio 2022. Nel dettaglio, tale norma ha previsto che nel periodo compreso tra il 1° luglio 2022 ed il 31 dicembre 2023 i trattamenti continuassero ad essere gestiti con le regole INPGI, mentre dal 2024 il passaggio alle regole INPS diventa effettivo. Già con la circolare n. 91 del 27 luglio 2022, l’INPS aveva fornito le prime indicazioni per la NASpI dei giornalisti, fornendo le informazioni amministrative per gestire pragmaticamente la pratica.

Nella circolare era già specificato che per la disoccupazione dei giornalisti, relativa ad eventi che si dovessero verificare dopo il 1° gennaio 2024, ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato si applica la disciplina prevista per la generalità dei lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti e, conseguentemente, la disciplina prevista in materia di indennità di disoccupazione NASpI come illustrata nelle relative circolari pubblicate dall’Istituto in materia e attuative delle richiamate disposizioni. Dunque, con il nuovo anno i giornalisti seguiranno le stesse identiche regole in vigore per gli altri lavoratori dipendenti, mettendo fine definitivamente al periodo di transizione in cui erano ancora attive le vecchie regole INPGI.

Come effettuare la domanda per la disoccupazione NASpI dei giornalisti

A tal proposito, per fare domanda di disoccupazione, anche i giornalisti dovranno presentare la richiesta in forma telematica all’INPS. Nello specifico dal sito internet www.inps.it attraverso il seguente percorso: “Sostegni, Sussidi e Indennità” > “Per disoccupati” > “NASpI: indennità mensile di disoccupazione” > “Utilizza il servizio” > “NASpI – invio domanda, comunicazioni e consultazione” > “Utilizza il servizio” > “Nuova Domanda”. Bisogna, inoltre essere in possesso di una delle seguenti credenziali: SPID di livello 2 o superiore; Carta di identità elettronica 3.0 (CIE); Carta nazionale dei servizi (CNS). In alternativa si può effettuare domanda tramite gli Istituti di Patronato o tramite il servizio di Contact Center Multicanale.

Il messaggio 4579 dell’INPS precisa anche nella domanda NASpI, i giornalisti devono indicare di appartenere a tale categoria professionale, questo consentirà di gestire nella maniera opportuna la domanda. La prestazione di disoccupazione NASpI giornalisti è gestita dal Polo nazionale INPGI 1, istituito presso la Filiale metropolitana di Roma Flaminio, che continuerà anche a gestire le indennità di disoccupazione a favore dei giornalisti per gli eventi di disoccupazione involontaria intervenuti fino alla data del 31 dicembre 2023 e disciplinate dal citato Regolamento di previdenza della Gestione sostitutiva INPGI .

Fonte: info dal sito ufficiale Istituto Nazionale Previdenza Sociale

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Manovra di bilancio, le ultime novità

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manovra bilancio novità 2024
Foto Ansa/Chigi Filippo Attili

La manovra economica per la legge di bilancio è in dirittura d’arrivo. Fra le principali novità c’è il taglio del cuneo fiscale abbinato al passaggio da 4 a 3 aliquote Irpef. Ma anche gli sgravi per il lavoro delle mamme, i fondi per i rinnovi dei contratti pubblici, il canone Rai scontato a 70 euro, Quota 103 per le pensioni con penalizzazioni e, infine, il finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina.

La manovra 2024 ha ottenuto il primo via libera al Senato una settimana prima di Natale dopo l’esame della Commissione Bilancio. Il Governo ha corretto la stretta sulle pensioni (fino a un massimo del 25% della fetta retributiva) per il personale sanitario, degli enti locali, degli ufficiali giudiziari e dei maestri.

Manovra, le pensioni

Saranno salvi i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non saranno toccate le pensioni di vecchiaia, mentre resteranno penalizzate quelle anticipate. Medici e infermieri potranno godere di un ulteriore ammorbidimento prolungando la loro permanenza in servizio una volta maturati i requisiti per l’uscita anticipata. Per ogni mese in più di lavoro il taglio dell’aliquota di rendimento sulla quota retributiva si ridurrà di un trentaseiesimo.

I sanitari potranno inoltre rimanere in ospedale anche dopo il raggiungimento dei 40 anni di servizio fino al limite di 70 anni di età. Per compensare l’impatto sui conti pubblici, per tutte le categorie saranno dilatate le finestre d’uscita. A 3 mesi nel 2024, a 4 mesi nel 2025, a 5 mesi nel 2026, a 7 mesi nel 2027 fino a 9 mesi a partire dal 2028.

Violenza donne e fondo disabili

Con un emendamento delle opposizioni, che la maggioranza ha condiviso, si destinano 40 milioni previsti in manovra alla costruzione di centri antiviolenza e case rifugio. L’obiettivo è inoltre quello di finanziare il microcredito di libertà e sostenere anche economicamente le donne vittime di violenza e per investire sulla formazione degli operatori. Cresce di complessivi 35 milioni in tre anni, invece, la dotazione del fondo per l’Alzheimer e le demenze.

La dotazione del fondo la si incrementa di 5 milioni per il 2024 e di 15 milioni sia per il 2025 che per il 2026. Più risorse anche al fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità. Nel testo della manovra lo si istituisce a partire dal primo gennaio 2024. Il fondo è incrementato di 320 milioni nel 2024 e portato da 231,8 a 552,2 milioni di euro. Rifinanziato con 60 milioni anche il Fondo vittime dell’amianto.

Manovra, il Ponte sullo Stretto

La manovra di bilancio rimodula i fondi per il maxi-progetto di collegamento con la Sicilia: c’è una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032). Queste risorse vanno al Fondo di sviluppo e coesione. Di esse, 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1,6 miliardi dalla quota destinata alle regioni con 300 milioni dalla Calabria e 1,3 miliardi dalla Sicilia.

Mutui e affitti brevi

Le famiglie numerose godranno di priorità per l’accesso al Fondo di garanzia per la prima casa. Si tratta delle famiglie con tre figli under 21 e un Isee sotto i 40mila euro all’anno, quelle con 4 figli e Isee sotto i 45mila e quelle con 5 figli e Isee oltre i 50mila euro annui. La garanzia del Fondo è crescente con il numero di figli: 80% della quota capitale con 3 figli, 85 per cento con 4 e del 90 per cento con 5 figli. In ambito casa si interviene anche sdoppiando la cedolare secca sugli affitti brevi. Sarà al 21% sulla prima casa in locazione (a scelta del proprietario), al 26% sulle eventuali altre.

 

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Saldi invernali? Troppo presto: i commercianti li vorrebbero a febbraio

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saldi napoli italia
Saldi a Napoli. Foto Ansa/Ciro Fusco

Dopo un mese di dicembre tutt’altro che freddo è cominciata il 5 gennaio in quasi tutte e regioni italiane la stagione dei saldi invernali, le vendite di fine stagione. I negozi, a dir la verità, hanno scaffali per metà ancora pieni. Lo indica Confesercenti all’Adnkronos. In un sondaggio svolto su un campione di imprese, non solo della propria associazione, Confesercenti ha verificato come il 92,1% dei negozi indipendenti ritenga che la data di inizio dei saldi sia troppo anticipata.

Una percezione che si è fortemente acuita quest’anno, dopo un autunno-inverno dalle temperature più miti del normale. Ormai il fatto che siano in corso, ben visibili, i cambiamenti climatici anche in Italia non è più oggetto di discussione. L’aumento della frequenza dei cosiddetti eventi meteo estremi – nubifragi e alluvioni, così come siccità estiva e invernale – è sotto gli occhi di tutti. E ciò ha, molto banalmente, anche un riflesso abbastanza preciso sugli andamenti del commercio al dettaglio.

I saldi e i cambiamenti del clima

Il 96% delle imprese che Confesercenti ha interpellato segnala di aver registrato tra ottobre e dicembre 2023 un calo delle vendite dei prodotti delle collezioni autunno-inverno rispetto allo stesso periodo del 2022. La flessione media è stata del 46%. Tanto che la richiesta era stata di fare slittare la stagione degli sconti di un mese, al 5 febbraio. Una ipotesi che comunque non metteva d’accordo tutto il mondo del commercio di prossimità, in alcuni suoi settori timoroso delle mosse delle grandi catene e delle grandi piattaforme online.

E così il 5 gennaio, dopo l’anticipo della Valle d’Aosta, è scattato il via libera ai saldi invernali in tutte le regioni italiane. Secondo le previsioni, fino a domenica 7 gennaio saranno circa 12 milioni gli italiani che acquisteranno un prodotto moda a prezzo scontato – nei negozi e sulla rete – per una spesa complessiva di circa 1,8 miliardi di euro.

Il 40% comprerà di sicuro

Complessivamente, 4 italiani su 10 hanno già pianificato di comprare a saldi, con un budget medio previsto di 267 euro. Ma c’è un ulteriore 56% che acquisterà in caso di offerta interessante e che quindi non ha ancora preventivato una spesa. Una quota in crescita rispetto agli scorsi anni, segnale di una maggiore attenzione da parte delle famiglie, che quest’anno si orienteranno su acquisti ragionati e più utili che in passato.

Sui saldi i negozi fisici mantengono stabilmente la preferenza dei consumatori. Li sceglie per almeno un prodotto l’83% degli italiani, contro il 51% che prevede di acquistare anche online. Sul territorio nazionale, a partecipare alle vendite di fine stagione saranno oltre 80mila negozi, con uno sconto medio di partenza del 25%. La disponibilità sarà più ampia del solito per un autunno inverno dalle temperature più miti del normale. Un cambiamento climatico che, come detto, ha inciso sul 96% delle imprese, che segnalano un calo medio del -46% delle vendite dei prodotti delle collezioni autunno inverno.

Saldi, cosa si acquisterà di più

Chi è intenzionato a comprare con i saldi cerca soprattutto calzature – 58% delle indicazioni – seguite a stretto giro da maglioni e felpe (56%). La classifica dei desiderata degli italiani, per i saldi invernali 2024, prosegue con l’intimo (34%), gonne e/o pantaloni (33%), magliette, canottiere e top (29%), camicie e camicette (27%). Sotto la media le indicazioni per i cosiddetti capispalla (21%, lo scorso anno erano il 27%). Il 19% cercherà una borsa, mentre il 17% un abito/completo; il 15% si orienterà invece sulla biancheria per la casa, il 13% su foulard, cappelli e altri accessori. Il 12% dei consumatori segnala interesse per l’acquisto di cinture e il 10% per articoli di piccola pelletteria, portafogli e portacarte.

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Consiglio dei ministri, provvedimento ad hoc per il Superbonus

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Palazzo Chigi Consiglio dei ministri
Foto X @Agenzia_Ansa

Il Consiglio dei ministri si prepara a varare un provvedimento ad hoc sul Superbonus edilizio. Non una proroga del regime attuale ma una forma di sanatoria. Le forze di maggioranza avrebbero infatti trovato un’intesa per un nuovo intervento che salvaguardi un passaggio non troppo drastico dal regime del 110% e 90% di copertura statale degli importi dei lavori a quello del 70% che scatterà dal prossimo anno. 

Secondo quanto riporta l’Ansa, il 28 dicembre diverse fonti interne alla maggioranza di Governo hanno fatto sapere che prima del Consiglio dei ministri si sarebbero riuniti i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. A essi si sarebbe aggiunto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Ci sarebbe l’accordo per non inserire l’intervento nel decreto Milleproroghe ma in un provvedimento ad hoc. Non si tratterà di una proroga del Superbonus ma di una misura mirata.

I provvedimenti in Consiglio

Oltre a questa misura il Consiglio dei ministri del 28 dicembre ha analizzato 4 decreti fiscali, incluso quello che riduce le aliquote Irpef e il decreto Milleproroghe, sui quali c’è il consenso di tutti. Strada in discesa, dunque, per i decreti, finalizzati a rendere il sistema più semplice ed equo. In particolare, l’intervento sugli scaglioni Irpef era atteso al precedente Consiglio dei ministri, salvo poi i posticipo divenuto necessario per renderlo coerente con la Finanziaria in esame al Parlamento.

C’è consenso anche sul Milleproroghe che, come di consueto, vedrà convergere una miscellanea di deroghe in extremis che non sono entrate in manovra. Diverse invece la posizioni sul bonus edilizio al 110%, con Forza Italia che punta ad una proroga ed un Mef recalcitrante per scongiurare nuovi buchi di bilancio. Alla fine, come detto, ci sarà quasi certamente un provvedimento a parte.

La grana del Superbonus

Attesa inizialmente con il Milleproroghe, la soluzione al Superbonus troverebbe spazio in un decreto legge ad hoc da parte del Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi sul tavolo quella più selettiva di un Sal straordinario limitato solo ad alcune tipologie di lavori o l’alternativa di un rinvio di 3 mesi per chi ha completato almeno il 70% degli interventi entro quest’anno. Intanto, cifre alla mano, il Superbonus a novembre è costato complessivamente alle casse dello Stato 96 miliardi e a dicembre si attende un nuovo balzo di circa 20 miliardi. Da qui il freno del ministero dell’Economia.

La nuova Irpef

I quattro decreti legge fiscali in Consiglio dei ministri riguardano lrpef, statuto del contribuente, contenzioso tributario e cooperative compliance. Con il primo provvedimento parte il primo modulo della riforma fiscale, al momento finanziato solo per il 2024. Le aliquote Irpef si riducono da quattro a tre accorpando i primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23% per i redditi fino a 28.000 euro.

L’aliquota sale al 35% per i redditi fino a 50.000 euro e al 43% oltre i 50.000. Inoltre si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area. La riforma garantisce un beneficio massimo di 260 euro annue (21 circa se divisi per 12 mensilità) per la fascia di reddito tra 30mila e 50mila euro. Oltre i 50mila euro invece il vantaggio fiscale verrà neutralizzato da un taglio equivalente delle detrazioni.

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Ddl Concorrenza, Mattarella promulga la legge ma critica il Governo

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Ddl Concorrenza Quirinale
Sergio Mattarella. Foto Ansa/Quirinale

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge sulla concorrenza, elemento fondamentale per i finanziamenti del PNRR, ma ha inviato una lettera ai presidenti delle Camere e alla presidente del Consiglio per chiedere nuove norme. In particolare sull’articolo 11 della legge che riguarda il commercio sulle aree pubbliche.

Come aveva fatto già il 24 febbraio 2023, quando aveva chiesto modifiche al ddl milleproroghe per la parte riguardante i balneari, ora il capo dello Stato ritiene “indispensabili” nuove norme che “a breve” intervengano a modificare l’articolo 11 del ddl concorrenza approvato a dicembre, ritenendo eccessivamente lunghe le proroghe per le concessioni già in essere dei commercianti ambulanti.

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Concorrenza, le contestazioni del Presidente

La disciplina in esame presenta evidenti analogie con quella delle concessioni demaniali marittime, introdotta con la legge di conversione del decreto legge 29 dicembre 2022, n.198, recante ‘Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi’” ha scritto Mattarella. Disciplina che era stata “oggetto di una mia precedente lettera del 24 febbraio 2023, inviata ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri, ove evidenziavo i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo“.

E quindi, ha sottolineato il Presidente, profili di contrastocon il dettato costituzionale della legge ora in esame suscitano analoghe, rilevanti perplessità di ordine costituzionale le disposizioni del richiamato articolo 11 che intervengono sulle concessioni in essere e ne dispongono proroghe a vario titolo. Si prevede infatti che continuino ad avere efficacia fino al termine previsto nel relativo titolo, non solo – com’è logico – le concessioni assegnate con procedure selettive, ma anche le concessioni già riassegnate ai sensi dell’articolo 181, commi 4-bis e 4-ter, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.”

“Il predetto comma 4-bis ha disposto, a suo tempo, il rinnovo per la durata di 12 anni per le concessioni in scadenza al 31 dicembre 2020. Mentre il comma 4-ter ha previsto la facoltà delle regioni di disporre che i comuni possano assegnare, su richiesta degli aventi titolo, in via prioritaria e in deroga ad ogni altro criterio, concessioni per posteggi liberi, vacanti o di nuova istituzione. Ove necessario, agli operatori, in possesso dei requisiti prescritti, che siano rimasti esclusi dai procedimenti di selezione previsti dalla vigente normativa ovvero che, all’esito dei procedimenti stessi, non abbiano conseguito la riassegnazione della concessione”.

“Proroga eccessiva e sproporzionata”

Nella conclusione del Capo dello Stato c’è il cuore del ragionamento. “La proroga di dodici anni prevista dalla legge in esame per le concessioni in essere appare, alla luce di questi orientamenti giurisprudenziali, eccessiva e sproporzionata. Si deve rilevare inoltre l’incongruenza di prevedere una proroga automatica di durata superiore (12 anni) a quella delle nuove concessioni (10 anni).”

“Il contesto che viene in tal modo a determinarsi presenta caratteristiche molto simili a quello oggetto della mia lettera del 24 febbraio scorso. I profili di contrasto con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l’incertezza del quadro normativo, determinando la necessità di garantire la certezza del diritto e l’uniforme interpretazione della legge da parte di tutti i soggetti coinvolti. Così come ho osservato riguardo alla vicenda delle concessioni demaniali, ciò rende indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento”.

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PNRR, l’Italia chiede il pagamento della quinta rata da 10,5 miliardi

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pnrr cabina regia roma governo meloni
Foto X @Min_Casellati

La cabina di regia del Governo Meloni ha stabilito nella settimana prima di Natale di presentare formalmente alla Commissione europea domanda per ricevere la quinta rata del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza seguito alla pandemia di Covid. La formulazione del quesito avverrà entro il 31 dicembre 2023. Dal nuovo anno, dunque, Roma si attende che Bruxelles vagli positivamente il raggiungimento degli obbiettivi fissati per il via libera a nuovi finanziamenti.

La richiesta di pagamento della quinta rata riguarda una tranche da 10,5 miliardi di euro. Denari che vanno ad aggiungersi ai 16,5 miliardi di euro della quarta rata, già richiesti. “Il Governo ha centrato un altro obiettivo estremamente importante” ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La premier ha sottolineato che si arriverà all’incasso di circa 102 miliardi di euro: “più della metà dell’intero” PNRR, pari a 191,5 miliardi.

PNRR, gli obiettivi

Il Governo ritiene di avere raggiunto i “52 obiettivi” per presentare entro il 31 dicembre alla Commissione Ue “la richiesta per la quinta rata” del PNRR. “Traguardo che si somma al primato già raggiunto dall’Italia, prima Nazione in Europa ad aver presentato la quarta richiesta di pagamento del PNRR” ha asserito Meloni. Un “grande risultato, che testimonia ancora una volta lo straordinario lavoro portato avanti in questi mesi“.

La Cabina di regia, spiega una nota di Palazzo Chigi, ha preso atto dello stato di attuazione degli obiettivi che la quinta rata del PNRR prevede, in base agli accordi con Bruxelles. Fra questi ci sono importanti misure come l’aggiudicazione degli appalti del settore idrico, l’elettrificazione della linea ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria.

In tema di ambiente sono previsti interventi per il potenziamento delle condotte, della depurazione e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti. Per ciò che riguarda la pubblica istruzione è in programma l’entrata in vigore della riforma dell’organizzazione del sistema scolastico, nonché l’aggiudicazione di tutti gli appalti per la realizzazione dei nuovi plessi. Sono, inoltre, previsti significativi traguardi in tema di digitalizzazione, con particolare riferimento al ministero della Difesa, della Giustizia, al Consiglio di Stato, all’Inps e all’Inail.

Fitto: “Collaboriamo con la Ue

Il pagamento della terza rata e quello imminente della quarta, la verifica dello stato di attuazione degli obiettivi della quinta rata e soprattutto la definitiva approvazione del nuovo PNRR italiano, concludono un anno di positivo lavoro sul PNRR” ha dichiarato il ministro Raffaele Fitto. Il titolare del dicastero che si occupa proprio per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha sottolineato la “costruttiva collaborazione istituzionale con la Commissione europea. Con il macro obiettivo di mettere concretamente a terra i progetti, per dare una risposta tangibile alle legittime aspettative delle imprese e degli italiani“.

La Cabina di regia – ha aggiunto Fitto – con la puntuale verifica di tutti gli obiettivi della quinta rata permetterà al Governo di dare seguito alla richiesta di pagamento entro fine anno. Per poi proseguire nell’azione di sostegno alla crescita economica. E per raggiungere, con i nuovi investimenti inseriti nel PNRR, gli obiettivi del potenziamento della competitività industriale, della transizione verso energie pulite e dell’indipendenza energetica dell’Italia“.

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Imu, i cittadini di 200 Comuni rischiano la terza rata

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Una terza rata Imu è possibile a febbraio 2024

Il 18 dicembre sono scaduti i termini per il versamento della seconda rata dell’Imu, la tassa sulla proprietà degli immobili (ma non sulla prima casa) da 22 miliardi di euro all’anno. Il versamento è stato eseguito a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, con eventuale conguaglio sulla prima rata corrisposta, sulla base delle delibere pubblicate alla data del 28 ottobre 2023 nel sito Internet delle Finanze.

In oltre 200 Comuni, tuttavia, secondo la Confedilizia, “vi è il rischio che alla prima rata di giugno e alla seconda di dicembre se ne aggiunga una terza il 29 febbraio 2024“. E ciò “a causa di un emendamento al disegno di legge di bilancio che concede ulteriore tempo alle amministrazioni locali che non hanno provveduto a trasmettere nei termini alle Finanze la delibera di approvazione delle aliquote” Imu.

Come funziona la terza rata Imu

Nei Comuni dove non risulta pubblicata una delibera aggiornata ai fini del saldo Imu di dicembre si sono applicati i valori dello scorso anno. Sostanzialmente si è quindi pagato lo stesso importo già versato alla scadenza dell’acconto di giugno 2023. Successivamente, entro il 15 gennaio 2024 si potranno consultare sul sito del ministero dell’Economia e finanze le delibere con le nuove aliquote. Che si dovranno utilizzare per determinare l’importo del conguaglio dovuto entro la scadenza del 29 febbraio. Ovviamente senza l’applicazione di sanzioni e interessi di mora.

Esenzioni per la Chiesa

Il pacchetto di emendamenti alla Manovra di Bilancio 2024, presentato da Guido Quintino Liris (FdI), Elena Testor (Lega) e Dario Damiani (Forza Italia), ha portato con sé questa nuova significativa novità nel settore abitativo. Parallelamente ha previsto esenzioni per gli immobili di enti non commerciali, come fondazioni ed enti ecclesiastici.

In pratica, ciò significa che la Chiesa e altri enti simili possono beneficiare di una significativa agevolazione fiscale, purché l’immobile in loro possesso sia destinato a scopi non commerciali. Questo include attività come ad esempio la celebrazione di servizi religiosi (e quindi stiamo parlando di chiese e monasteri, ad esempio). Ma anche attività di beneficenza o altri scopi socialmente utili. L’esenzione si applica indipendentemente dalla capacità dell’ente di generare entrate monetarie attraverso l’utilizzo di tali immobili.

 L’Imu non c’è più su alcuni immobili

La scadenza Imu – aggiunge la Confederazione – presenta quest’anno un’importante novità, derivante dalla legge di bilancio dello scorso anno. Dal 2023, infatti, non sono più soggetti al pagamento dell’Imu gli immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali si sia presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di ‘violazione di domicilio’ e ‘invasione di terreni o edifici’. O per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale“.

La normativa prevede che il soggetto passivo comunichi al Comune interessato il possesso dei requisiti che danno diritto all’esenzione dall’Imu. E deve farlo secondo le modalità telematiche che ha stabilito un decreto del ministro dell’Economia e delle finanze. Analoga comunicazione la si deve trasmettere quando cessa il diritto all’esenzione. Con un comunicato stampa del 12 dicembre scorso, il ministero dell’Economia e delle finanze, su sollecitazione della Confedilizia, ha chiarito che l’esenzione spetta anche se non si è ancora adottato il previsto decreto di attuazione, che riguarda solo il modello dichiarativo. “I contribuenti che fruiscono dell’esenzione – ha inoltre precisato il ministero – dovranno poi presentare la dichiarazione Imu, esclusivamente in via telematica, entro il 30 giugno 2024“.

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