martedì, Settembre 10, 2024
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Ufficio dirigenziale, la reggenza dà diritto alle differenze retributive

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Contributi a fondo perduto, al via le erogazioni per i titolari di partita IVA

La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16698 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “Nell’ipotesi di reggenza di un ufficio dirigenziale va riconosciuto il diritto del lavoratore a ottenere le differenze retributive tra il trattamento economico percepito e quello proprio delle superiori mansioni. Nel caso specifico vanno ricompresi anche gli elementi accessori e, dunque, sia la retribuzione di posizione che quella di risultato, superando la disciplina prevista dalla contrattazione collettiva” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 26.6.2018).

Vediamo insieme i fatti di causa di cui alla sentenza n. 16698/2018.

Con sentenza in data 30 agosto 2012 la Corte d’Appello di Bologna: 1) respinge l’appello principale del Ministero della Giustizia avverso la sentenza del Tribunale di Bologna n. 965/2006 di accoglimento, con condanna generica e decorrenza dal 22 gennaio 2002, della domanda di … – all’epoca dipendente del Ministero inquadrato nell’area C, posizione economica C3 – diretta al riconoscimento delle differenze retributive (con accessori di legge) per lo svolgimento di fatto, per vacanza del posto, di mansioni proprie di una qualifica superiore di dirigente di seconda fascia (avvenuto dal 28 maggio 1997 al 12 novembre 2001); 2) accoglie parzialmente l’appello incidentale del … e per l’effetto condanna il Ministero della Giustizia a corrispondere al dipendente una somma pari alle suddette differenze retributive, non comprendente la retribuzione di posizione, parte variabile, e la retribuzione di risultato.

La Corte territoriale, per quel che qui interessa, precisa che:

  1. La preposizione piena ed incondizionata all’ufficio dirigenziale in oggetto protrattosi per circa tre anni comporta la grave presunzione dell’avvenuta esplicazione delle mansioni proprie del titolare del relativo posto in pianta organica, pacificamente vacante;
  2. I conteggi effettuati dal dipendente non sono stati contestati, sicchè non è necessaria una CTU contabile;
  3. Non possono esser riconosciute la retribuzione di posizione, parte variabile, e la retribuzione di risultato, perché esse postulano l’attribuzione anche formale dell’incarico nonché conseguenti valutazioni e “graduazioni”, nell’ambito delle risorse complessive, in base alla contrattazione collettiva.

Avverso tale decisione ha proposto ricorso per cassazione il lavoratore che è stato accolto dalla Corte Suprema con il principio di diritto sopra enunciato.

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Impugnativa del licenziamento del sindacato e del lavoratore, la decadenza

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Impugnativa del licenziamento del sindacato e del lavoratore, la decadenza

La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16591 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto in tema di impugnativa di licenziamento: “Il sindacato è idoneo a valutare gli interessi del lavoratore iscritto e a proporre, nel suo interesse e a prescindere dalla conoscenza di questi, l’ impugnativa del licenziamento entro il termine di sessanta giorni, ma qualora entro lo stesso termine, il lavoratore abbia avanzato autonoma impugnazione, il successivo termine di decadenza per proporre ricorso giudiziale decorre da quest’ultima impugnazione” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 25.6.2018).

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Illecito disciplinare per accuse al datore, negata la sussistenza dalla Cassazione

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Illecito disciplinare per accuse al datore, negata la sussistenza dalla Cassazione

La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16590 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “non costituisce illecito disciplinare, né fattispecie determinativa da danno ingiusto, attribuire al proprio datore di lavoro, in uno scritto difensivo, atti o fatti, pur non rispondenti al vero, concernenti in modo diretto e immediato l’oggetto della controversia” (Dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 25.6.2018).

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Sanzioni disciplinari nulle, il diritto al risarcimento del lavoratore

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Sanzioni disciplinari nulle, il diritto al risarcimento del lavoratore

La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16256 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “L’applicazione di sanzioni disciplinari poi dichiarate nulle è fonte di risarcimento” (Dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 21.6.2018).

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ENPALS, l’obbligo di iscrizione e la definizione di spettacolo secondo la cassazione

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ENPALS, l’obbligo di iscrizione e la definizione di spettacolo secondo la cassazione

La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16253 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “L’obbligo di iscrizione all’Enpals riguarda i lavoratori dello spettacolo e per spettacolo si intende qualsiasi rappresentazione che si svolge davanti ad un pubblico “appositamente convenuto”, o appresa da un pubblico più ampio grazie alla tecnica. Il ricorso riguardava dee jay, cantanti tecnici del suono ecc.” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 21.6.2018)

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Mobbing e demansionamento, il punto di vista della Cassazione

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Mobbing nel pubblico impiego, la sentenza del Consiglio di Stato

La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16247 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “Il giudice, ai fini della valutazione del mobbing e del demansionamento, non può limitarsi a considerare ammissibile e quasi inevitabile il sarcasmo dei compagni di lavoro nei confronti del collega, dipendente delle poste, che considerava dequalificante la mansione di portalettere. Per i giudici di merito l’uomo, caratterialmente, dimostrava una “notoria ancestrale ripugnanza” per attività utili o sociali a fronte di una netta preferenza per le mansioni da svolgere seduto alla scrivania” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 21.6.2018).

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Licenziamento collettivo, illegittimo se non sono indicati i criteri di scelta al sindacato

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Incentivo all’esodo erogato anticipatamente, tassazione agevolata

La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16144 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “illegittimo il licenziamento che non sia contestuale alla comunicazione al sindacato indicando i criteri di scelta del licenziamento collettivo” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 20.6.2018).

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Integrazioni salariali straordinarie per apprendistato professionalizzante nel settore editoria

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Trattamento di quiescenza dei professori universitari e ricercatori

L’INPS, con il Messaggio n. 2449 del 2018, ha fornito informazioni circa l’estensione delle integrazioni salariali straordinarie ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato professionalizzante del settore editoria.

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Rito Fornero, licenziamento illegittimo e diritto alla indennità sostitutiva

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Inadempimento contributivo, il lavoratore non ricorrere contro l’INPS

La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 16024 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto in merito all’applicazione del rito Fornero: “in relazione a un licenziamento illegittimo correttamente i giudici hanno applicato il rito Fornero con riconoscimento al lavoratore dell’indennità sostitutiva della reintegra” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 19 giugno 2018).

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Falso ideologico, via libera al licenziamento del dipendente

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Falso ideologico, via libero al licenziamento del dipendente

La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 15640 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: “Via libera, per falso ideologico, al licenziamento del dipendente della Asl, che dichiara di aver esaminato dei campioni di molluschi in realtà analizzati dagli stessi allevatori. La Corte d’appello aveva negato la legittimità del licenziamento in assenza di danno all’azienda, la Cassazione ricorda però che il dirigente è tenuto ad adempiere alle funzioni pubbliche con disciplina e onore in nome dell’immagine della Pa” (dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore del 15.6.2018).

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