domenica, Settembre 1, 2024
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Diritto globale necessario per tutti: disconnessione dal lavoro

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Diritto alla disconnessione
Lavoro da casa @Foto Crediti Envato Elements - DirittoLavoro

In Australia è stato introdotto il diritto alla disconnessione per tutelare il tempo libero dei lavoratori fuori dall’orario di lavoro.

L’Australia ha introdotto il diritto alla disconnessione unendosi a paesi quali Francia, Spagna, Belgio, Argentina e Messico. La misura è atta a tutelare il tempo libero dei lavoratori. In sostanza, i dipendenti possono ignorare mail e chiamate di lavoro se fuori dall’orario di lavoro, senza dover temere alcuna forma di ripercussione. La nuova legge è entrata in vigore il 26 agosto e mira a ridurre anche il rischio di burnout.

Dettagli sul diritto alla disconnessione nel mondo

Con l’introduzione della nuova legge sul diritto alla disconnessione, l’Australia si unisce ad un numero sempre più alto di paesi che intendono regolamentare in maniera più chiara i diritti dei lavoratori. Il fenomeno è nato in Francia nel 2017 con la Loi Travail. Quest’ultima ha stabilito, per prima, che i dipendenti non dovessero essere costretti a rispondere a richieste lavorative fuori orario. A seguire la Francia sono stati, presto, l’Italia con la legge 81/2017, la Spagna nel 2018, e il Belgio nel 2022. E come dimostra il recente caso dell’Australia, anche fuori dall’Europa altri paesi stanno iniziando a riconoscere questo diritto comprendendone l’importanza.

La pandemia da Covid-19, difatti, ha contribuito a stringere il confine tra vita privata e lavoro. Pertanto questo diritto, ad oggi, sembra farsi sempre più fondamentale per ristabilire un equilibrio importante. In particolare, uno studio dell’Australia Institute ha dimostrato che nel 2023 i lavoratori australiani hanno accumulato in media 281 ore di straordinari non pagati, a dimostrazione di quanto il lavoro sia diventato ‘invadente’ della vita privata. A tal proposito, la nuova normativa stabilisce che la violazione di questo diritto possa comportare multe fino a 19mila dollari australiani (circa 12.000 euro) per il dipendente e fino a 94.000 (circa 57.000 euro) per l’azienda.

Criticità ed esigenza fondamentale per tutti

Volendo rivolgere uno sguardo più preciso verso l’Italia, è interessante sapere che nel nostro Paese il primo riferimento al diritto alla disconnessione è stato introdotto con la Legge n. 81 del 22 maggio 2017, che disciplina il lavoro agile. L’art. 19 specifica che gli accordi di smart working tra dipendete e azienda devono includere un riferimento al riposo del lavoratore e ad altre misure per garantire la disconnessione dagli strumenti tecnologici a casa. Tuttavia, la Legge citata non stabilisce ancora un tempo di disconnessione garantito e uguale per tutti i lavoratori.

Ad onor del vero, è bene specificare che, anche in Australia, il diritto alla disconnessione ha sollevato alcune perplessità. In merito, l’Australian Industry Group, rappresentante dei datori di lavoro, ha espresso riserve sulla nuova legge, descrivendola come “affrettata, mal concepita e confusa“. In sostanza il timore è che questo diritto possa andare a compromettere la flessibilità nel lavoro e, di conseguenza, rallentare l’economia. A tal proposito, la Fair Work Commission stabilirà, caso per caso, quando un rifiuto di rispondere si presenti in modo ragionevole. In definitiva, nonostante le possibilità criticità, l’auspicio è questo diritto possa estendersi in tutti gli altri paesi e a livello globale riconoscendolo come diritto fondamentale per ogni lavoratore.

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Smartphone, è l’era di quelli “intelligenti”: ascoltano e parlano. Che fine fa la riservatezza?

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Smartphone intelligenti ultima generazione
Foto Ansa/Epa

Gli smartphone non sono semplici telefonini evoluti. Ma veri e propri computer tascabili che hanno determinato una mutazione antropologica, secondo molti osservatori, nei comportamenti e nell’attitudine umana. 

Non è difficile ricordare i primi modelli di smartphone. Erano ingombranti, con schermi piccoli e limitate funzionalità. Ora, con schermi ad alta definizione, fotocamere dalla qualità pari a quella di una reflex e processori potenti, questi dispositivi ci consentono di fare molto di più che semplici chiamate. La sensazione di avere tutto a portata di mano, attraverso app diverse, ha cambiato il nostro approccio all’informazione e alla comunicazione.

Smartphone intelligenti?

Adesso però i devices sono entrati nell’era dell’Intelligenza Artificiale. E gli smartphone di oggi si stanno evolvendo per ascoltare, parlare e interagire con noi. Secondo modalità che un tempo sembravano impossibili. Funzionalità come il riconoscimento vocale e l’assistente personale virtuale sono solo alcuni dei passi che ci portano verso un’era in cui i nostri dispositivi non saranno più solo strumenti, ma veri e propri membri della nostra quotidianità.

Tuttavia assieme a questa evoluzione avanza anche una serie di timori. Qualcuno potrebbe sentirsi sopraffatto dall’idea che i propri dispositivi sappiano così tanto su di noi e possano ascoltare in qualsiasi momento. Con l’avvento degli smartphone che ascoltano e comunicano in modo sempre più sofisticato, ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione. Non si tratta solo di un progresso tecnico, ma di un cambiamento profondo nelle dinamiche delle nostre interazioni quotidiane. Questi dispositivi, dotati di microfoni sensibili e tecnologie avanzate di riconoscimento vocale, sono in grado di percepire i nostri comandi vocali e rispondere in maniera quasi umana.

Un telefono che ascolta e risponde

Immaginate di parlare con il vostro smartphone come se fosse un amico fidato. Vi basta semplicemente rivolgergli una domanda a voce e il dispositivo è pronto a fornirvi una risposta dettagliata. Questa interazione non solo semplifica le nostre vite, ma offre anche una connessione più immediata e personale con la tecnologia.

Ma come ci sentiamo realmente riguardo a questa opportunità di comunicazione? Molti di noi possono provare una sensazione di meraviglia di fronte a queste capacità. Tuttavia, è altrettanto possibile che sorgano timori. L’idea che il nostro dispositivo possa “ascoltarci” in qualsiasi momento può generare un certo disagio, così come la consapevolezza che le conversazioni possano essere potenzialmente registrate o analizzate.

Le caratteristiche dei nuovi smartphone

È fondamentale comprendere che gran parte delle funzionalità avanzate degli smartphone sono progettate per servire il nostro benessere. Gli assistenti virtuali possono aiutarci nella gestione delle attività quotidiane, fornendo promemoria e risposte rapide alle domande più frequenti. Questo solo ci permette di liberare tempo prezioso per dedicarci ad attività che amiamo e che ci gratificano.

Le caratteristiche principali degli smartphone basati sull’intelligenza artificiale includono innanzitutto miglioramenti della fotocamera. Perché l’intelligenza artificiale ottimizza le impostazioni al fine di consentirci di realizzare scatti perfetti. Può riconoscere le scene, regolare l’illuminazione e persino suggerire gli angoli migliori. Ci sono poi gli assistenti vocali: Google Assistant e Siri, ad esempio, offrono operazioni a mani libere, risposta a domande, impostazione di promemoria e controllo di dispositivi domestici intelligenti.

Altro aspetto fondamentale è la gestione della batteria dello smartphone. L’intelligenza artificiale monitora i modelli di utilizzo per ottimizzare la durata della batteria e così garantisce che il dispositivo duri più a lungo con una singola carica. Infine le prestazioni delle app. L’intelligenza artificiale migliora le prestazioni delle app allocando le risorse dove necessario, riducendo i ritardi e migliorando l’esperienza dell’utente.

 

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Al Sud più pensioni che stipendi. E presto sarà così in tutta Italia

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Pensioni Italia stipendi
Foto X @LaCnews24

Nel Mezzogiorno si pagano più pensioni che stipendi. Tuttavia, nel giro di qualche anno, questa strano sorpasso è destinato a compiersi anche nel resto d’Italia. Lo sottolinea una analisi dell’Ufficio studi della Cgia che ha elaborato i dati dell’Inps e dell’Istat. Secondo alcune previsioni, entro il 2028 sono destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età 2,9 milioni di italiani, di cui 2,1 milioni sono attualmente occupati nelle regioni centro-settentrionali.

È evidente, spiega la Cgia, visto la grave crisi demografica in atto, che difficilmente riusciremo a rimpiazzare tutti questi lavoratori. Insomma, gli assegni erogati dall’Inps sono destinati a superare le buste paga degli operai e degli impiegati occupati nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici, anche nelle ripartizioni geografiche del Centro e del Nord. Un fenomeno che metterà così a rischio la sostenibilità economica del nostro sistema sanitario e previdenziale.

Pensioni, Lecce la più squilibrata

Gli ultimi dati disponibili sono riferiti al 2022 e mostrano che se il numero dei lavoratori dipendenti e degli autonomi sfiorava i 23,1 milioni, gli assegni corrisposti per le pensioni erano poco meno di 22,8 milioni (saldo pari a +327mila). Nel frattempo – continua la Cgia – “il numero degli addetti in Italia è aumentato. E in attesa che l’Inps aggiorni le proprie statistiche, è altrettanto ragionevole ritenere che anche il numero delle pensioni corrisposte in questo ultimo anno e mezzo sia cresciuto. Addirittura in misura superiore all’incremento dei lavoratori attivi“.

Dall’analisi del saldo tra il numero di occupati e le pensioni erogate nel 2022, la provincia più ‘squilibrata’ d’Italia è Lecce: la differenza è pari a -97mila. Seguono Napoli con -92mila, Messina con -87mila, Reggio Calabria con -85mila e Palermo con -74mila. Bisogna segnalare che l’elevato numero di assegni di pensione nel Sud e nelle Isole non si può ascrivere alla eccessiva presenza delle pensioni di vecchiaia/anticipate, ma, invece, all’elevata diffusione dei trattamenti sociali o di inabilità.

Denatalità e invecchiamento

Un risultato preoccupante che dimostra con tutta la sua evidenza gli effetti provocati in questi ultimi decenni da 4 fenomeni strettamente correlati fra di loro. Ossia la denatalità, il progressivo invecchiamento della popolazione, un tasso di occupazione molto inferiore alla media Ue e la presenza di troppi lavoratori irregolari. La combinazione di questi fattori ha ridotto progressivamente il numero dei contribuenti attivi. Di conseguenza ha ingrossato la platea dei percettori di welfare. Un problema che non riguarda solo l’Italia: attanaglia tutti i principali paesi del mondo occidentale.

Nei prossimi anni la situazione è prevista in netto peggioramento in tutta Italia, anche nelle zone più avanzate economicamente. Tuttavia, già oggi ci sono 11 province settentrionali che al pari della quasi totalità di quelle meridionali registrano un numero di pensioni superiore alle buste paga corrisposte dagli imprenditori ai propri collaboratori.

Il problema c’è anche al Nord

Si tratta di Sondrio (saldo pari a -1.000), Gorizia (-2mila), Imperia (-4mila), La Spezia (-6mila), Vercelli (-8mila), Rovigo (-9mila), Savona (-12mila), Biella (-13mila), Alessandria (-13mila), Ferrara (-15mila) e Genova (-20mila).

Tutte le 4 province della Liguria presentano un risultato anticipato dal segno meno, mentre in Piemonte sono 3 su 8. Delle 107 province d’Italia monitorate in questa analisi dell’Ufficio studi della CGIA, solo 47 presentano un saldo positivo. Le uniche realtà territoriali del Mezzogiorno che registrano una differenza anticipata dal segno più sono Cagliari (+10mila) e Ragusa (+9mila).

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Mike Lynch, chi è il magnate al centro del giallo sul naufragio del Bayesian

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Lynch naufragio Palermo
Mike Lynch. Foto X @JovemPanNews

L’inabissamento del veliero Bayesian di Mike Lynch, il 19 agosto a Palermo, è una vicenda che sembra portare con sé molti misteri. Già definito una spy story, il naufragio ha per principale vittima e protagonista il 59enne tycoon britannico. Solo due mesi fa Lynch aveva evitato una condanna a 25 anni di carcere negli Stati Uniti, dove rischiava di finire i suoi giorni, assolto da una presunta maxi frode.

Ora è fra le 6 vittime accertate (15 i sopravvissuti e la figlia 18enne di Lynch, Hannah, dispersa) del devastante naufragio della sua amata barca a vela. Il Bayesian, inabissatosi durante una crociera di lusso nel Mediterraneo, davanti alla costa siciliana, trae il nome dal teorema di Bayes. Ovvero una formula del Settecento, in base alla quale si sostiene che con la giusta comprensione delle probabilità, la maggior parte dei risultati sono prevedibili.

Lynch e la Autonomy

Il nome di quel super yacht, di cui è proprietaria tramite una compagnia la moglie Angela Bacares sopravvissuta alla tragedia, lo avrebbe scelto lo stesso Lynch, appunto in onore del teorema di Bayes per il calcolo delle probabilità. Fu l’argomento della sua tesi di dottorato a Cambridge e costituì la base di Autonomy. Vale a dire della società di software che fondò nel 1996 e vendette a Hewlett-Packard (Hp) per 11 miliardi di dollari nel 2011, guadagnando 800 milioni di dollari.

Da lì, dunque, da Autonomy, era cominciata la sua scalata fino a diventare il “Bill Gates britannico” grazie alla crescita della compagnia. Autonomy si quotò in Borsa a Bruxelles nel 1998 e il suo rapido successo, unito al boom delle dotcom nel 2000, portò allo sbarco alla Borsa di Londra, dove entrò a far parte del FTSE 100 e quindi delle principali società del Regno Unito. Fino alle vendita nel 2011 per 11 miliardi di dollari al colosso americano Hewlett-Packard (Hp).

I guai legali derivati dal successo

Fu l’apice del successo per il tycoon di umili origini nato a Londra e cresciuto nell’Essex, figlio di un pompiere e di un’infermiera irlandesi. Ma anche l’inizio della sua discesa verso gli inferi dei problemi legali derivati proprio da quell’accordo. Sul fronte civile, nel 2022 l’Hp aveva vinto una causa multimiliardaria per frode di fronte all’Alta corte di Londra.

Qualcuno aveva ‘gonfiato‘ i conti di Autonomy al fine di spingere la società statunitense ad acquisirla. Sul fronte penale Lynch ha subito addirittura l’estradizione dalla Gran Bretagna verso gli States l’anno scorso per affrontare un difficilissimo processo a San Francisco con ben 15 capi d’imputazione. Lo scorso giugno la giuria ha assolto il magnate. Un’assoluzione contro tutti i pronostici. Lynch aveva dichiarato che per lui cominciava una seconda vita, anche perché, a causa dei suoi problemi di salute ai polmoni temeva di non uscire dal carcere vivo in caso di condanna.

Oltre ad Autonomy, Lynch ha creato altre società. Negli anni in cui era al centro della scena pubblica, prima di finire sui giornali per le accuse di frode, il tycoon ha ricoperto un incarico di consulenza governativa per il Council for Science and Technology (Cst) e occupato posti nei Consigli di amministrazione della Bbc e della British Library. Oltre a ricevere la prestigiosa onorificenza dell’Ordine dell’impero britannico (Obe) nel 2006.

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INPS, i supporti per le donne vittime di violenza

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Guida INPS violenza di genere
INPS, supporto per le donne vittime di violenza @Foto Crediti X/INPS - DirittoLavoro

Dall’INPS arriva la nuova guida che spiega tutti i supporti e le agevolazioni per donne vittime di violenza. Si tratta di sostegni, servizi e tutele disponibili.

Dal portale ufficiale dell’INPS arriva una guida di supporto per le donne vittime di violenza. Uno strumento che fornisce informazioni utili e importanti sui servizi e sulle prestazioni che l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale offre alle vittime di stalking, violenza o abusi. La guida è rivolta a tutte le donne, sposate o nubili, lavoratrici, studentesse o disoccupate, con figli o senza, che abbiano deciso di denunciare o che non lo abbiano ancora fatto.

L’INPS offre l’astensione dal lavoro per le vittime di violenza

Uno dei principali mezzi a disposizione delle donne vittime di violenza di genere è il numero verde 1522. Servizio disponibile h24, totalmente gratuito e accessibile da rete fissa o mobile. Offre un supporto in diverse lingue ed è disponibile per tutte le donne in situazioni di pericolo. A tal proposito, l’informazione riguardante l’1522 è visibile anche presso gli Uffici Relazioni con il Pubblico delle sedi INPS. Fatta questa importante premessa, è utile conoscere anche tutti i servizi in merito offerti dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

Innanzitutto, è bene sapere che per le lavoratrici inserite in percorsi di protezione, l’INPS riconosce il diritto all’astensione dal lavoro per un massimo di 90 giorni nell’arco di tre anni. Tale misura appena descritta si applica a diverse categorie rientranti nel lavoro pubblico e privato, per le lavoratrici con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per le apprendiste ed anche per le lavoratrici agricole, domestiche o autonome. La domanda per tale congedo può essere presentata online sul sito dell’INPS dalla donna inserita nel percorso di protezione. Tale misura consente alle donne vittime di violenza di poter assentarsi dal lavoro, qualora sia necessario un periodo di allontanamento previsto dal percorso di protezione e riabilitazione.

Tutti i supporti disponibili

Per quanto riguarda la richiesta di ISEE, le madri che appartengono ad un percorso di protezione dei Centri Antiviolenza possono non includere il reddito dell’altro genitore. Questo quando quest’ultimo è stato privato di potestà genitoriale o è soggetto ad un provvedimento di allontanamento dalla residenza di famiglia. Tale misura consente alle vittime di violenza una valutazione economica più equa e la possibilità di accedere a prestazioni senza particolari limitazioni. Tra le misure offerte dall’INPS rientra anche il Reddito di Libertà. Prestazione pensata per favorire l’autonomia e l’emancipazione delle donne vittime di violenza. Si tratta di in un contributo di 400 euro al mese, erogato per massimo 12 mesi e in grado di offrire un supporto alle donne che hanno bisogno di ricominciare.

Inoltre, l’Assegno di Inclusione, pensato per i nuclei familiari in condizioni di svantaggio, si riferisce anche alle donne vittime di violenza. Per accedere a questo servizio è necessario comprovare la propria situazione economica e partecipare ad un percorso personale di inclusione lavorativa e sociale. Con la sua guida, l’INPS si mostra concretamente vicina alle donne in situazioni di pericolo, offrendo loro un riscatto sociale e una via di fuga legale.

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Novità per lavorare oggi nel mondo dell’arte

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Arte, posizioni lavorative aperte
Artista @Foto Crediti Envato Elements - DirittoLavoro

Svariate le proposte oggi per poter lavorare nel mondo dell’arte. Molte le posizioni aperte in Italia e le offerte si dirigono a diversi professionisti del settore.

Sono molteplici, ad oggi, i bandi in tutta Italia e inerenti al mondo dell’arte. I professionisti a cui si indirizzano le posizioni aperte sono: artisti, progettisti, comunicatori, grafici, designer, video maker, esperti di social media, scrittori e stagisti di galleria. Le offerte arrivano da diverse Regioni ed in particolare da NPAK, Artàporter e Fondazione CR Firenze.

Le posizioni lavorative aperte da NPAK

Si parte da NPAK – Armenian Center for Contemporary Experimental Art dove, presso la sua storica sede, si tiene il Festival of Installation Art dedicato all’arte contemporanea sperimentale. In questo caso l’offerta di lavoro si indirizza ad artisti che vogliono mettersi in gioco nell’arte all’avanguardia che sia scultura, pittura, installazione o qualsiasi forma di arte performativa. Il festival è indipendente, senza fondi e su base volontaria, ma rappresenta un’opportunità per sostenere la ricerca e lo sviluppo di giovani artisti emergenti locali. Il bando scade il 31 agosto 2024 e l’edizione di quest’anno è incentrata sul tema Feeling, curata da Giorgio Granata.

Lavorare nel sociale

WorldSBK (superbike) si presenta come una vera e propria celebrazione delle competizioni motociclistiche ad alte prestazioni. In collaborazione con Artàporter, lancia la call for artist dal titolo We Make Excitement. Nello specifico si tratta di un contest rivolto a tutti i digital artist che vogliono cimentarsi nella creazione della copertina per l’edizione speciale dei WorldSBK 2024 Official Programmes. La scadenza è il 27 agosto 2024.

Online anche il bando di Social Innovation Jam 6, il quale ha l’obiettivo di selezionare progettisti, comunicatori, grafici, designer, video maker, esperti di social media, scrittori under 35. Le professioni ricercate dovranno affiancare cinque organizzazioni non profit che intendono progettare campagne di crowdfunding, selezionate, a loro volta, da Fondazione CR Firenze. Le campagne sopracitate saranno lanciate in inverno o primavera 2025 e per i partecipanti è previsto un percorso formativo, gratuito e personalizzato, attraverso lo studio di un caso concreto su progettazione. La scadenza è per il 6 settembre 2024.

L’arte sostenibile

Infine, il Comune di Calatafimi Segesta, in collaborazione con il Parco Archeologico di Segesta, indice la seconda edizione dell’EcoArt Festival Calatafimi – Segesta 2024. Nello specifico si tratta di un concorso nato per promuovere la sostenibilità ambientale attraverso l’arte e la creatività. Questa iniziativa mira a sensibilizzare la comunità sulle tematiche che si legano al riciclo, al riuso dei materiali di scarto e più in generale alla salvaguardia dell’ambiente.

Tale obiettivo è promosso attraverso opere d’arte realizzate utilizzando materiali recuperati da scarti o oggetti dismessi. Il bando, pertanto, si indirizza ad artisti che siano in grado di realizzare un opera d’arte servendosi di qualsiasi supporto, purché si tratti di materiale di scarto. La forma d’arte scelta può spaziare dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, alla street-art o qualsiasi altra espressione artistica. L’EcoArt Festival Calatafimi – Segesta 2024 si svolgerà dal 23 al 28 settembre e prevede due concorsi: nel centro storico di Calatafimi Segesta e all’interno del Parco Archeologico di Segesta. Per entrambi i concorsi la scadenza del bando è il 30 agosto 2024.

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Italia, redditi più alti dell’inflazione nel primo trimestre 2024

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meloni redditi italiani
Foto X @PagellaPolitica

In Italia nel primo trimestre dell’anno i redditi sono saliti più dell’inflazione. Lo certifica l’Ocse spiegando che nei paesi dell’area il reddito familiare reale pro capite è aumentato dello 0,9% nel primo trimestre dell’anno, rispetto allo 0,3% di quello precedente, mentre il Pil reale pro capite è cresciuto dello 0,3%.

L’Italia registra l’incremento più marcato dei redditi (3,4%), trainato da un aumento della retribuzione dei dipendenti e dei trasferimenti sociali. Un risultato che registra la soddisfazione della maggioranza e anche dello stesso Governo. La premier Giorgia Meloni spiega che si tratta del “frutto delle politiche del Governo che hanno concentrato gran parte delle risorse disponibili al rinnovo dei contratti. Ad aumentare le pensioni, a sostenere i salari attraverso il taglio del cuneo contributivo e la riduzione dell’Irpef, e per rafforzare i trasferimenti sociali in natura“. “C’è ancora moltissimo da fare – segnala la premier sui suoi canali social – ma questi segnali ci dicono che siamo sulla strada giusta. Continuiamo a lavorare con determinazione per un’Italia sempre più giusta e prospera“.

I redditi nel nostro Paese

Il risultato è ancora più significativo considerando il calo dello 0,5% del trimestre precedente. Il Pil pro capite dell’Italia nel trimestre è salito dello 0,4% dopo +0,1% negli ultimi tre mesi del 2023. Anche la Germania ha registrato un robusto incremento dei redditi pro capite rispetto al trimestre precedente (1,4% contro 0,1%), in parte guidato da un aumento dei redditi da lavoro dipendente, mentre il Pil reale pro capite è salito dello 0,2% dopo -0,6% nel trimestre precedente. Bene anche in Canada dove il reddito ha registrato un +0,6%, dopo -0,5% del quarto trimestre del 2023, mentre il Pil è diminuito per il quarto trimestre consecutivo (-0,2%).

Lievemente inferiore al dato precedente, quello della Francia dove i redditi reali pro capite hanno registrato una crescita dello 0,6% (dopo +0,9%), grazie soprattutto alle prestazioni pensionistiche di base per tenere il passo con l’inflazione. Più contenuti gli incrementi del Regno Unito e degli Stati Uniti dove il reddito è salito del +0,3% e +0,2% (dopo +0,5% e +0,1%), mentre il Pil pro capite è salito dello 0,5% per la Gran Bretagna e dello 0,2% per gli Usa.

Come si spiega il caso Italia

Il “caso Italia” si spiega con più fattori. L’Ocse sottolinea che l’aumento dei redditi è stato sostenuto principalmente da un incremento delle retribuzione dei lavoratori dipendenti e dai trasferimenti sociali alle famiglie. Soprattutto grazie al rinnovo di diversi contratti nazionali tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, l’inizio di quest’anno ha portato un balzo del 2,8% delle retribuzioni medie lorde dei lavoratori dipendenti. Con i settori legno-carta-stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e metalmeccanico (+6,1%) che hanno avuto i migliori rialzi.

Allo stesso tempo l’Italia ha beneficiato più di altri della discesa dell’inflazione, che resta molto più bassa della media della zona euro. L’ultimo dato, quello di luglio, indica un aumento annuo dei prezzi dell’1,7%, contro una media dell’area euro del 2,6% e tassi ancora molto elevati in alcuni Paesi del Nord Europa. In Belgio l’inflazione è salita fino al 5,5%. Infine il balzo in avanti del primo trimestre arriva dopo un calo leggero (dello 0,5%) alla fine del 2023, in controtendenza con una crescita dello 0,3% nella media dell’area Ocse.

 

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INPS: aggiornata la procedura per la richiesta di congedo parentale

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Congedo parentale
Aggiornamento procedura per la richiesta di congedo parentale - diritto-lavoro.com Foto crediti: Pinterest

Il 23 luglio 2024, l’INPS ha annunciato tramite il messaggio n. 2704 una significativa innovazione nei servizi offerti ai lavoratori dipendenti: l’avvenuta implementazione della procedura per l’acquisizione delle domande di congedo parentale e congedo parentale a ore. Questa novità non solo introduce la possibilità di presentare la domanda con una richiesta di indennità maggiorata, ma semplifica anche il processo di richiesta.

L’INPS ha reso noto, tramite tale messaggio, l’attuazione dell’implementazione relativa alla procedura per le domande di congedo parentale (intero e a ore) dei lavoratori dipendenti, permettendo ora di richiedere un’indennità maggiorata. Questo aggiornamento si allinea con quanto disposto dall’articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), e dall’articolo 1, comma 179, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di Bilancio 2024). L’ente ha inoltre chiarito che per i periodi già indennizzati con le maggiorazioni previste dalla normativa non è necessaria una nuova domanda. Esaminiamo nel dettaglio le novità introdotte.

Modifiche alle percentuali di retribuzione dell’indennità di congedo parentale nelle Leggi di Bilancio 2023 e 2024

L’articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), e l’articolo 1, comma 179, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di Bilancio 2024), hanno modificato le percentuali di retribuzione dell’indennità di congedo parentale. La legge di Bilancio 2023 ha aumentato l’indennità dal 30% all’80% della retribuzione per un mese di congedo parentale da usufruire entro i primi sei anni di vita del bambino o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento, comunque non oltre i 18 anni. La legge di Bilancio 2024 ha ulteriormente elevato l’indennità al 60% della retribuzione per un ulteriore mese di congedo parentale, sempre entro i primi sei anni del bambino o dall’ingresso in famiglia, e solo per il 2024, questa indennità è stata portata all’80%.

Tali disposizioni valgono anche per i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche. Tuttavia, per questi ultimi, il diritto al congedo e il relativo trattamento economico sono gestiti direttamente dall’Amministrazione di appartenenza, seguendo le indicazioni fornite dalla stessa.

Nuova procedura per la richiesta dell’indennizzo con aliquota maggiorata

I lavoratori interessati devono selezionare “Sì” sulla casella della nuova voce “Dichiaro di voler richiedere l’indennizzo con aliquota maggiorata” nella sezione “Dati domanda”. L’aggiornamento circa la procedura di presentazione della domanda di congedo parentale prevede ora la possibilità di richiedere tale agevolazione solo per periodi che iniziano entro due mesi dalla data della domanda stessa.

Questa modifica rende la gestione delle domande più efficiente, permettendo di elaborarle in ordine cronologico e riducendo le necessità di modifiche o annullamenti per periodi di congedo non utilizzati.

È importante ricordare che questa nuova procedura non impedisce ai lavoratori di comunicare al datore di lavoro la necessità di fruire del congedo parentale con un preavviso maggiore rispetto al minimo richiesto. L’articolo 32 del decreto legislativo n. 151/2001, infatti, stabilisce un preavviso minimo di 5 giorni (2 giorni per il congedo parentale a ore), ma permette ne permette anche uno più esteso, se necessario.

 

 

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Pace contributiva: come riscattare anche cinque anni senza contributi

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Pace contribuitiva
INPS @Foto Crediti Ansa - DirittoLavoro

Pace contributiva: l’ultima Legge di Bilancio prevede che, fino al 31 dicembre 2025, i lavoratori nel sistema contributivo puro possono riscattare fino a cinque anni senza contributi. 

L’ultima Legge di Bilancio prevede la possibilità di colmare periodi fino a cinque anni, anche non consecutivi, non coperti da contribuzione. Il requisito indispensabile per la cosiddetta pace contribuitiva, in tal senso, è l’iscrizione all’Assicurazione generale obbligatoria, alla Gestione separata o ad altri fondi speciali. La nuova misura sulle pensioni è aperta anche ai contribuenti che hanno usufruito della misura nel triennio 2019-21, per i quali tuttavia non è prevista la detrazione del 50% rispetto alla spesa sostenuta sugli oneri da riscatto.

Pace contributiva 2024

Dal 1° gennaio 2024 è attiva la pace contributiva, con essa si intende uno strumento previdenziale rivolto ai lavoratori che desiderano riscattare periodi non coperti dai  contributi. La misura è rivolta a quelli che sono definiti ‘contributivi puri‘, ovvero ai lavoratori che non hanno maturato contributi prima dell’entrata in vigore della Riforma Dini (1° gennaio 1996). Pertanto, la soglia di riscatto dei cinque anni (anche non consecutivi) deve collocarsi successivamente al 31 dicembre 1995 e prima del 1° gennaio 2024. In termini di pensioni, la pace contributiva è rivolta a coloro i quali sono iscritti all’Ago o alle sue forme sostitutive ed esclusive, oppure alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani o il alternativa alla Gestione separata dell’Inps.

Il riscatto non si può considerare valido qualora il contribuente usufruisca di periodi già coperti da altri fondi previdenziali. Inoltre, non è possibile attivare la pace contributiva per i periodi precedenti alla prima occupazione. L’Inps fornisce un ulteriore dettaglio non trascurabile, ovvero che la richiesta per la misura può essere effettuata anche da un erede o un parente fino al secondo grado. Le domande per la pace contributiva 2024-25 sono aperte fino al 31 dicembre 2025.

Come effettuare la richiesta e versamenti

L’idoneità al riscatto è considerata ai fini sia dell’acquisizione del diritto alla pensione sia al calcolo dell’assegno pensionistico. Come prevede la Legge di Bilancio, l’onere di riscatto viene calcolato a percentuale. Sull’imponibile degli ultimi 12 mesi precedenti l’invio della richiesta, l’Inps applicherà l’aliquota contributiva di finanziamento per invalidità, vecchiaia, superstiti (Ivs) nella gestione assicurativa presso la quale si presenta la domanda. Infine, la richiesta può essere effettuata: accedendo al portale web dell’Inps, alla pagina “Portale dei servizi per la gestione della posizione assicurativa” nella sezione “Riscatti“; telefonando il contact center multicanale dell’Inps da fisso il numero verde gratuito 803 164 o da cellulare il numero 06 164164, a pagamento in base al piano tariffario del gestore telefonico; rivolgendosi presso sedi di patronati e intermediari.

Novità rispetto al triennio sperimentale 2019-21, la pace contributiva in vigore dal 2024 non conta sulla detrazione al 50% dalla spesa sostenuta. Dunque, per le domande presentate fino al 31 dicembre 2025 il contributo è fiscalmente deducibile dal reddito complessivo. L’onere di riscatto può essere corrisposto in un’unica soluzione o in un massimo di 120 rate con un importo minimo di 30 euro. Bene specificare, prima di concludere, che sul sito dell’Inps si legge che la rateizzazione: “Non può essere concessa se i contributi da riscatto devono essere utilizzati per l’immediata liquidazione di una pensione diretta o indiretta, o se sono determinanti per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari“.

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PNRR, a che punto è l’Italia?

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Raffaele Fitto PNRR Italia
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, le politiche di coesione e il PNRR. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Finora l’Italia ha speso 51,4 miliardi dei fondi PNRR, quasi 10 in più rispetto al risultato che era stato raggiunto al termine del 2023. Sono praticamente la metà delle risorse: 102,5 miliardi, erogate fino a questo momento, sui circa 200 miliardi complessivi del Recovery plan europeo per l’Italia.

Quando mancano due anni alla conclusione del piano ideato per la ripresa post pandemica dei Paesi Ue, al 30 giugno 2024 gli interventi attivati ammontano a circa 165 miliardi di euro, pari all’85% della dotazione complessiva del Piano. I progetti non ancora attivati riguardano invece le misure introdotte con la revisione del PNRR, approvata l’8 dicembre 2023, per le quali è in via di conclusione la fase di selezione dei progetti.

La cabina di regia di Palazzo Chigi ha approvato nei giorni scorsi la quinta relazione semestrale sull’andamento del Piano Nazionale di Riresa e Resilienza è il testo arriva ora in Parlamento. Con la richiesta di pagamento della sesta rata, presentata il 28 giugno scorso, l’Italia ha attestato il raggiungimento di traguardi ai quali è connesso il 63% delle risorse del piano. Finora ha ricevuto 102,5 miliardi di euro, corrispondenti al 53% della dotazione complessiva del Piano. Un dato che salirà a 113,5 miliardi di euro, oltre il 58% delle risorse totali, a seguito del pagamento atteso a breve della quinta rata. La Commissione Ue ha approvato il via libera alla quinta rata di erogazioni all’Italia il 2 luglio scorso.

La soddisfazione di Giorgia Meloni

L’Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del PNRR. Siamo lo Stato membro che ha ricevuto finora l’importo economico maggiore: 113 miliardi e mezzo di euro, a fronte dei 194,4 previsti dal Piano, ovvero il 58,4% del totale“, rivendica la premier Giorgia Meloni. Poi la presidente del Consiglio ha sottolineato: “Siamo stati i primi in Europa a ricevere il pagamento della quinta rata da 11 miliardi; i primi a inoltrare la richiesta per la sesta rata da 8 miliardi e mezzo e siamo a buon punto anche per quanto riguarda la settima rata, che vale 18 miliardi e 200 milioni di euro e che è stata al centro dei lavori della Cabina di regia del 3 luglio scorso”.

Fitto: “Proroga? Il PNRR scade nel 2026

Il ministro per il PNRR, Raffaele Fitto, in predicato secondo alcuni retroscena di lasciare il Governo per andare a rivestire il ruolo di Commissario europeo, invita a guardare “il bicchiere mezzo pieno“. Perché dalla relazione emerge “un quadro di avanzamento molto positivo, anche sul fronte della spesa“.

Quanto alla discussione su una eventuale proroga della scadenza del piano, a cui nei giorni scorsi si è aggiunto anche il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, Fitto resta cauto. “Il dibattito è politico e legittimo, ma sarà affrontato eventualmente in Consiglio europeo tra gli Stati membri e poi eventualmente dalla Commissione. Da ministro che si occupa del PNRR, non posso partecipare a questo dibattito, ho una data di scadenza del Piano, il 2026, e per me è quella“.

Come è noto gli eurodeputati che fanno capo a Fratelli d’Italia non hanno votato a favore della rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Interpellato se questa circostanza possa creare ostacoli allo svolgimento del PNRR il ministro replica: “Reputo che sia distante anni luce il rischio o l’eventualità che ci siano problemi tra il Governo italiano e le istituzioni europee nel merito dell’attuazione del PNRR in funzione di valutazioni politiche. Lo escludo categoricamente“.

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