Riforma PA e licenziamento dirigenti:
Il disegno di legge delega per la riforma della PA – Pubblica Amministrazione è stato approvato al Senato e tra le varie novità è previsto anche il licenziamento dei dirigenti. I prossimi passaggi saranno la firma del Presidente della Repubblica ed infine la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale.
È questo l’argomento trattato da un articolo pubblicato oggi (5.8.2015) sul Sole 24 Ore (Firma: Davide Colombo; Titolo: “Meno burocrazia, dirigenti licenziabili”) che vi proponiamo.
Ecco l’articolo.
Via libera con sorpresa finale, in Senato, al disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione. Il testo è stato approvato con 145 voti favorevoli e 97 contrari, cifre subito registrate come “salvataggio” delle opposizioni che hanno garantito il numero legale, fissato a 150 voti. Favorevoli Ap e Pd, contrari M5S, Fi, Lega Nord, Cri, Sel, Gal ed Ala. Il testo, dopo oltre 11 mesi di iter parlamentare, s’avvicina alle tappe finali: la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Poi la fase attuativa (si veda altro articolo) che il Governo vuole affrontare con determinazione. «Via gli sprechi, dagli enti inutili alle troppe partecipate», e ciò significherà «avere servizi di maggiore qualità e fare pagare meno tasse ai cittadini» ha dichiarato la ministra Marianna Madia al Tg1.
Ventitre articoli per 14 deleghe da adottare con una ventina di decreti legislativi entro un massimo di 18 mesi (riforma della dirigenza e pubblico impiego) e un minimo di 90 giorni, con la ghigliottina sugli atti amministrativi non adottati negli ultimi tre anni. Ma ci sono anche misure auto-applicative, come la definizione di un meccanismo per il silenzio assenso tra amministrazioni centrali, per cui dopo 30 giorni (massimo 90) si intende ottenuto il via libera su una procedura concertata, o i nuovi limiti introdotti sull’autotutela amministrativa, che valgono come certezza sulle autorizzazioni e le concessioni per cittadini e imprese.
Confindustria ha espresso soddisfazione per la riforma facendo esplicito riferimento proprio alle norme che entrano subito in vigore: «Il provvedimento – si legge in una nota – costituisce una tappa fondamentale del percorso di ammodernamento della macchina pubblica, per stare al passo con le dinamiche economiche. Il raggio di intervento è assai ampio: dalla struttura e dalle funzioni degli uffici, fino alle modalità di prestazione del “servizio pubblico”. I centri di interlocuzione vengono razionalizzati, le conferenze di servizi rese più fluide, le incertezze ridotte con il silenzio assenso e con i limiti temporali stringenti per l’autotutela». Il risultato dovrebbe essere un’amministrazione pubblica più rapida e prevedibile nelle decisioni, «ma anche più snella grazie al taglio delle società partecipate». Uno dei fronti, quest’ultimo, tra i più delicati della riforma, visto che si prevede la riduzione da 8mila a un migliaio di società partecipate in cui attualmente lavorano (fonte Corte dei conti) 264.520 addetti. Si tratta di obiettivi che il sistema imprenditoriale indica da tempo: «L’auspicio – concludono gli industriali – è che il Governo porti a compimento questa riforma entro il 2015, restituendo alle imprese un’amministrazione al servizio della crescita e della competitività del Paese».
Tra gli obiettivi strategici della riforma c’è quello sulla dirigenza: è previsto un solo ruolo (seppure diviso su tre livelli: statale, regionale, locale) senza più distinzione tra prima e seconda fascia. E si va verso una quota unica (intorno al 10%) per l’accesso di esterni; inoltre viene superata la figura del segretario comunale. Ma in più arriva la licenziabilità se la valutazione di performance è negativa, ipotesi “aggirabile” con il demansionamento a funzionario. Gli incarichi non saranno più a vita (4+2 anni) e scatta la revoca in caso di condanna della Corte dei conti.
«Finalmente la #RiformaPA è legge: più trasparenza e meno burocrazia, maggiore semplificazione e attenzione alle esigenze dei cittadini e delle imprese, meno sprechi e migliori servizi. Abbiamo compiuto un altro passo importante nel cammino delle riforme. Un abbraccio fortissimo agli amici gufi. Questa è davvero #lavoltabuona» ha scritto Matteo Renzi su Facebook. Toni lontanissimi da quelli usati dai sindacalisti del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil per i quali è illusorio immaginare di poter cambiare la Pa per legge. Rivolti all’esecutivo, in sindacati avvertono: «Il lavoro pubblico non sarà il bancomat del governo per una, anche questa illusoria, riduzione delle tasse. Se il governo vuol mettere un tassello vero per l’innovazione, apra subito il tavolo contrattuale».