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Lo stipendio di un prete in Italia a quanto ammonta? Scopriamolo ma, soprattutto, capiamo chi lo paga.

Lo stipendio di un prete neo-ordinato in Italia è regolato dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) attraverso un sistema di “punti” che varia annualmente in base all’anzianità e ad altri fattori specifici. Questi punti, che possono essere considerati come una sorta di monte ore mensile, determinano la cifra che il prete riceve.

Stipendio parroco
Quanto guadagna un parroco? (Diritto-Lavoro.com)

Nel 2022, per esempio, ogni punto corrispondeva a un valore economico di 12,61 euro. Un prete appena ordinato, che riceve 80 punti mensili, guadagna un totale lordo di 1.008 euro al mese (80 x 12,61). Tuttavia, questo importo non corrisponde al guadagno netto che il prete percepisce. Vediamo perché.

Quanto guadagna un prete al netto?

Il calcolo dello stipendio netto di un prete non è così semplice. Prima di tutto, il salario è soggetto a una tassazione del 23%, il che significa che circa 231 euro vengono detratte come imposte. Inoltre, l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (ICSC), che si occupa di distribuire le offerte raccolte, aggiunge una quota che mediamente si aggira attorno ai 70 euro al mese per ogni sacerdote. Questo porta il guadagno netto di un prete appena ordinato sotto la soglia dei 1.000 euro mensili, senza considerare eventuali altre voci come la tredicesima, che non viene corrisposta.

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Nonostante questo stipendio di partenza non sembri molto elevato, bisogna considerare che non esiste un sistema di salario fisso, ma una struttura che dipende in larga parte dalle offerte dei fedeli. Queste offerte, tuttavia, sono diminuite nel corso degli anni, come testimoniano i dati che mostrano una riduzione del 37,73% delle offerte per il sostentamento del clero dal 2010 al 2020.

Chi paga lo stipendio di un prete?

Sebbene lo stipendio di un prete sia regolato dalla Cei, non si tratta di uno stipendio nel senso tradizionale del termine. In realtà, il prete non riceve uno stipendio vero e proprio, ma una “remunerazione” che si basa su una vocazione religiosa, non su un contratto di lavoro. La legge 222 del 1985, conosciuta come il “nuovo Concordato”, stabilisce che la responsabilità di sostenere il prete spetta principalmente ai fedeli della parrocchia, attraverso le offerte. Queste offerte confluiscono nell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, che le distribuisce ai sacerdoti in base ai punti assegnati dalla Cei.

Stipendio prete
Quanto guadagna un sacerdote? (Diritto-Lavoro.com)

In caso di insufficienza delle offerte, interviene l’otto per mille, una quota delle imposte che i contribuenti italiani destinano alla Chiesa, che copre la maggior parte dei costi. Tuttavia, l’otto per mille non è sufficiente a coprire totalmente le necessità: secondo i dati ufficiali, esso copre solo il 69,2% del fabbisogno annuo per il sostentamento del clero, mentre le offerte dirette dei fedeli contribuiscono solo per l’1,6%. Il restante 29,2% viene finanziato da altre fonti, come i patrimoni degli Istituti Diocesani, le attività lavorative dei sacerdoti come insegnanti o cappellani, e le cosiddette “quote capitarie” (che rappresentano una parte delle offerte raccolte direttamente nella parrocchia).

Le quote capitarie e il sistema di distribuzione delle offerte

Le quote capitarie rappresentano la parte di denaro che un prete può prelevare direttamente dalla cassa della sua parrocchia per coprire le spese di gestione della chiesa e della comunità. Ogni sacerdote può trattenere per sé una cifra corrispondente a 0,0723 euro per ogni parrocchiano della sua parrocchia. Ad esempio, per una parrocchia di 1.000 parrocchiani, un prete potrebbe guadagnare circa 70 euro al mese da questa fonte.

Anche se il sistema è progettato per evitare disparità tra le parrocchie, in alcune aree le offerte possono essere insufficienti, creando difficoltà economiche per i sacerdoti. In questi casi, l’intervento dell’otto per mille si fa necessario.

L’aumento dello stipendio nel tempo

Lo stipendio di un prete non è fisso, ma cresce con l’anzianità. Ogni prete inizia con un punteggio base di 80 punti mensili, e a questi si aggiungono altri punti in base agli anni di servizio e agli incarichi speciali. Per ogni cinque anni di servizio, un prete guadagna due punti aggiuntivi, fino a un massimo di 16 punti per 40 anni di attività. Se un sacerdote ricopre incarichi di maggiore responsabilità, come vescovo o parroco di una grande parrocchia, può guadagnare più punti, incrementando il suo stipendio.

Per esempio, un vescovo ha diritto a 40 punti aggiuntivi rispetto ai 80 base, mentre un parroco con una parrocchia di oltre 4.000 abitanti ottiene 10 punti extra. I preti che insegnano nelle scuole o nelle facoltà teologiche possono guadagnare fino a 23 punti extra, a seconda dell’impegno orario.

Quanto guadagna un vescovo rispetto a un prete?

Come accennato, un vescovo riceve un numero di punti aggiuntivi rispetto a un prete normale. Questi punti si traducono in un salario maggiore, che dipende dalle specifiche responsabilità e incarichi. Un vescovo che dirige due diocesi, ad esempio, guadagna 70 punti, mentre un prete incaricato di una grande parrocchia potrebbe arrivare a guadagnare anche 10 punti in più rispetto al punteggio base.

La situazione di frati e suore

Frati e suore, diversamente dai preti, non ricevono uno stipendio fisso. Il loro reddito dipende principalmente dal lavoro civile che svolgono, come infermieri, insegnanti o altre professioni.

Stipendio suore
Quanto guadagna una suora? (Diritto-Lavoro.com)

Inoltre, seppur possano beneficiare delle offerte destinate ai monasteri o alle comunità religiose, non sono inclusi nell’otto per mille, salvo rare eccezioni in cui ricoprono incarichi come cappellani.

Il caso particolare dei preti militari

Un caso particolare riguarda i sacerdoti appartenenti all’Ordinariato Militare, che prestano servizio all’interno delle forze armate italiane. Questi preti sono considerati ufficiali militari e ricevono uno stipendio dallo Stato, che può superare i 4.000 euro al mese, mentre gli arcivescovi militari possono guadagnare oltre 9.000 euro mensili.

Come si diventa prete in Italia

Diventare prete in Italia richiede un lungo percorso di formazione. Dopo un periodo di discernimento vocazionale, che aiuta il candidato a comprendere se la sua vocazione è autentica, si entra in un seminario diocesano. La formazione dura generalmente dai 6 ai 7 anni, durante i quali il seminarista studia filosofia, teologia e compie esperienza pastorale. Al termine del percorso, il seminarista viene ordinato sacerdote e inizia la sua missione al servizio della comunità.

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