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Conservare le bollette è una sana abitudine che pochi hanno. Buttandole si corrono grossi rischi e le nuove regole non perdonano.

Nel mondo digitale in cui viviamo, le bollette delle utenze sono diventate sempre più facili da gestire grazie alla possibilità di riceverle via email, ma c’è ancora una larga fetta di persone che preferisce il formato cartaceo. Se anche tu sei tra quelli che si fanno arrivare a casa le bollette cartacee o, al contrario, se già hai optato per la versione digitale, c’è una novità che è necessario conoscere.

La gestione delle bollette, infatti, ha visto dei cambiamenti significativi che potrebbero influenzare sia la loro conservazione che la loro verifica.

Le Bollette: un documento da conservare

Conservare le bollette delle utenze è un’abitudine consolidata da generazioni. Che si tratti di energia elettrica, gas, acqua o telefono, le bollette devono essere messe da parte per diversi motivi. Innanzitutto, per fare dei calcoli annuali delle spese domestiche, oppure per poter contestare eventuali errori nei conteggi effettuati dal fornitore di servizi. Conservarle, quindi, diventa una pratica indispensabile anche a distanza di anni, nel caso in cui sorgano problemi legati ai pagamenti.

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Tuttavia, nel corso degli anni, la gestione delle bollette è diventata sempre più digitalizzata. Con il tempo, molte persone hanno deciso di abbandonare il formato cartaceo a favore della versione digitale, per evitare l’ingombro delle carte e semplificare la gestione delle proprie utenze. Ma, anche con l’avvento del digitale, le bollette continuano ad essere un documento importante che va conservato per un determinato periodo di tempo. Le nuove normative, però, hanno modificato alcune delle regole precedenti, chiarendo per quanto tempo è necessario tenere questi documenti.

Quanto tempo conservare le bollette?

Una delle domande più comuni è quanto tempo bisogna conservare le bollette delle utenze. Nonostante la digitalizzazione e l’uso crescente di documenti elettronici, la risposta a questa domanda è tutt’altro che semplice, e dipende da vari fattori. È importante ricordare che le bollette non sono solo il documento che indica il consumo effettivo di acqua, luce, gas o telefonia, ma contengono anche una serie di altri costi aggiuntivi, come ad esempio il trasporto dell’energia o le imposte come l’IVA.

La regola di base, che ci è stata insegnata dalle generazioni precedenti, è che le bollette devono essere conservate per almeno un periodo di tempo che permetta di verificare eventuali contestazioni con l’ente fornitore, anche a distanza di anni. La domanda più comune, però, è “Per quanto tempo?” E la risposta, ora più che mai, dipende dalla tipologia di utenza e dalla data di emissione della bolletta.

Le normative sulle bollette: quando scade il periodo di conservazione?

Secondo le normative in vigore, ogni tipologia di bolletta ha un diverso periodo di prescrizione, ovvero il tempo massimo entro il quale il fornitore può richiedere il pagamento di una bolletta. Per esempio, le bollette relative all’energia elettrica emesse dopo il 1° marzo 2018 vanno in prescrizione dopo due anni. Questo significa che se non vengono richieste entro questo periodo, il fornitore non potrà più chiedere il pagamento. Per le bollette emesse prima di questa data, invece, il termine di prescrizione è di cinque anni.

Conservare le bollette
Bollette, come conservarle e per quanto

Nel caso delle bollette del gas, se emesse dopo il 1° gennaio 2019, il periodo di prescrizione è di due anni, mentre quelle precedenti vanno in prescrizione dopo cinque anni. È quindi fondamentale conservare le bollette almeno per due anni, per evitare di trovarsi in difficoltà qualora si presentassero delle problematiche o se si dovessero dover controllare dei pagamenti.

Oltre alle scadenze di prescrizione, c’è un altro aspetto importante da tenere in considerazione: la regolazione e il controllo delle bollette è affidata all’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), un ente che svolge una funzione di vigilanza sul corretto funzionamento del mercato dell’energia, del gas, dell’acqua e dei rifiuti. L’ARERA interviene anche per garantire che i consumatori possano fare reclami o ottenere rimborsi in caso di errori nei conteggi o disservizi.

Cartacea o digitale: qual è la soluzione migliore?

Molti si sono ormai adattati all’idea di ricevere le bollette in formato digitale, che oltre a ridurre l’inquinamento da carta, consente anche di tenere tutto in ordine e a portata di mano. Tuttavia, anche se hai deciso di optare per le bollette online, è fondamentale ricordarsi che, proprio come nel caso di quelle cartacee, bisogna conservarle per il periodo di tempo stabilito dalla legge. Il formato digitale offre il vantaggio di non occupare spazio fisico, ma è comunque necessario assicurarsi che questi documenti vengano archiviati correttamente, ad esempio in una cartella ben organizzata sul proprio computer o su un servizio cloud sicuro.

In definitiva, che tu riceva la bolletta in formato cartaceo o digitale, il consiglio è sempre quello di conservarla per almeno due anni, soprattutto se si tratta di utenze come energia elettrica e gas. Non dimenticare che, in caso di contestazioni o verifiche future, avere una documentazione completa e ben conservata può rivelarsi fondamentale. L’era digitale ha semplificato molto la gestione delle utenze, ma la disciplina e la cura nella conservazione dei documenti resta un aspetto imprescindibile per evitare problemi a lungo termine. Se hai dubbi su quali bollette siano necessarie o su come archiviarle correttamente, consulta sempre le normative vigenti e, in caso di necessità, chiedi supporto agli enti competenti.

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