Un gigantesco mercato illegale di dati e informazioni segrete rubate a fini spionistici e riguardanti politici, vip, giornalisti e imprenditori. Dati che un’organizzazione a delinquere avrebbe trafugato ad arte per poi rivendere a beneficio di vari soggetti, interessati ad attività di dossieraggio. È in sintesi il cuore di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano e della Direzione nazionale antimafia (Dna) svolta dai carabinieri del nucleo investigativo di Varese.
La notizia è rilevante anche perché sono finiti sotto inchiesta, fra gli altri, due personaggi pubblici importanti in Italia, accusati di aver commissionato ricerche di dati riservati. Ovvero Leonardo Maria Del Vecchio, il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital, e – a quanto scrivono le agenzie di stampa – il banchiere Matteo Arpe. L’indagine sul mercato nero dei dati riservati riguarda “alcuni presunti appartenenti un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione” di informazioni segrete e sensibili.
Le banche dati violate
Informazioni che si trovano all’interno di banche dati strategiche nazionali. Stiamo parlando dello Sdi, Sistema d’indagine, che contiene tutte le informazioni acquisite dalle forze di polizia. Del Serpico, Servizi per i contribuenti, in cui l’Agenzia delle Entrate fa confluire le dichiarazioni dei redditi dei cittadini, le transazioni bancarie, le utenze di luce e gas, gli investimenti finanziari. Dell’Inps e dell’Anpr, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente. E infine del Siva, il Sistema informativo valutario, su cui convergono le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette alla Banca d’Italia.
Chi è stato spiato
Tra coloro che avrebbero subito il furto di dati personali, o che comunque sarebbero entrati nel mirino dell’associazione a delinquere, ci sarebbe anche il presidente del Milan e dell’Enel, Paolo Scaroni. E il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini.
L’inchiesta della Dda di Milano e della Dna ruota intorno all’agenzia di investigazione privata Equalize, di cui è socio di maggioranza il presidente di Fiera Milano (ente estraneo ai fatti) Enrico Pazzali, indagato, e socio di minoranza l’ex poliziotto della squadra mobile di Milano, Carmine Gallo, finito agli arresti domiciliari.
Nell’ordinanza da 518 pagine con cui il gip Fabrizio Filice ha disposto 6 misure cautelari figurano diversi giornalisti. Di cui l’organizzazione avrebbe spiato le conversazioni whatsapp, attraverso l’accesso abusivo ai loro telefoni, pc e tablet.
Melillo: “Maxi mercato dei dati“
“Il quadro che emerge” dall’indagine sul dossieraggio dei dati “è molto allarmante” ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, nel corso di una conferenza stampa a Milano il 26 ottobre. Melillo ha richiamato però alla “prudenza nelle valutazioni, perché – ha spiegato – la procura di Milano ha opportunamente scelto di proteggere le attività tecniche. E ha rinunciato a compiere, nel corso dell’investigazione, una serie di passi che ne avrebbero rivelato lo svolgimento. E questo fa sì che per molti versi l’indagine sia più sul punto di iniziare che di compiersi“.
“La mole dei dati acquisiti attraverso le perquisizioni informatiche svolte in Italia e all’estero fa sì che questa indagine richiederà ancora molto tempo e molta fatica per consentirci di delineare i contorni di questa vicenda. Che tuttavia in sé appare estremamente allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’esercizio di attività di acquisizione abusiva di dati personali e riservati. Stiamo iniziando a comprendere qualcosa di come funziona questo mercato clandestino delle informazioni riservate”, ha spiegato il procuratore.
Nordio: “Non siamo al sicuro“
A quanto apprende l’Adnkronos il Copasir – il Comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti – si muoverà rispetto all’inchiesta. Come sempre in questi casi il Comitato si attiva per avere informazioni e tra l’altro si sta già occupando del tema della sicurezza delle banche dati con audizioni già previste. “Non saremo al sicuro fino a quando la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità“. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in videocollegamento con CasaCorriere. Si tratta di una battaglia dura ma senza la quale non c’è speranza di sconfiggere la criminalità sul piano tecnologico.