Sono quasi 5 milioni (4,8 per l’esattezza) i pensionati italiani costretti a ricevere redditi da pensione inferiori a mille euro al mese. Quasi 3 su 10. L’Osservatorio Inps sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023 segnala che tra questi quasi 1,7 milioni hanno assegni inferiori a 500 euro. Un livello nettamente al di sotto della soglia di povertà.
Il Rapporto si concentra sulle singole prestazioni e sul reddito complessivo da pensione e non sugli altri eventuali altri redditi dei pensionati ma la fotografia ci racconta quanto sia ampia la fascia di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. I pensionati che prendono oltre 2mila euro al mese comunque sono il 38,4% del totale ma assorbono il 60% della spesa. La spesa nel complesso dell’anno ha superato i 347 miliardi di euro con un aumento del +7,7% rispetto al 2022.
Pensionati, divario fra uomini e donne
Una crescita legata soprattutto al recupero dell’inflazione. Le pensioni rimangono quindi un grande capitolo di spesa per lo Stato italiano. Già super indebitato con quasi 3mila miliardi di euro di debito pubblico. I dati sui pensionati confermano il divario tra uomini e donne nei redditi da pensione. Sulla scia di quello che accade nel mercato del lavoro con i maschi che possono contare su carriere più lunghe e retribuzioni più alte. Oltre a tassi di occupazione medi più elevati.
Se l’importo medio annuo dei redditi percepiti in Italia è di 21.382 euro nel 2023, l’assegno medio da pensione incassato dagli uomini è superiore a quello delle donne del 35% con 24.671 euro contro 18.291. Con l’aumento dell’occupazione femminile questo divario dovrebbe ridursi e diminuire la fascia delle donne che possono contare solo su pensioni assistenziali e di reversibilità.
Nel 2023, fra i pensionati, le donne con pensioni inferiori a 1.000 euro al mese erano oltre 3 milioni, oltre una pensionata su tre. E tra queste quasi un milione (959.986) poteva contare su prestazioni da pensione per meno di 500 euro al mese: l’11,5% del totale. L’intervento del Governo Meloni sulle pensioni minime riguarda solo i trattamenti previdenziali.
Gli assegni pensionistici
Ovvero basati sul versamento dei contributi, e non quelle assistenziali, legate alle condizioni economiche disagiate, come ad esempio l’assegno sociale, o a invalidità non legate all’attività lavorativa. Dovrebbero essere coinvolte nel passaggio tra i 614,77 euro al mese ai 617,92 euro circa 1,8 milioni di assegni. Un intervento definito dal leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte una “beffa” e da altre parte dell’opposizione una “elemosina” che non recupera neanche il potere d’acquisto perso con l’inflazione.
Ci sono poi gli assegni pensionistici i più sostanziosi, quelli superiori a 5mila euro lordi al mese. Li percepiscono poco più di 400mila persone. Si tratta di assegni che si basano nella grande maggioranza di casi su un alto numero di anni di contributi e retribuzioni elevate da parte dei pensionati. Si spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con i redditi più bassi, circa 34,4 miliardi a fronte di 33,5. Le prestazioni pensionistiche nel complesso sono 22.919.888, per la grande maggioranza Ivs (Invalidità vecchiaia e superstiti), pari a 17.752.596. Le indennitarie sono 627.143 e quelle assistenziali 4.540.149. Il punto è che nel corso dei prossimi anni aumenteranno sempre di più mentre si registra una quasi cronica carenza di giovani e di nuovi lavoratori assunti regolarmente.