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A pochi giorni dal blitz di Unicredit che ha acquisito una quota di Commerzbank divenendo seconda azionista dell’istituto di Francoforte col 9%, il Governo tedesco ha preso posizione alzando una barriera verso la banca milanese. E con un colpo di scena ha deciso di non vendere, per il momento, altre quote del pacchetto del 12% che possiede in quanto primo azionista di Commerzbank.

L’ad del gruppo di Piazza Aulenti, Andrea Orcel, spera adesso nel fattore Europa (la Bce perora la causa delle maxi fusioni bancarie transfrontaliere). E punta su una scommessa: dare la scalata a Commerz acquistando se non dallo Stato tedesco, sul mercato. A Berlino il clima è cambiato. La strategia della banca preda di Unicredit “è orientata all’indipendenza” scrive l’agenzia finanziaria tedesca che amministra il Fondo di stabilità.

I sindacati sono in rivolta

Non solo, “il Governo federale la accompagnerà fino a nuovo avviso mantenendo la sua partecipazione azionaria“. La mossa della Cancelleria va incontro alle richieste del sindacato Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft (Unione dei sindacati del settore dei servizi), spesso abbreviata in Verd.di. Si tratta del secondo sindacato tedesco con circa 2 milioni di iscritti. Ebbene, Verd.di chiede di non vendere e di preservare l’indipendenza di Commerbank.

Il terrore di perdere consenso

A fronte delle mosse molto aggressive, commercialmente parlando, di Unicredit, il Governo Scholz ha avuto paura. Paura di perdere consenso popolare, già ai minimi termini oggi in Germania, con l’avanzata dell’estrema destra fascista e neonazista. E paura del potere dei sindacati. “Temiamo che per i due terzi ci possano essere licenziamenti, come è avvenuto per HVB” è stato infatti l’allarme che ha lanciato il presidente del coordinamento sindacale aziendale Uwe Tschaege che è anche vice presidente del Consiglio di sorveglianza di Commerzbank.

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Il punto è infatti che HypoVereinsbank (HVB) è stata acquisita da Unicredit nel 2005 e i milanesi non hanno guardato in faccia a nessuno per il taglio dei posti di lavoro. Un brutto precedente che in Germania lavoratori e sindacati ricordano come un incubo.

Unicredit spacca il Governo tedesco

Si fanno perciò ancora più evidenti le fratture all’interno della coalizione di Scholz con con il ministro delle Finanze, Christian Lindner, esponente dei Liberali, che ha difeso la vendita del pacchetto del 4,5% sostenendo che era il momento giusto per iniziare il processo di uscita da parte dello Stato da Commerzbank. Una posizione in contrasto con la decisione dell’esecutivo di avviare una indagine interna.

Sotto esame è adesso la sequenza di eventi che hanno portato alla vendita delle azioni di Commerzbank a Unicredit. Anche per capire perché nessuno dei soggetti coinvolti abbia previsto la possibilità che un unico investitore acquisisse l’intera tranche. Così come è avvenuto da parte di Unicredit che resta alla finestra ed è pronta a dialogare con Commerzbank e il suo Chief Executive Officer (CfO), Bettina Orlopp, in pole position per succedere all’attuale amministratore delegato Manfred Knof.

La strada sembra ora ancora più stretta per l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, anche se le alternative non mancano. Una scalata, il gruppo di Piazza Gae Aulenti, la può costruire comprando sul mercato, com detto. Così, se il clima, almeno in Germania, era già incandescente si preannunciano settimane ancora più calde. Già a partire dalla prossima con la riunione strategica dei consigli di gestione e sorveglianza di Commerz. Mentre il giorno dopo una commissione parlamentare esaminerà la vendita dell’ultima quota dopo la richiesta al ministero delle Finanze di fornire informazioni sul modo in cui il collocamento è stato gestito.

 

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