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All’ONU è in programma dal 22 settembre il Summit of the Future sui paesi poveri. Alcuni dei paesi più poveri del mondo spendono più per il rimborso del debito che per sanità, istruzione e infrastrutture messe insieme. E in questo modo ostacolano gravemente le loro possibilità di sviluppare le proprie economie. 

Al Summit del Futuro la riduzione delle disuguaglianze e il miglioramento della vita delle persone attraverso la revisione dell’intero sistema finanziario internazionale saranno tra le principali priorità, riferisce UN News. “L’architettura finanziaria internazionale è obsoleta e inefficace. Semplicemente non siamo attrezzati per affrontare un’ampia gamma di questioni emergenti” ha spiegato il 12 settembre il Segretario generale dell’ONU António Guterres.

Il summit dell’ONU

La questione dello sviluppo sostenibile e del finanziamento dello sviluppo è uno dei temi centrali dell’evento ‘faro’, che inizierà il 22 settembre. I delegati da tutto il mondo rifletteranno sulla situazione globale per molti Paesi poveri che si trovano ad affrontare livelli di debito insostenibili che stanno paralizzando settori chiave per lo sviluppo. La necessità di riforme è resa ancora più urgente dal rapido avvicinamento della scadenza per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che costituiscono l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un’agenda che serve a stabilire obiettivi misurabili per costruire un futuro migliore entro la fine di questo decennio.

Gli obiettivi sono stati adottati dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, il che significa che nel 2023 è stata raggiunta la metà del percorso. Il traguardo è stato segnato in occasione del Summit sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dello scorso settembre, concepito per dare agli Obiettivi la spinta tanto necessaria. In un momento in cui le statistiche ufficiali delle Nazioni Unite mostravano che solo il 15% degli Obiettivi era stato raggiunto.

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Nel suo policy brief sull’argomento, del maggio 2023, il capo delle Nazioni Unite ha presentato proposte che potrebbero consentire ai Paesi di far uscire i propri cittadini dalla povertà e di raggiungere il loro pieno potenziale. E chiede una “nuova Bretton Woods“. Il riferimento è all’accordo internazionale del secondo dopoguerra che ha portato alla creazione del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale. Ovvero due organizzazioni che decidono come e a quali condizioni prestare denaro ai Paesi bisognosi di assistenza finanziaria.

FMI e Banca Mondiale

Il contesto in cui sono stati nati il ​​FMI e la Banca Mondiale è praticamente irriconoscibile dall’ambiente politico ed economico odierno. Tanto per cominciare, erano presenti solo 44 delegazioni, rispetto agli attuali 190 Paesi membri dell’FMI. Tuttavia, i paesi sviluppati continuano a esercitare poteri di veto e diritti di voto eccessivi, mentre i paesi in via di sviluppo rimangono sottorappresentati.

Il sistema, afferma Guterres, è ora “del tutto inadatto allo scopo. In un mondo caratterizzato da cambiamenti climatici inesorabili, crescenti rischi sistemici, disuguaglianza estrema”. Ma anche “pregiudizi di genere radicati, mercati finanziari altamente integrati vulnerabili al contagio transfrontaliero. E drammatiche condizioni demografiche. Oltre a cambiamenti tecnologici, economici e geopolitici”.

Le risposte, secondo il capo dell’ONU, implicano l’aumento dei finanziamenti per sradicare la povertà e rendere i principali organi decisionali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale più democratici e rappresentativi. Serve inoltre la creazione di un nuovo organismo globale per coordinare l’economia di tutto il nostro pianeta. Una sorta di  “Consiglio di Sicurezza Economica“.

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