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Gli agenti di commercio vorrebbero includere anche gli influencer tra i contributori della Fondazione Enasarco, ovvero il loro ente previdenziale. E questo in quanto svolgono in modo continuativo l’attività di promuovere i prodotti di un’azienda.

Sono decine di migliaia, fino a 65mila insieme ad un variegato popolo di partite Iva e mediatori, i possibili nuovi iscritti e contributori. Ed è così che il presidente, Alfonsino Mei, dal palco dell’assemblea che si è svolta a Roma, forte di una recente sentenza del Tribunale di Roma, ha lanciato un nuovo appello. Un appello affinché questa si fermi questa “una vasta platea che elude i versamenti contributivi alla Cassa, rischiando di minarne la sostenibilità nel lungo periodo e causando uno squilibrio concorrenziale tra i professionisti che versano il dovuto e chi non lo fa” ha bacchettato Mei sollecitando una revisione normativa e auspicando che ciò avvenga con la prossima legge di bilancio.

Gli influencer non ci stanno

Almeno una parte di coloro che viene rappresentata dall’associazione italiana Content & Digital Creators. “Sono due mestieri, e quindi due comparti, completamente differenti” commenta Sara Zanotelli, presidente dell’associazione. “La questione come rappresentata da Enasarco è erronea. In quanto non tiene presente il variegato ed altamente complesso mondo dei digital e content creators. E si appiattisce sul presupposto, errato, che influencer e agente di commercio siano sinonimi” replica ancora Zanotelli.

In realtà anche la fattispecie analizzata dal Tribunale di Roma nella nota sentenza 2615/2024 che pare abbia dato la stura alle pretese di assoggettamento a contribuzione da parte di Enasarco – spiega la presidente dell’associazione italiana Content & Digital Creators – non fa altro che andare a sanzionare un comportamento specifico”.

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“Che ha poco a che vedere con il vasto mondo della digital economy. Infatti l’applicabilità della figura professionale dell’agente di commercio e il conseguente assoggettamento alla contribuzione Enasarco, non è applicabile agli influencer. Si tratta, infatti, in questi casi di attività con modelli di business di natura commerciale o di spettacolo con rimandi quindi alla Cassa Inps Gestione Commercianti o Inps Ex Enpals“.

“No all’Enasarco”

Far rientrare gli influencer nell’alveo di Enasarco comporterebbe un ingiustificato e gravoso obolo per una categoria che, bisogna ricordarlo, è composta anche da molti giovani professionisti“. E’ la posizione che esprime Assoinfluencer. Gli influencer, prosegue l’associazione, “sono privi dei requisiti prescritti per gli agenti di commercio, inoltre, concettualmente e sostanzialmente, la loro attività è assai diversa dai secondi. Ragion per cui inquadrarli in una simile fattispecie è una forzatura senza pari da cui trarrebbe unicamente vantaggio il bilancio di Enasarco“. Come Assoinfluencer, conclude l’associazione “invitiamo le istituzioni a tenere conto della effettiva natura di una categoria che, già da tempo, sconta l’assenza di regole chiare. E quindi di evitabili penalizzazioni a dispetto di quanto ritenuto dall’opinione comune“.

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