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Donald Trump fa volare, in questi giorni, le quotazioni del Bitcoin, la più nota fra le monete digitali. Apparentemente non se ne comprende il reale motivo. Il fatto scatenante però c’è: l’attentato del 13 luglio in Pennsylvania al cui esito mortale Trump è scampato per una sorta di miracolo. Ossia perché nel preciso istante in cui il cecchino ha sparato dal tetto egli si è voltato per indicare alla folla un grafico su uno schermo. Solo per questo, molto probabilmente, il tycoon non è morto.   

Ebbene, dopo l’attentato, al quale Trump ha reagito con vigore, mostrandosi alla folla con l’orecchio sanguinante e facendo il gesto del pugno: “Fight!” (combattere), sulla Borsa americana sono stati molti i titoli che sono schizzati alle stelle. A cominciare da quelli di cui è proprietario lo stesso magnate di New York attraverso la galassia delle sue società. Sono poi cresciute le quotazioni dei titoli delle aziende che producono armi, come Smith & Wesson Brands, in rialzo di oltre il 12%, e Sturm Ruger & Company, in crescita di circa il 8%.

Bitcoin, le criptovalute “amano” il tycoon

Le compagnie di assicurazione sanitaria, che sono viste come potenziali beneficiarie di una minore regolamentazione sotto un’amministrazione Trump, sono salite anch’esse seppur in minor misura. Viceversa sono scese le azioni dei produttori di energie rinnovabili. Allora perché anche il valore della criptovaluta, dopo l’attentato all’ex presidente, è cresciuto? E il Bitcoin ha toccato addirittura il suo massimo da due settimane a questa parte a quota 62mila dollari? La risposta è articolata.

Riassumendo al massimo, si potrebbe dire che gli investitori, banalmente, dopo quanto accaduto sono convinti che il tycoon, a novembre, riconquisterà la Casa Bianca. Una fiducia, questa, alimentata a sua volta dalle posizioni di Trump sul mondo delle monete digitali. Se è vero che l’ex presidente, in passato, aveva criticato il Bitcoin, definendolo “altamente volatile” e “basato sul nulla“, è altrettanto vero che negli ultimi mesi Trump ha cambiato, radicalmente, posizione. E adesso si professa un sostenitore delle criptovalute. Un tentativo come un altro di conquistare gli elettori indecisi. Facendo perno su un tema particolarmente sentito negli Stati Uniti.

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Trump il mining negli Usa

Nello specifico, Trump si è impegnato – in caso di secondo mandato alla Casa Bianca – a sostenere il cosiddetto mining negli Stati Uniti, cioè il metodo per generare criptovalute e, parallelamente, il modo in cui si convalidano le transazioni effettuate in Bitcoin. In precedenza, le criptovalute erano state anche terreno di scontro e sfottò elettorale, dato che Trump aveva detto: “Biden non sa che cosa siano“. Parole e posizioni, queste, che avevano fatto guadagnare al tycoon il sostegno di alcuni esponenti del settore. Settore che, stando ai beneinformati, avrebbe impegnato 100 milioni di dollari per aiutare Trump a farsi eleggere. Di qui, fra l’altro, la scelta da parte della campagna di Trump di accettare donazioni anche in criptovaluta.

Carol Alexander, docente di finanza all’Università del Sussex in Inghilterra, ha spiegato a Business Insider che l’impennata del Bitcoin, in sostanza, è legata a una “reazione istintiva” all’attentato e che difficilmente questa impennata durerà. Di fronte a eventi importanti anche in passato il Bitcoin aveva subito pesanti oscillazioni. Certamente, pero, il fatto che a detta di molti le possibilità di elezione di Trump siano cresciute è stato interpretato “come una buona notizia” dal settore delle cripto.

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