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Con un aumento di circa 11,5 miliardi di euro in un mese, ad aprile il debito pubblico italiano ha superato per la prima volta i 2.900 miliardi di euro. E ha raggiunto precisamente quota 2.905.690 milioni. È il nuovo record storico del debito in valori assoluti. Il debito pubblico italiano aveva superato i 2.800 miliardi ad aprile del 2023 mentre la soglia dei 2.700 miliardi era stata superata nel luglio del 2021.

Si tratta di valori spaventosi. Che gravano potenzialmente su ciascun cittadino italiano. Stando alle stime del Governo indicate nel Def, il Documento di economia e finanza, il debito italiano è destinato a superare i 3mila miliardi di euro l’anno prossimo, nel corso, cioè, del 2025.

Debito, una corsa senza freni

Negli ultimi 12 mesi l’aumento del debito è stato di 91,5 miliardi. Il dato arriva dalla rilevazione mensile della Banca d’Italia, che precisa come l’intero aumento del debito sia dovuto alle amministrazioni centrali. È invece rimasto sostanzialmente stabile il debito delle amministrazioni locali e quello degli enti di previdenza. Secondo le stime del Governo Meloni indicate nel Documento di economia e finanza il debito pubblico chiuderà l’anno al 137,8% del Pil, il Prodotto interno lordo. E salirà per avvicinarsi al 140% nei prossimi anni (per il 2027 la stima è 139,6%).

L’aumento del debito fa salire anche il costo degli interessi che occorre pagare sul debito stesso al momento in cui saldano i creditori. Ebbene, gli interessi su debito pubblico italiano sono in aumento a causa degli effetti dovuti ai passati rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce). Nella riunione del 6 giugno scorso a Francoforte, infatti, la Banca Centrale Europea ha deciso di ridurre di 25 punti base il costo del denaro. Ma si tratta del primo taglio dal 2019 – da 5 anni fa – dopo 9 rialzi consecutivi. Finora i guardiani dell’euro avevano effettuato una politica di contenimento dell’inflazione che al momento nell’Eurozona si attesta intorno al 2%.

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Tornando alle problematiche più strettamente legate al debito pubblico italiano, che appare ormai fuori controllo, nel 2023 l’Italia ha speso circa 78,6 miliardi di euro per rimborsare gli interessi sul debito. Una cifra che vale il 3,8% del Prodotto interno lordo nazionale. Il governo nella nota di aggiornamento al Def prevede che questa spesa rispetto al Pil salirà al 3,9% quest’anno, al 4% nel 2025, al 4,1% nel 2026 e al 4,4% nel 2027.

Il problema del superbonus

Tra le maggiori cause del recente balzo in avanti del debito pubblico ci sono certamente le spese per il superbonus edilizio al 110%. Secondo le ultime stime dell’Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) il superbonus edilizio ha comportato oneri per lo Stato pari a 122,7 miliardi di euro.

In realtà di recente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva parlato di una cifra che si aggira sui 200 miliardi. Di certo si tratta di una misura che sembra aver provocato benefici ma anche danni non indifferenti alle casse dello Stato. Col superbonus edilizio al 110% sono stati ristrutturati ben pochi edifici rispetto al numero globale che di essi è presente nel nostro Paese. E spesso si è finito col ristrutturare palazzi di lusso, castelli e villette di proprietari benestanti, mentre i meno ricchi e i poveri hanno semplicemente rinunciato a usufruirne.

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