Fine del superbonus edilizio 110%. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, già ministro dello Sviluppo economico con Mario Draghi premier (2021-2022), è riuscito nel suo intento, in ciò portando a realizzazione l’obiettivo che fu dello stesso Draghi. Dapprima il Governo Meloni (in carica dalla fine del 2022) ha ridotto drasticamente la quota di finanziamenti statali alle ristrutturazioni di case ed edifici. Poi, con le nuove normative di quest’anno, il rubinetto – o piuttosto la fontana – da cui sgorgava abbondante il denaro dei contribuenti si è praticamente chiusa.
Durante lo scorso mese di maggio, sottolinea Italia Oggi, i nuovi investimenti per il superbonus edilizi sono stati pari a 120 milioni di euro. Erano ancora ben 5,6 miliardi a marzo. Brusca frenata anche per il numero degli edifici coinvolti nei lavori di ristrutturazione, fra ‘cappotti’, pannelli solari, infissi, caldaie e quant’altro. Nell’ultimo mese sono cresciuti di 248 unità soltanto. Una cifra azzerata, sostanzialmente, se si pensa che lo scorso marzo furono 13mila le unità abitative in cui si erano aperti cantieri.
La pietra tombale sul 110%
Il decreto legge 39/2024 (convertito nella legge numero 67/2024) ha dato al superbonus del fu Governo Conte (2018-2021, considerando il Conte I e il Conte II) il colpo di grazia. Già nel report aggiornato al 30 aprile scorso era infatti emersa la tendenza del calo dei lavori, cresciuti di 350 milioni di euro, con un trend in forte contrasto con i numeri dei mesi precedenti. Come riporta ancora Italia Oggi non si era mai scesi sotto i 4 miliardi d’importo richiesto per le ristrutturazioni. A tirare un sospiro di sollievo sono ovviamente i conti dello Stato. Il peso delle detrazioni fiscali è aumentato solo di 87 milioni, rispetto ai 4 miliardi dell’inizio di quest’anno.
I dati emergono dalla consueta analisi dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha pubblicato i numeri del superbonus aggiornati al 31 maggio. È chiaro che per la maxi-agevolazione edilizia, in vigore dal 2020 e mai vista prima in Italia, per far ripartire l’economia dopo la crisi pandemica, il cerchio si chiude.
Superbonus, i costi per lo Stato
L’onere a carico dello Stato per i lavori conclusi sale a maggio a 122,7 miliardi dai 122,6 miliardi di aprile. Mentre il totale degli investimenti è di 119,3 miliardi, il totale degli investimenti ammessi a detrazione è pari a 117,7 miliardi. Infine, il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione è di 112,1 miliardi (il 95,3% dei lavori realizzati).
A rimanere quasi invariato è anche il numero degli edifici che hanno usufruito dell’incentivo: 495.717 in confronto ai 495.469 di aprile (come si è detto, 248 edifici in più in un mese). Lo scorso marzo il ministro Giorgetti parlò di un carico complessivo sulle casse pubbliche (quindi a spese dei contribuenti) che alla fine avrebbe potuto profilarsi attorno ai 200 miliardi circa.
Villette, condomini e castelli
Prendendo come punto di confronto i primi mesi del 2024 tra gennaio e febbraio il numero dei condomini, villette e castelli ammessi al superbonus in totale era aumentato di 9mila unità. In dettaglio, si legge nel resoconto di Enea, i condomini per i quali sono state chieste asseverazioni ai fini del superbonus sono 133.401, il totale degli investimenti ammessi a detrazione è pari a 78,5 miliardi e il totale dei lavori realizzati ammessi a detrazione è pari a 73,6 miliardi.
Per quanto riguarda gli edifici unifamiliari (244.952), il totale degli investimenti ammessi a detrazione è di 28 miliardi e il totale dei lavori realizzati arriva al 98,3%. Per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti il numero di asseverazioni è 117.356, con investimenti ammessi di 11,3 miliardi. Infine, restano sempre 8 i castelli con investimenti di 1 miliardo. Infine l’investimento medio, comprese le somme non ammesse a detrazione, è 592 milioni per i condomini e 117.173,86 per le villette.