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Da Jesolo a Tropea, da Rimini a Porto Cesareo, passando per Maccarese e Fregene, secondo i sindacati nel nostro Paese manca almeno il 10% dei bagnini che sarebbero necessari. Eppure l’Italia possiede 8mila chilometri di coste: ci sarebbe lavoro per tutti. Com’è possibile? Le risposte dei gestori degli stabilimenti, contattati da Adnkronos/Labitalia con un cronista che si è proposto come assistente bagnanti, mostrano una realtà che sembra parzialmente diversa: “No, siamo a posto, grazie”. Oppure: “Hai il brevetto? Manda il cv, questa è la mail”. O ancora “il posto lo avrei, ma è meglio vederci di persona, quando puoi passa dal lido”.

Dietro questo scollamento c’è una realtà denunciata da diversi sindacati. Per gli assistenti bagnanti – i bagnini appunto – è previsto per legge il contratto nazionale di lavoro del turismo. Con 40 ore settimanali di lavoro su 6 giorni e stipendio netto che parte dai 1.200 euro per poi salire a seconda dell’inquadramento. Ma i gestori non sempre vogliono pagare queste cifre. E i giovani non si accontentano più di paghe non adeguate. Lo dice bene Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari: “I tempi sono cambiati. Noi da ragazzi facevamo la fila per fare i bagnini e avere qualche soldo in più in tasca d’estate. Oggi è difficile che un giovane si avvicini a questo lavoro“, spiega ad Adnkronos/Labitalia.

Bagnini sulle coste tirreniche

Sul litorale pontino, tra Terracina e Sperlonga, “da tempo denunciamo paghe orarie al ribasso, istituti contrattuali non rispettati e tante altre anomalie contrattuali“, spiega ad Adnkronos/Labitalia il segretario generale della Uiltucs Latina, Gianfranco Cartisano. “Nei giorni scorsi siamo stati anche convocati dall’Inps – aggiunge – e abbiamo la necessità di intervenire a sostegno di questi lavoratori. Abbiamo da giorni inviato a tutti i Comuni costieri richieste d’incontro finalizzate a limitare il danno che inevitabilmente ricadrà sui bagnini del territorio. I bandi di gara e gli affidamenti devono tenere conto del costo orario previsto dal contratto nazionale. Con alcuni Comuni il confronto è già in fase avanzata“.

Per il sindacato, la situazione sul territorio è chiara. “A Terracina – avverte Cartisano – riscontriamo le maggiori anomalie. I soggetti che contrattualizzano i lavoratori con gli stabilimenti balneari sono sempre gli stessi. Da anni cambiano ragione sociale e denominazione aziendale, boicottando e raggirando i bagnini. I quali a fine stagione devono inseguire pezzi di salario mancante, mancata contribuzione e soprattutto dignità e mancato rispetto del lavoro svolto sulle spiagge“.

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Situazione particolare in Abruzzo

Dal Tirreno all’Adriatico, dal litorale pontino a quello abruzzese: le criticità denunciate sono spesso analoghe. Anche se l’azione del sindacato e le proteste dei lavoratori già l’anno scorso hanno portato a qualche risultato come spiega ad Adnkronos/Labitalia Davide Frigelli, segretario generale della Fisascat Cisl Abruzzo-Molise. “Sul litorale abruzzese -racconta – abbiamo una particolarità. C’è un’agenzia, una srl, che si occupa di rifornire di bagnini l’80% degli stabilimenti balneari abruzzesi“.

“Si occupa di far loro prendere il brevetto di salvataggio durante l’inverno e poi li colloca nelle varie spiagge, con una busta paga però intestata alla srl. Lo stabilimento così non si deve preoccupare di trovare il bagnino già col brevetto, pensano a tutto loro, gestiscono tutto loro. Senonché l’estate scorsa abbiamo ricevuto diverse denunce da parte di bagnini che denunciavano di essere pagati 4,50 euro all’ora, al di sotto di quanto previsto dal contratto nazionale. Mentre la società incassava dallo stabilimento balneare 17-18 euro l’ora per ogni bagnino“, sottolinea il sindacalista.

Chi sono i lavoratori sfruttati

Raccolte le denunce il sindacato si è mosso con le vertenze e qualcosa è cambiato. “Se andiamo a vedere l’identikit di questi lavoratori – racconta – sono tutti ragazzi, studenti o giovani che da poco hanno finito l’università. Grazie alla nostra azione la srl ha cambiato registro, alzando la paga. E in più adesso i bagnini riescono ad accedere alla disoccupazione speciale del settore turismo. Mentre prima non era possibile perché la srl attraverso diverse voci in busta paga faceva in modo che non raggiungessero le 51 ore stagionali previste per averne diritto“, sottolinea Frigelli.

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