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La Banca centrale europea, la Bce, si prepara a tagliare i tassi di interesse sul costo del denaro. Quasi certamente non lo farà prima di giugno, tuttavia si tratta di una notizia che concede una boccata di ossigeno all’economia dell’Unione europea.  

Siamo adesso ai massimi storici, da tempo, per quanto riguarda i tassi. La Bce ha quindi deciso che occorre andare verso il primo taglio. Salvo sorprese, arriverà nella prossima riunione della Banca prevista il 6 giugno. Alcuni governatori erano pronti a cambiare rotta già da subito, ma poi hanno accettato di seguire la larghissima maggioranza che vuole attendere i dati di giugno per assicurarsi che l’inflazione non faccia scherzi e proceda sicura verso l’obiettivo del 2%.

Bce, il perché di una scelta

Più che il pressing delle solite colombe, la vera novità è che ora anche i falchi della Bce sono pronti ad appoggiare la retromarcia sui tassi, più rapidamente dei colleghi americani della Fed scottati dall’inatteso rialzo dei prezzi a marzo. La quinta pausa dopo il ciclo di dieci rialzi consecutivi cominciato a luglio 2022 lascia il tasso sui rifinanziamenti principali fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Ma dopo mesi di attesa, i toni della comunicazione cambiano e per la prima volta il Consiglio direttivo della Bce mette nero su bianco che a breve “sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria“. Le condizioni per invertire il cammino sono tre. La prossima valutazione dovrà dare più certezze sulle prospettive dell’inflazione, sulla dinamica di quella di fondo e sull’intensità della trasmissione della politica monetaria. Se il processo di ‘disinflazione‘ resterà evidente come è adesso, per i governatori ci saranno tutte le condizioni per dare il via libera al primo taglio.

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Secondo gli analisti il primo taglio dei tassi sarà da 25 punti base, una misura contenuta che per alcuni lascerebbe le mani libere al fine di realizzare altri tre ribassi simili entro l’anno. “Non ci impegniamo preventivamente su un percorso particolare dei tassi“, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde al termine della riunione, precisando che il board continuerà ad essere dipendente dai dati in arrivo, e non dalla Fed, come molti sostengono.

L’inflazione negli Stati Uniti

Il rialzo dell’inflazione Usa, che a marzo ha toccato il +3,5%, non ha influenzato le scelte di Francoforte, ha spiegato la presidente della Bce, Christine Lagarde. Anche perché Usa e Ue hanno due economie profondamente diverse, e la loro inflazione non è comparabile. Ma è ovvio che “tutto ciò che ha rilevanza lo includeremo nelle nuove stime di giugno e gli Usa hanno un mercato e un’economia ragguardevoli“, ha argomentato.

Sull’economia dell’Eurozona, Lagarde ha ricordato che “è rimasta debole nel primo trimestre” con il settore terziario solido e la manifattura alle prese con domanda e produzione deboli. Tuttavia i dati puntano “a una ripresa graduale” grazie al rialzo dei salari reali e alle esportazioni.

La visione di Lagarde

Gli aumenti salariali sono inevitabili e, ha sottolineato la presidente, devono essere assorbiti dagli utili aziendali proprio per non far ripartire la spirale dei prezzi. Inoltre la Bce si aspetta che i governi ritirino completamente gli aiuti varati in questi due anni di inflazione alle stelle, e perseguano politiche di bilancio prudenti, riducendo deficit e debito. Ma le procedure per deficit eccessivo in arrivo con l’estate da Bruxelles non metteranno a rischio l’eventuale utilizzo del Tpi, lo scudo anti-spread messo a punto dalla Bce.

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