La direttiva europea sulle case green porterà alla riqualificazione “in pochi anni di oltre 500mila edifici pubblici. E di circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Senza contare le nuove costruzioni”. È la stima della Fillea Cgil. Con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, entro il 2030 – calcola il sindacato – “le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G. E anche, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato”.
Gli interventi a seguito della nuova direttiva Ue sulle case green necessiteranno anche di una valutazione nell’ottica della riforma fiscale. Così in sintesi il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ad Agorà su Rai Tre il 13 marzo. “Gli interventi si dovranno valutare anche nell’ottica della riforma fiscale, però non è qualcosa di immediato ed automatico” ha detto durante il programma condotto da Roberto Inciocchi. “Bisogna fare una scala di priorità degli interventi che vanno dalle pompe di calore al doppio vetro e naturalmente con una programmazione“. Il ministro ha comunque sottolineato che la direttiva “è un vincolo di Stato, non è un vincolo per i singoli. Quindi è una valutazione che deve fare lo Stato“.
Case green, i costi per il Codacons
Gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comportano un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro. Lo afferma il Codacons, commentando le nuove misure varate dall’Ue in tema di case green. I lavori di riqualificazione più comuni e che interessano cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici.
Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro. Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 metri quadri, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto, analizza il Codacons.
Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati. Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione, conclude il Codacons.
Cosa prevede la direttiva europea
Innanzitutto, la direttiva prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030. I nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno raggiungere quest’obiettivo due anni prima, a partire dal 2028.
Per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, gli Stati membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030. E di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia.
I paesi Ue dovranno inoltre spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento. Tutto al fine di eliminare gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. La nuova normativa non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici. Gli Stati membri, inoltre, potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.