Sull’ex Ilva di Taranto “non possiamo perdere tempo, perché la situazione è davvero grave”. Così, a Matera, a margine di una visita nello stabilimento della Mermec (ex Ferrosud), il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha risposto a una domanda dei giornalisti, il 20 gennaio. “Lo Stato – aveva assicurato Urso nei giorni scorsi – è impegnato a salvare la siderurgia italiana e quindi a salvare il polo siderurgico di Taranto”.
Ma cosa farà ora l’esecutivo? Palazzo Chigi progettano l’amministrazione straordinaria dell’azienda e della fabbrica; un prestito ponte da 320 milioni; la ricerca di nuovi soci privati. Dopo la rottura delle trattative con Arcelor Mittal – il colosso indiano delle acciaierie che possiede il 62% dell’ex llva – il Governo scopre le carte. “I rappresentanti dell’esecutivo hanno informato che la fase di amministrazione straordinaria sarà temporanea. E che il Governo è alla ricerca dei migliori partner privati con l’obiettivo di salvaguardare la continuità produttiva, tutelare l’occupazione e garantire la sicurezza dei lavoratori”. Così una nota di Palazzo Chigi dopo il tavolo tra il l’esecutivo e le organizzazioni sindacali lo scorso 18 gennaio.
Ex Ilva, cosa succederà
Intanto il Consiglio di Stato ha sospeso l’ordinanza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Lombardia sull’interruzione della fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia (questo il nome dell’ex Ilva, partecipata da Mittal e da Invitalia) da parte della Snam. Viene meno la possibilità per Snam di interrompere le forniture. Il 15 gennaio il Tar della Lombardia aveva respinto il ricorso di Acciaierie d’Italia che chiedeva di prolungare la sospensione della decisione di Snam Rete di interrompere la fornitura di gas alla società, a causa del mancato pagamento delle bollette. “Non si può continuare a far gravare sulla fiscalità generale che sostiene la spesa per il servizio di default trasporto (come rilevato da Arera), parte dei costi indispensabili per lo svolgimento dell’attività di impresa della ricorrente” avevano scritto i giudici del Tar.
Prestito ponte per 320 milioni di euro
Per quanto riguarda l’ex Ilva, Palazzo Chigi fa sapere, inoltre, che “Acciaierie d’Italia il 15 gennaio, nonostante le trattative in corso, ha presentato istanza presso la Camera di commercio di Milano per la composizione negoziata“. E che “Invitalia, ha inviato una lettera ad Acciaierie d’Italia holding e Acciaierie d’Italia per chiedere la verifica dei presupposti per avviare le procedure per l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva“. Il Governo spiega che “qualora si voglia avviare la procedura di amministrazione straordinaria, sarà garantita la liquidità corrente con un prestito ponte a condizioni di mercato per 320 milioni di euro“.
Al tavolo di confronto tra il Governo e le confederazioni sindacali sull’ex Ilva di Taranto per l’esecutivo sono stati presenti il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto (in videocollegamento). Assieme a loro il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (in videocollegamento) e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per i sindacati presenti i rappresentanti di Fiom Cgil Michele De Palma, Fim-Cisl Roberto Benaglia, Uilm-Uil Rocco Palombella, Ugl metalmeccanici Giovanni Antonio Spera e Usb Sasha Colautti (in videocollegamento) e Francesco Rizzo.
Fonti sindacali riportando quanto spiegato loro al tavolo con l’esecutivo Governo hanno detto che l’esecutivo utilizzerà i 320 milioni previsti in precedenza per l’aumento di capitale in Acciaierie d’Italia. La liquidità dell’amministrazione straordinaria – spiegano le stesse fonti – sarà garantita con prestiti di durata quinquennale. I 320 milioni non saranno sufficienti nel lungo periodo ma ora sono importanti per la continuità produttiva. L’amministrazione straordinaria tenderà a trovare nuovi soci privati interessati ad investire.