Formazione insegnanti contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale
L’attuale impegno dell’Italia nel contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è rappresentato dall’adesione al progetto sperimentale proposto dal Consiglio d’Europa per l’attuazione e l’implementazione della Raccomandazione del Comitato dei Ministri. Tale impegno è stato formalizzato nelle direttive del Ministro del Lavoro con delega alle Pari Opportunità per l’attività amministrativa per gli anni 2012 e 2013, che assegnano all’Ufficio per la promozione delle parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica (UNAR), operante presso il Dipartimento per le pari opportunità, anche l’attuazione di obiettivi operativi rilevanti in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e, in particolare, la definizione di una Strategia nazionale in collaborazione con il Consiglio d’Europa.
Si apre così il documento “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, con il quale il nostro Paese intende realizzare un piano triennale (2013-2015) di azioni pilota, integrate e multidisciplinari, volte alla prevenzione e al contrasto delle discriminazioni, in particolare nei confronti delle persone LGBT (lesbo, gay, bisex, trans).
Nell’ambito scolastico, da indagini sociologiche svolte negli ultimi tempi, è emerso un dato positivo: tra i giovani esiste una tendenziale accettazione dei comportamenti omosessuali anche se ancora si riscontrano, purtroppo, troppi casi di bullismo e omofobia con conseguenze a volte drammatiche.
Appare chiaro che uno dei luoghi primari ove agire per prevenire e rimuovere le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere è proprio la scuola. Questa infatti, come si legge nel documento di Strategia Nazionale, “ha un ruolo importantissimo, non solo come luogo privilegiato per la promozione di una cultura della conoscenza reciproca e del mutuo rispetto, ma per l’aiuto che può offrire ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, senza costringere all’invisibilità, favorendo un clima accogliente e sicuro nel quale la convivenza con le differenze possa contribuire al benessere psicofisico delle singole persone e alla coesione partecipativa della collettività“.
Ed a tal fine, sono state realizzate attività specifiche mediante Protocolli di intesa stipulati tra il Ministero delle Pari Opportunità ed il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Va inoltre considerato che da una indagine Istat è risultato che ben il 24% della popolazione omosessuale avrebbe sofferto pregiudizi e discriminazioni a scuola. Gli stessi docenti hanno più volte denunciato la loro mancanza di preparazione di base e di aggiornamenti in materia di orientamento sessuale e identità di genere e richiesto a gran voce interventi mirati. Ed è proprio in questa direzione che l’UNAR si è mosso proponendo ai dirigenti scolastici supporto attraverso interventi di sensibilizzazione e formazione mirati all’interno delle strutture scolastiche nelle quali l’educazione ad una affettività consapevole risulta ancora un tabù.
Il nostro ordinamento ha recepito tale processo di lotta alla discriminazione e lo ha trasfuso, a livello di legge, nell’art. 16 (Formazione del personale scolastico), lettera d) il D.L. n. 104/2013, convertito con modificazioni in L.n. 128/2013, il quale si propone di aumentare le competenze dei docenti “relative all’educazione, all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere” in attuazione delle previsioni dell’art. 5 del D.L. n. 93/2013, convertito con modificazioni in L.n. 119/2013 il quale, per la realizzazione degli obiettivi sopra descritti intende “promuovere una adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell’ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo“.
In pratica, per legge, dovranno essere promossi durante l’insegnamento, sia ai bambini che ai ragazzi più grandi, i valori dell’omosessualità, transessualità, bisessualità in nome della non discriminazione. Tale obiettivo sarà raggiungibile, quindi, tramite una formazione mirata e aggiornata degli insegnanti e degli studenti, con il sistema dei crediti formativi, e dovrà riguardare le seguenti materie: “lo sviluppo dell’identità sessuale nell’adolescente; l’educazione affettivo-sessuale; la conoscenza delle nuove realtà familiari; la prevenzione e la gestione degli episodi di bullismo motivati dall’orientamento sessuale; la condivisione in classe di fenomeni legati al bullismo, il suo significato e possibili conseguenze; modalità di intervento nei casi in cui lo studente abbia subito episodi di violenza; modalità di intervento fra pari nei confronti dello studente autore di violenza sia fisica che verbale, tramite un duplice approccio educativo e disciplinare“.
Gli insegnanti quindi dovranno informare e comunicare con gli studenti in maniera non stereotipata e soprattutto rispettosa dell’identità di genere e degli orientamenti sessuali.
A tal riguardo il citato Documento ha inoltre evidenziato che, per combattere la discriminazione, sarà necessario, “progettare percorsi innovativi di formazione in materia di educazione alla affettività che partano dai primi gradi dell’istruzione, proprio per cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia a costruire un modello educativo inclusivo, fondato sul rispetto delle differenze, che costituisca una risorsa non solo per chi fa parte della comunità LGBT ma per tutti i bambini“.
Nel nostro Paese dunque è già iniziata in varie strutture, ed in particolare presso l’Università di Padova, la compagna informativa rivolta a insegnanti e allievi (bambini e ragazzi) di scuole e università sulla “identità di genere” e sulla “parità di tutti gli orientamenti sessuali”. In varie scuole, poi, sono state sostituite nei documenti ufficiali i termini “padre” e “madre” con “genitore uno” e “genitore due”. A Venezia, oltre ai corsi di aggiornamento per gli insegnanti, il Comune distribuirà 46 fiabe che raccontano l’omosessualità ed altri temi sulle relazioni di coppia e familiari da leggere ai bambini di asili e scuole materne.