Advertisement

La Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 8373 del 2018, ha reso il seguente principio di diritto: Si possono utilizzare investigatori privati per i pedinamenti dei dipendenti, ma solo in luoghi pubblici (non aziendali) e, naturalmente, in orario di svolgimento della prestazione.

Vediamo insieme di cosa si tratta con l’articolo pubblicato ieri (5.4.2018) dal Quotidiano del Diritto del Sole 24 Ore (Firma: A. Galimberti; Titolo: “Legittimi i pedinamenti degli 007 privati”) che di seguito riportiamo.

Piena utilizzabilità degli investigatori privati per controllare il dipendente, ma solo in luoghi pubblici (cioè non aziendali) e, ovviamente, in orario di svolgimento della prestazione. La Cassazione (sezione Lavoro, sentenza 8373/18, depositata ieri) torna ancora una volta sui limiti ispettivi del datore di lavoro previsti dall0 Statuto dei lavoratori (legge 300/1970, ultimo aggiornamento nel dlgs 185/16). Il contenzioso, sfociato in un licenziamento impugnato fino in Cassazione, riguardava il dipendente di un’assicurazione, funzionario di terzo grado, raggiunto sette anni fa dal provvedimento disciplinare originato da una serie di controlli esterni. Il lavoratore aveva eccepito, a partire dall’Appello, l’illegittimità dei controlli svolti da un’agenzia investigativa, considerato che era stato impegnato (anche) in attività non lavorative fuori dall’ufficio, non aveva violato il monte ore complessivo settimanale (37) e non era stato inoltre verificato se si fosse trattenuto in ufficio oltre il normale orario di lavoro, e quali erano stati i risultati raggiunti.

La Corte tuttavia ha rigettato il ricorso, condannando l’ex assicuratore anche alle spese di giudizio. La lamentata violazione delle garanzie previste dagli articoli 2 e 3 dello Statuto – in particolare sul personale terzo adibito ai controlli – non è pertinente, a giudizio della Cassazione, perché quelle «operano esclusivamente in riferimento all’esecuzione dell’attività lavorativa in senso stretto». Nel caso specifico i controlli “in esterni” non erano diretti a verificare le modalità dell’adempimento dell’obbligazione lavorativa, bensì «le cause dell’assenza del dipendente dal luogo di lavoro» inteso come «mancato svolgimento dell’attività lavorativa da compiersi anche all’esterno».

Nei 10 giorni di osservazione, tra l’altro, l’ex assicuratore «non aveva svolto alcuna attività lavorativa», giustificando così la sufficienza dell’osservazione degli investigatori sul suo comportamento inadempiente rispetto al minimo contrattuale.

Advertisement