Partono le verifiche da parte dell’INPS sull’Assegno di Inclusione. Ecco a cosa bisogna fare attenzione: chi rischia di dover restituire il beneficio.
Tempo di controlli serrati da parte dell’INPS sull’Assegno di Inclusione (ADI), la misura introdotta a gennaio 2024 e che ha presto il posto del vecchio reddito di cittadinanza. L’ente previdenziale ha fatto partire una serie di controlli mirati sui beneficiari, in modo da verificare il rispetto dei requisiti economici fissati dalla legge.
Sotto la lente dell’INPS sono finite le soglie ISEE, i redditi dichiarati e le variazioni nelle situazioni lavorative. Un giro di vite che mira a garantire la correttezza nell’erogazione di una misura che nel suo prima anno di applicazione ha portato a oltre un milione di domande accolte, con più di 2,.3 milioni di beneficiari.
La spesa pubblica stimata per quest’anno si aggira sui 6 miliardi di euro, essenzialmente quanto il reddito di cittadinanza del biennio precedente. Si prevede però una maggiore efficienza, grazie alla platea più ristretta dei soggetti che possono beneficiare dell’ADI
Assegno di Inclusione, partono i controlli INPS
Le verifiche da parte dell’INPS riguardano prima di tutto l’ISEE. Dal 2025 non deve superare i 10.140 euro all’anno (nel 2024 la soglia massima era pari a 9.360 euro). Ma non solo: l’istituto di previdenza sociale sta controllando anche l’eventuale percezione di redditi non dichiarati al fisco e l’attivazioni di rapporti lavorativi. Nel mirino anche l’effettiva residenza in Italia.
Oggetti di particolare attenzione saranno le famiglie in cui si sono registrate significative variazioni vale a dire l’ingresso o l’uscita dal mercato del lavoro, il trasferimento di domicilio o altre modifiche nella composizione familiare.
Non sono pochi i casi di dichiarazioni false o non aggiornate, come era accaduto nel recente passato con il reddito di cittadinanza. L’ADI è riservato alle famiglie con almeno un componente fragile (minorenni, disabili, anziani con più di 60 anni, persone prese in carico dai servizi sociali).
Il massimo importo erogabile è pari a 500 euro al mese, con l’eventuale aggiunta di 280 euro per l’affitto per una durata massima di 18 mesi, rinnovabili per altri 12 dopo un mese di sospensione. Occorre anche sottoscrivere un Patto di attivazione con i servizi per il lavoro o con i servizi sociali.
Si può perdere l’Assegno di Inclusione rifiutando un’offerta congrua di lavoro, non prendendo parte ai cosi di formazione obbligatori o in caso di mancata collaborazione con i servizi. L’idea di fondo è quello di andare oltre il semplice assistenzialismo: l’obiettivo è reintegrare i percettori nel mondo della produzione lavorativa.