Questo articolo esplora la complessa normativa italiana sul mobbing, esaminando le leggi fondamentali, i casi di successo legale, e come la giurisprudenza tratta tali situazioni. Inoltre, viene discusso il ruolo del sindacato nella protezione dei diritti dei lavoratori e i recenti interventi legislativi per contrastare il mobbing.
Leggi fondamentali sul mobbing in Italia
In Italia, il mobbing non è attualmente definito da una legge specifica, ma la sua repressione si lega a diversi articoli del Codice Civile e del Codice Penale.
Tra i riferimenti cruciali, l’articolo 2087 del Codice Civile impone al datore di lavoro l’obbligo di tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti, costituendo spesso la base per azioni legali.
Un’altra norma rilevante è l’articolo 2043, che prevede l’obbligo di risarcire i danni ingiusti.
Nel contesto penale, i casi estremi di mobbing potrebbero configurarsi come reati di stalking, diffamazione o lesioni, a seconda delle circostanze e della gravità degli atti.
Nonostante l’assenza di una legge ad hoc, le interpretazioni giudiziarie e l’uso di questi articoli hanno permesso di perseguire legalmente il mobbing, applicando nozioni di responsabilità civile e penale nei contesti lavorativi.
Sentenze importanti: casi di successo legale
Negli ultimi anni, in Italia si sono registrate diverse sentenze che hanno contribuito a definire meglio i contorni del fenomeno del mobbing e la possibilità di successo legale delle azioni intraprese.
Un caso emblematico è rappresentato dalla sentenza della Corte di Cassazione n.
10037 del 2015, che ha confermato la responsabilità del datore di lavoro per non aver prevenuto il comportamento mobbizzante di un dirigente nei confronti di un subordinato.
Un altro caso significativo è quello della sentenza della Cassazione n.
186 del 2017, che ha sottolineato l’importanza di provare un ‘piano’ sistematico di emarginazione messo in atto dal datore di lavoro contro un dipendente, con un impatto significativo sull’ambiente lavorativo.
Queste decisioni sono state cruciali nel creare una giurisprudenza che offre una parziale protezione anche in assenza di una legge specifica, consentendo ai lavoratori di poter contare su precedenti per il riconoscimento dei loro diritti in situazioni di mobbing.
Differenze tra mobbing e altri abusi lavorativi
È cruciale distinguere il mobbing da altri tipi di abusi sul lavoro.
Mentre il mobbing si caratterizza per una serie di atti vessatori continuativi e reiterati nel tempo, praticati con l’intento di emarginare il lavoratore, altri abusi lavorativi, come molestie o discriminazione, possono non presentare questo carattere di sistematicità e intenzionalità.
La discriminazione può essere basata su motivi di genere, etnia, religione, che conducono a un trattamento ingiusto, mentre le molestie sono comportamenti offensivi o indesiderati che possono essere episodici.
Il mobbing, invece, richiede un elemento di pianificazione e persistenza, implicando una serie di azioni ostili che mirano a danneggiare gravemente la persona nel suo ambiente di lavoro.
Comprendere queste differenze è fondamentale non solo a livello legale, ma anche per le strategie di prevenzione e intervento che le aziende e le istituzioni devono attuare.
Ruolo del sindacato nella difesa dei diritti
I sindacati giocano un ruolo cruciale nella difesa dei diritti dei lavoratori vittime di mobbing.
Essi offrono supporto legale e pratico, assistendo i lavoratori nella raccolta di prove e nella comprensione dei propri diritti.

Inoltre, i sindacati fanno pressione per la stipulazione di contratti collettivi che includano clausole specifiche per prevenire e affrontare il mobbing.
L’azione sindacale non si limita all’assistenza diretta: essi promuovono anche campagne di sensibilizzazione e formazione nei luoghi di lavoro per diffondere la consapevolezza su questi temi e costruire ambienti più sicuri.
Grazie alla loro presenza capillare e alla capacità di organizzare vertenze sindacali, i sindacati sono spesso in grado di negoziare a favore di condizioni lavorative migliorate e politiche aziendali più sensibili ai diritti dei dipendenti.
Interventi legislativi per contrastare il mobbing
Negli ultimi anni, sono stati discussi vari interventi legislativi per contrastare il mobbing in Italia, evidenziando un riconoscimento crescente dell’importanza di tutelare i lavoratori da questo fenomeno.
Diversi disegni di legge hanno cercato di definire chiaramente il mobbing e di inserire tutele specifiche all’interno della normativa sul lavoro.
Sebbene nessuno di questi sia ancora diventato legge, continuano a esistere pressioni affinché il Parlamento intervenga per garantire una protezione esplicita ed efficace.
Nel frattempo, alcune regioni hanno adottato iniziative proprie per contrastare il mobbing, come la promozione di sportelli di ascolto e supporto psicologico per le vittime.
Questi interventi sfidano le aziende a rafforzare le loro politiche interne di prevenzione e gestione del mobbing.
Come la giurisprudenza interpreta il mobbing
La giurisprudenza italiana gioca un ruolo determinante nel contrastare il mobbing, pur in assenza di una legge specifica che lo definisca.
Le sentenze di Cassazione hanno contribuito a delineare i parametri legali per riconoscere e giudicare situazioni di mobbing.
Un aspetto centrale delle interpretazioni giuridiche è la necessità di provare l’esistenza di una serie di comportamenti vessatori, ripetuti e sistematici, che configurino un quadro di eutanasia professionale intenzionale.
Inoltre, è fondamentale dimostrare il nesso causale tra il comportamento mobbizzante e il danno subito dal lavoratore, sia esso di natura fisica, psicologica o economica.
I giudici valutano attentamente la presenza di un ambiente lavorativo ostile e di atti mirati a deteriorare la condizione lavorativa dell’individuo.
Queste interpretazioni assicurano che, anche in assenza di una legislazione specifica, le vittime di mobbing possano ottenere giustizia.