Al termine del suo percorso legislativo, quando arriverà l’approvazione del Parlamento, la legge di bilancio 2025 conterrà, quasi certamente, un aumento della tassazione sulle criptovalute. Utilizzare Bitcoin, piuttosto che Ethereum, Binance Coin o altre monete virtuali costerà di più nel nostro Paese. Salvo retromarce dell’ultim’ora. L’aumento della tassazione sulle criptovalute potrebbe addirittura passare dall’attuale 26% al 42%.
Il quasi raddoppio del carico fiscale rischia ovviamente di disincentivare gli investimenti in tale settore. Ma cosa succede, invece, in altri Paesi vicini all’Italia? Esistono cripto-paradisi per i Bitcoin? Sì, eccome. Basti pensare alla Svizzera. La confederazione elvetica, a cominciare dalla vicina Lugano, offre i suoi servizi di protezione a tassazione sostanzialmente azzerata per i Bitcoin e le altre forme di denaro virtuale.
Criptovalute e paradisi fiscali
Ma non si deve dimenticare che una politica del genere la attuano senza problemi anche Cipro, Estonia, Malta e Slovenia. Cos’hanno in comune con la Svizzera? Assieme a essa sono i Paesi, o meglio, i 5 paradisi fiscali, dove nel 2024 i guadagni in conto capitale per le criptovalute non saranno tassati. Lo ha ricordato nei mesi scorsi la stampa elvetica, sottolineando come la Confederazione alpina si ponga quale punto di riferimento per gli investitori più spregiudicati.
Nello specifico, in Svizzera le plusvalenze sulle criptovalute, a partire dal primo marzo di quest’anno, continueranno infatti a non essere tassate. Nel caso in cui se ne faccia un uso limitato e basico. A spiegarlo, in uno studio, è stato il portale Hellosafe.ch, che si occupa di confrontare prodotti, servizi e finanche la tassazione.
La tassazione in Europa
Bisogna considerare che in Europa il grado di tassazione fiscale tra i diversi Paesi per quanto riguarda le criptovalute può variare dallo 0% al 52%. Un’enormità. L’aliquota media è pari al 19%, ed è chiaro che nel Vecchio Continente le politiche dei governi sui Bitcoin e le altre monete virtuali sono eccessivamente difformi.
Un esempio? In Germania si applica un tasso fino al 50,5%, in Danimarca fino al 52,06%; mentre in Italia il tasso fisso è del 26% (con esenzione per le plusvalenze inferiori a 2000 euro). E in Francia del 30% (esenzione se l’importo totale delle vendite imponibili è inferiore a 305 euro).
Cripto-Svizzera? Fino a un certo punto
Tornando invece alla Confederazione elvetica, bisogna precisare che l’esenzione dalle imposte vale per i privati nel caso di “compravendita di token di pagamento“, “assimilata alle transazioni con mezzi di pagamento tradizionali (valute)“, come spiega l’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC). Dunque “nel quadro della sostanza privata delle persone fisiche, gli utili e le perdite derivanti da tali transazioni rappresentano utili in capitale esenti da imposta o perdite in capitale non deducibili“.
Due sono gli scenari che prevedono una tassa anche per le criptovalute. Il primo è relativo al patrimonio. Qui l’imposizione fiscale è applicata alle “plusvalenze derivanti dalle criptovalute se vengono utilizzate come mezzo di pagamento“. Imposta che varia per ciascun cantone, “tra lo 0,3 e l’1%“. In secondo luogo le plusvalenze derivanti dalle criptovalute possono essere soggette all’imposta sul reddito (a livello federale, cantonale e comunale), fino all’11.5%. “Se si effettua lo staking, il mining o l’airdropping di criptovalute, se si generano guadagni in criptovalute (..) o se si riceve il proprio stipendio sotto forma di criptovalute“.