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Aramco, il colosso petrolifero contro la transizione energetica

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Foto X @getglobalgroup_

I progressi nella transizione energetica in Asia sono molto più lenti, meno equi e più complicati di quanto molti si aspettassero. È stato lapidario, lunedì 21 ottobre, l’amministratore delegato di Saudi Aramco, Amin Nasser, alla conferenza Singapore International Energy Week.

Il capo del colosso petrolifero mondiale chiede una reimpostazione delle politiche per i Paesi in via di sviluppo. Anche con la transizione, con l’espansione delle economie e l’aumento del tenore di vita, è probabile che il Sud globale veda una crescita significativa della domanda di petrolio per molto tempo. E anche se questa crescita si fermerà a un certo punto, è probabile che sia seguita da un lungo plateau, ha sottolineato il Ceo di Aramco.

Aramco e la transizione

Se così fosse, realisticamente sarebbero ancora necessari più di 100 milioni di barili al giorno entro il 2050“, ha detto Nasser ne suo discorso a Singapore. “Questo è un netto contrasto con coloro che prevedono che il petrolio scenderà, o dovrà scendere, a soli 25 milioni di barili al giorno per allora. Essere a corto di 75 milioni di barili al giorno sarebbe devastante per la sicurezza energetica e l’accessibilità economica“.

Stando al capo di Aramco, i Paesi dovrebbero scegliere un mix energetico che li aiuti a raggiungere le loro ambizioni climatiche alla velocità e nel modo giusto per loro. “La nostra attenzione principale dovrebbe essere rivolta alle leve disponibili ora“. Queste includono l’incoraggiamento degli investimenti nel petrolio e nel gas di cui i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno e che possono permettersi.

E la priorità della riduzione delle emissioni di carbonio associate alle fonti convenzionali. In tutto ciò migliorando l’efficienza energetica e sviluppando la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS).

“Mai così tanta richiesta di petrolio”

Nonostante i trilioni di dollari investiti nella transizione energetica globale, la domanda di petrolio e carbone è ai massimi storici. Il che rappresenta un “colpo di grazia” per i piani di transizione energetica, ha affermato ancora Nasser. L’Asia, che consuma oltre la metà delle forniture energetiche mondiali, si affida ancora alle risorse convenzionali per l’84% del suo fabbisogno energetico.

Il passaggio ai veicoli elettrici (EV) in Asia, Africa e America Latina è in ritardo rispetto alla Cina, agli Stati Uniti e all’Unione Europea. Poiché i consumatori lottano con l’accessibilità economica e le preoccupazioni relative alle infrastrutture, secondo il Ceo di Aramco. Il progresso dei veicoli elettrici non ha alcuna influenza sul restante 75% della domanda globale di petrolio, ha detto Nasser. In quanto segmenti massicci come il trasporto pesante e la petrolchimica hanno poche alternative economicamente valide al petrolio e al gas.

Sempre stando ad Aramco, che in quanto colosso petrolifero è un’azienda che sembra avere molto interesse alla transizione green, i Paesi in via di sviluppo potrebbero aver bisogno di quasi 6.000 miliardi di dollari ogni anno per finanziare la transizione energetica. Perciò Nasser ha chiesto che abbiano maggiore voce in capitolo nella definizione delle politiche climatiche. “Ma la voce e le priorità dell’Asia, come quelle del più ampio Sud globale, sono difficilmente visibili nell’attuale pianificazione della transizione. E tutto il mondo ne sta subendo le conseguenze“.

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