Alla ripresa dell’anno accademico nelle Università italiane, nel corrente mese di settembre, gli studenti si trovano alle prese col caro-affitti delle case. Una stanza, per non parlare di un monolocale o di un appartamento, costa sempre di più. C’è una speculazione brutale e apparentemente senza limiti soprattutto nelle grandi città italiane.
Torna dunque d’attualità il tema dei costi degli affitti per le stanze degli studenti, con i relativi aumenti dei costi. Rispetto al 2023, il costo medio degli affitti per una stanza singola è cresciuto del +7%. In parte la ragione è legata all’aumento della domanda, cresciuta del +27%. Milano si conferma tra le città più care, con una crescita dei costi degli alloggi per gli studenti in media pari al +4% rispetto all’anno scorso. A Roma in media il costo di una stanza è poco più alto di 500 euro. Ma ci sono zone dove si arriva a 600 euro al mese. In linea con la capitale è Bologna. Anche nel capoluogo dell’Emilia Romagna i prezzi per gli studenti sono astronomici.
Immatricolazioni in crescita
A Firenze il prezzo medio per una stanza singola è 493 euro, leggermente più basso. Si registrano aumenti anche a Venezia, Padova, Torino, Verona, Napoli. Se è vero dunque che a Roma e Milano una stanza per studenti può arrivare a costare fino a 700 euro al mese, secondo un’indagine di Immobiliare.it, è altrettanto vero che gli universitari italiani non si perdono d’animo.
Adattandosi al caro-affitti, gli studenti hanno messo in atto una nuova strategia che potrebbe sul lungo termine favorire un abbassamento dei prezzi. Ovvero stanno cambiando le loro preferenze in fatto di atenei. Nella tale città il caro-affitti per gli studenti è opprimente? Si cambia Università e ci si sposta in un’altra città.
I dati diffusi dal Censis qualche mese fa, incrociati con quelli di Immobiliare.it, mostrano un quadro interessante. Le immatricolazioni degli studenti sono in crescita, ma a beneficiarne sono soprattutto gli atenei più piccoli, situati in centri meno costosi e più vicini alle residenze familiari.
Più studenti negli atenei del Sud
Si registra infatti un vero e proprio boom di nuovi iscritti nelle Università del Sud e delle Isole (+4,2%), seguite da quelle del Nord-Est (+1,2%). In calo, invece, le immatricolazioni di studenti negli atenei del Centro (-3,6%) e del Nord-Ovest (-2,5%), aree geografiche che ospitano le grandi città universitarie, da sempre prese d’assalto. Ma oggi meno attraenti per gli studenti attenti al bilancio.
Tra i grandi atenei statali con un numero di studenti compreso tra 20mila e 40mila, a svettare in cima alla classifica stilata dal Censis è l’Università della Calabria, seguita da Pavia, Perugia, Parma, Cagliari e Salerno. Milano Bicocca si piazza solo al settimo posto e Roma Tre al 14° posto. La scelta degli studenti, dunque, non si basa più tanto sulla fama del tale ateneo o del tal altro. Bensì tiene conto di molteplici fattori, tra cui la vivibilità della città, le possibilità di accesso a borse di studio, gli indici di occupabilità post-laurea e, naturalmente, il costo della vita.
Tra i grandi atenei, l’Università di Palermo fa un notevole balzo in avanti, guadagnando ben tre posizioni rispetto all’anno precedente e posizionandosi al 4° posto nella graduatoria del Censis. Sul podio, invece, troviamo l’Università di Padova, seguita dall’Università di Bologna e dalla Sapienza di Roma. Settima posizione per l’Università di Torino.