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Stellantis, Tavares non esclude licenziamenti (sul modello Volkswagen)

Tavares Stellanti salone auto Parigi

Il CEO di Stellantis Carlos Tavares. Foto Ansa/Epa Yoan Valat

Questa fine 2024 sta materializzando l’incubo di licenziamenti di massa nell’automotive: lo dimostra il caso Volkswagen in Germania, al quale il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, sembra volersi ispirare. “Non scarto nulla” è infatti la lapidaria dichiarazione di Tavares intervistato da radio Rtl al Salone dell’Auto di Parigi su possibili licenziamenti nell’ex Fiat .

L’amministratore delegato in odor di sostituzione si è spinto a non escludere un taglio ai posti di lavoro se la salute finanziaria del gruppo automobilistico non dovesse migliorare. Non che finora non sia avvenuto – solo quest’anno in Italia sono state incentivate quasi 3mila uscite – ma il concetto è sempre stato edulcorato. E affidato alla volontarietà di interrompere il rapporto di lavoro. Adesso, invece, le parole del numero uno dell’ex Fiat sono chiare.

Tavares vuole tagliare ma non solo

La salute finanziaria di Stellantis non passa unicamente dalla soppressione di posti” ha poi precisato nell’intervista Rtl. Bensì “passa attraverso tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo” ha assicurato Carlo Tavares. Per il portoghese la soppressione dei posti di lavori “non è al centro della nostra riflessione strategica“. Ma in ogni caso, l’opzione ufficialmente non può essere esclusa.

Si tratta soltanto di una minaccia al fine d’indurre il Governo Meloni a più miti consigli e dunque andare a incassare aiuti economici di rilievo? Non è ancora chiaro. Certo, però, adesso l’ipotesi licenziamenti (come in Germania sta facendo Volkswagen) è un incubo che per migliaia di famiglie si sta avvicinando.

Altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro” si è poi arrabbiato Tavares a Parigi. Come se non fosse lui l’attuale ‘timoniere’ di Stellantis. “Non sono un mago, sono un essere umano come voi” ha detto ancora l’ad rispondendo ai cronisti italiani a margine del Salone dell’Auto. E di fatto sminuendo il suo ruolo di amministratore delegato di una delle più grandi aziende automobilistiche del mondo. “Mi chiedete di risolvere problemi creati da altri. Per risolvere quelle situazioni potrei dover fare cose che non saranno accolte bene” ha insistito l’ad. Secondo lui il problema fondamentale è la regolamentazione imposta dall’Unione europea sull’elettrificazione del comparto automobilistico.

Il dramma delle auto elettriche

Del resto, appena domenica scorsa 13 ottobre, al quotidiano francese Les Echos aveva detto che le misure protezionistiche sulle auto cinesi, con i dazi e la chiusura delle frontiere, saranno alla fine controproducenti. “Non aiuta. Investire in fabbriche sul suolo europeo consentirà ai produttori cinesi di evitare le tariffe. Inoltre, la loro impronta europea sarà in parte finanziata dai sussidi statali nei Paesi a basso costo. Non dovrebbe quindi sorprendere se i siti dovessero chiudere per compensare le sovraccapacità” ha avvertito. Un concetto già espresso in passato, visto che di fronte alla volontà del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, intenzionato a portare un costruttore cinese in Italia, aveva minacciato “vittime” se fosse avvenuto.

Da fine ottobre, le auto cinesi vendute in Europa saranno oggetto di una tassa all’importazione fino al 45%. Alcuni costruttori del Dragone, come Byd, hanno già annunciato di aprire siti in Europa per evitare le sovratasse. Vede un rischio per i siti Stellantis? “Non bisogna escludere nulla” ha sottolineato Tavares. Che poi ha aggiunto: “Se i cinesi prendono 10% delle quote di mercato in Europa al termine della loro offensiva, questo vuol dire che peseranno per 1,5 milioni di auto. Questo rappresenta sette fabbriche di assemblaggio. I costruttori europei dovranno allora sia chiudere, sia trasferirle ai cinesi“.

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