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Nel momento in cui ci si trova a valutare diverse opzioni lavorative, una domanda che può emergere è relativa alla scelta tra lavoro dipendente o partita IVA. Scopriamo, allora, i possibili pro e contro di ciascuna situazione.

A seconda della tipologia di lavoro che ci si appresta a fare, valutare i pro e i contro di un lavoro da dipendente o a partita IVA è importante per capire quale potrebbe essere la scelta migliore. In ogni circostanza, infatti, esistono degli aspetti da prendere in considerazione affinché un lavoratore possa trovarsi nella condizione più confortevole possibile.

Benefici e limiti del lavoro dipendente e a partita IVA

Partendo dal lavoro da dipendente, ovviamente, il primo pro da valutare è lo stipendio fisso e la possibilità di usufruire di benefici quali l’assicurazione sanitaria e le ferie retribuite. Avere la partita IVA, invece, tra i suoi benefici garantisce più autonomia e libertà. In questo secondo caso, infatti, si è potenzialmente più liberi di scegliere quali progetti accettare e come organizzare il proprio tempo. Ma se il lavoro dipendente limita queste forme di libertà, il lavoro a partita IVA comporta comunque più responsabilità. Lasciando queste premesse, è importante ricordare che la prima differenza tra queste due tipologie di lavoro è data dalla fiscalità. Ovvero, per il lavoro dipendente le tasse sono trattenute dallo stipendio e versate dal datore di lavoro, mentre per i possessori di partita IVA le tasse sono pagate in autonomia.

I lavoratori dipendenti sono soggetti ad una tassazione basata sulle aliquote progressive, quindi più si guadagna più si paga di tasse. Sebbene esistano delle detrazioni fiscali e agevolazioni che possono ridurre l’imposta sul reddito. Anche per chi è possessore di partita IVA ci possono essere dei vantaggi fiscali. Ed in questo caso, per esempio, si possono detrarre diverse spese aziendali (affitto dell’ufficio, acquisto di attrezzature, spese di viaggio…). I lavoratori a partita IVA a regime ordinario, poi, sono tenuti a riscuotere l’IVA dai clienti e a versarla allo Stato. Altro aspetto importante per chi ha la partita IVA è relativo alla gestione delle imposte. Se i lavoratori dipendenti hanno le tasse trattenute dallo stipendio, i lavoratori autonomi devono pianificare e versare le proprie imposte.

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E le tasse variano a seconda del regime fiscale. Nello specifico, le partita IVA in regime ordinario devono pagare l’IRPEF, come i lavoratori dipendenti, con aliquote che vanno dal 23% al 43%. Invece, le partite IVA in regime forfettario pagano una tassa diversa, che si chiama imposta sostitutiva, con aliquote che si presentano particolarmente vantaggiose pari al 15% o persino il 5%. Facendo tutte queste valutazioni indispensabili, si potrebbe concludere che la scelta tra lavoro dipendente e partita IVA è da relazionarsi alle esigenze personali, a cui si accompagnano le proprie esigenze lavorative e, ovviamente, alla situazione finanziaria sempre del lavoratore stesso. Per ogni tipologia di lavoro esistono pro e contro, pertanto non resta che considerare l’opzione più favorevole alle proprie esigenze (e/o aspettative). Ad ogni modo, difronte ad ogni perplessità o insicurezza si possono sempre consultare esperti finanziari e commercialisti.

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