Alla prossima assemblea degli azionisti di Tesla, la casa automobilistica di Elon Musk che produce avveniristiche auto elettriche, il fondo sovrano dello Stato norvegese voterà contro la retribuzione da 56 miliardi di dollari per l’amministratore delegato. Vale a dire per lo stesso Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che, secondo alcuni rumors, Donald Trump vorrebbe come consigliere alla Casa Bianca se dovesse vincere le elezioni presidenziali di novembre.
A riportare la notizia è l’agenzia di stampa statunitense Bloomberg evidenziando che il fondo norvegese a fine 2023 possedeva una partecipazione dello 0,98% di Tesla per un valore di 7,72 miliardi di dollari. “Rimaniamo preoccupati per la dimensione totale del premio, la struttura data ai fattori della performance“, evidenzia Norges bank investment management. La decisione di dire no al maxi stipendio per Musk è “coerente con il nostro voto sullo stesso premio nel 2018” spiega ancora il fondo, aggiungendo che “continuerà a dialogare in modo costruttivo con Tesla su questo e altri argomenti“.
Musk, anche un fondo Usa contro di lui
Risale infatti a 6 anni fa l’approvazione di un pacchetto retributivo senza precedenti, che prevedeva che Musk ricevesse azioni della Tesla in base al raggiungimento di una serie di obiettivi nell’arco di 10 anni. Al momento dell’approvazione il valore era stimato in 56 miliardi di dollari. Un tribunale del Delaware lo scorso gennaio aveva annullato la decisione aziendale sulla maxi retribuzione, accogliendo il ricorso di un azionista.
Se adesso Tesla dovesse riuscire a riapprovarlo, lo ‘stipendio’ da 56 miliardi di dollari farebbe di Musk l’amministratore d’azienda più pagato nella storia moderna. Ma la contrarietà del fondo sovrano norvegese è in linea con quella di altri soci di Tesla, fra cui il fondo statunitense Calvert. Anche per Calvert, infatti, il “valore del premio rimane eccessivo. Anche considerando il successo della società“.
Posizioni che rispecchiano le indicazioni dei proxy advisor: le società di analisi specializzate nel fornire consulenza agli investitori su come votare alle assemblee degli azionisti. Il proxy Glass Lewis, ad esempio, ha formulato la sua raccomandazione, citando le “dimensioni eccessive” dell’accordo sulla retribuzione.
Tesla: “Così Elon se ne andrà”
Da parte sua Tesla ha replicato seccamente alla raccomandazione di Glass Lewis affinché Calvert si opponga alla maxi retribuzione di Elon Musk. E ha affermato che l’advisor “omette considerazioni chiave, usa una logica errata e si basa su speculazioni e ipotesi“. Una bocciatura in assemblea della retribuzione dell’amministratore delegato, seppur solo consultiva, potrebbe mettere in grande imbarazzo Elon Musk. E potrebbe indurlo, secondo le indiscrezioni di mercato, a dare l’addio alla sua creatura per continuare a dedicarsi a tutte le altre sue aziende: da SpaceX a X (l’ex Twitter), passando per Neuralink, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili nel corpo umano.
Nei giorni scorsi la presidente di Tesla, Robyn Denholm, in una lettera agli azionisti, ha spiegato che il massiccio pagamento del Ceo consta di un piano d’assegnazione titoli che si sviluppa in un decennio. E serve “a mantenere l’attenzione di Elon e a motivarlo a concentrarsi sul raggiungimento di una crescita sorprendente per la nostra azienda“. Insomma, Musk ha bisogno di una retribuzione da 56 miliardi di dollari per “mantenere attenzione” e “concentrarsi” sull’azienda.
Le polemiche scoppiano in una fase delicata per Tesla, in particolare per una serie di iniziative che guardano al futuro del gruppo. In particolare il mercato guarda al progetto di un veicolo a basso costo e allo sviluppo della tecnologia di guida autonoma. Tesla sta “attraversando un periodo difficile di crescita e quindi bisogna avere pazienza“, spiegano gli analisti finanziari. Non è ancora chiaro se la stessa pazienza l’avranno tutti gli azionisti Tesla nei confronti di Elon Musk, all’assemblea del 13 giugno.