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Aumento in busta paga: a chi spetta e come richiederlo

Aumento busta paga

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Esistono circostanze per le quali un dipendete ha la possibilità di richiedere un aumento in busta paga. Ecco allora a chi spetta e quali procedure effettuare pe richiederlo.

Prima di scoprire in che modo poter richiedere un aumento in busta paga è importante conoscere quali solo le condizioni affinché tale incentivo possa essere richiesto. E tal proposito vale la pena evidenziare che i dipendenti aventi diritto a questa richiesta sono coloro i quali: usufruiscono di un’indennità e superminimi, svolgono mansioni superiori alle precedenti, passano dall’orario part-time all’orario full-time. Di seguito approfondiamo le diverse circostanze.

Aumento in busta paga: supermini e mansioni superiori

Prima di richiedere un aumento in busta paga è utile fare un’autovalutazione. Con essa s’intende l’analisi dei proprio successi e contribuiti all’azienda, così come le competenze acquisite. Nell’autovalutazione rientra poi anche il livello di anzianità. Dopo questa prima fase, il dipendete può richiedere un aumento in busta paga a seguito di una o più voci retributive aggiuntive a quelle minime previste dal contratto collettivo nazionale o territoriale. Il superminimo è da intendersi come un compenso pattuito. E nello specifico esso è di tipo individuale nell’ambito del contratto individuale e riconosciuto per particolari meriti o esperienze.

Nel contratto collettivo, invece, si riconosce in base a determinate categorie contrattuali. Altra condizione che dona la possibilità ad un dipendete di richiedere un aumento in busta paga è lo svolgimento di mansioni superiori rispetto a quelle attribuite nel contratto di assunzione o nelle intese successivamente intercorse. Quando si parla di mansioni superiori si fa riferimento ad attività che richiedono un più alto contributo professionale e quindi un più alto livello di inquadramento. In questo caso, è bene ricordare che il datore di lavoro può assegnare mansioni superiori temporanea.

Da part-time a full-time: diritto di precedenza

Ad eccezione fatta per la sostituzione, temporanea, di un altro lavoratore assente, in tutti gli altri casi il tempo determinato per mansioni superiori non può superare i sei mesi. A scadenza di questi, il dipendente ha diritto al riconoscimento definitivo del trattamento economico corrispondente e quindi può richiedere l’aumento. Al diniego del datore di lavoro, il dipendete può ricorrere in giudizio. Altra condizione è il passaggio da part-time a full-time. La normativa, a tal proposito, riconosce il diritto di precedenza. Esso opera con riguardo a nuove assunzioni che il datore intende effettuare per mansioni di pari livello e categoria legale.

Ricevuta la richiesta di precedenza, il datore di lavoro è tenuto a dare priorità alla trasformazione a tempo pieno del dipendente piuttosto che ricorrere a nuove assunzioni. Anche in questo caso, il datore che non rispetta il diritto di precedenza può essere chiamato in giudizio. Fatte queste dovute precisazioni, è bene specificare che la richiesta d’aumento in busta paga va eseguita con documentazione opportuna e richieste che non sminuiscano sé stessi, ma che siano ben ponderate. Sono diverse, infatti, le circostanze in cui un’azienda potrebbe opporsi ad un aumento, ma è bene sapere che (nella maggior parte di esse) esistono normative pronte a tutelare il lavoratore e far sì che i suoi diritti siano sempre rispettati.

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