Nell’arco di pochi anni, meno di 10, il bilancio dell’Inps, l’Istituto di previdenza sociale che eroga le pensioni, potrebbe sprofondare. Sarebbero allora guai grossi per tutto il sistema dello Stato sociale che regge l’Italia. Invecchiamento della popolazione e calo demografico, ma anche carriere frammentate e discontinue, sono al tempo stesso cause ed effetti di redditi (e quindi di contributi) sostanzialmente bassi. E i flussi migratori non stanno compensando.
Sono i fattori che in modo combinato peseranno sulle pensioni future. E che, appunto, potrebbero gettare i conti dell’Inps in un profondo rosso. La previsione è doppia e arriva da una parte dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, oltre che dallo stesso Inps, e dall’altra dall’Ocse. Secondo l’organizzazione internazionale l’Italia è maglia nera tra tutti i Paesi membri per la scarsissima fecondità registrata negli ultimi anni. Nel nostro Paese si registra uno dei tassi più bassi (insieme alla Spagna), con 1,2 figli per donna, superato in negativo solo dalla Corea che conta 0,7 figli per donna.
L’Inps e i dati sulla popolazione
Una tendenza rischiosa per il sistema di welfare state, riscontrata in tutti i Paesi ricchi del mondo, perché, avverte l’Ocse, “mette in pericolo la prosperità delle generazioni future“. A livello nazionale emerge peraltro, ancora una volta, la crescente longevità dei cittadini italiani. Nel 2050, ha spiegato il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, gli over 65 rappresenteranno fino al 35% della popolazione e “questo determina la necessità di ripensare il sistema del welfare“, ha sottolineato, cogliendone l’opportunità occupazionale legata alla cosiddetta “silver economy“.
Un italiano su 3 in età da pensione
D’altra parte però, il fatto che più di un italiano su tre sarà tra pochi decenni in età pensionabile non potrà che avere un effetto sui conti pubblici. E su quelli dell’Inps stesso. La combinazione di longevità e bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età, non riuscirà ad essere bilanciata dai flussi migratori.
Ma se al momento il bilancio dell’Inps resta fondamentalmente in equilibrio, i conti potrebbero presto peggiorare. Se nulla cambierà, la situazione patrimoniale girerà in passivo: da +23 miliardi nel 2023 a -45 miliardi nel 2032. Si tratta di una prospettiva drammatica che prelude, in teoria, a un generale impoverimento degli italiani. L’Inps si è affrettato a rassicurare che i dati non sono numeri inediti. Nessun allarme attuale, dunque. Lo scenario prospettato “potrebbe prendere forma solo in assenza di efficaci politiche di contrasto” hanno spiegato ancora dall’Istituto.
Che fare per evitare il peggio
In pratica occorrerebbe mettere in campo politiche che possano incidere sulla “crescita della massa salariale e reddituale e del conseguente gettito contributivo“. In Italia oggi i salari e gli stipendi dei lavoratori sono fra i peggiori d’Europa. Per non parlare del fatto che nel nostro Paese, fondatore dell’Unione europea e membro del G7, vige ancora il caporalato in agricoltura sia in certe zone del Sud che del Centro che del Nord.
Per evitare il tracollo dell’Inps bisogna quindi rafforzare le politiche del lavoro mirate a mettere in gioco “i bacini occupazionali ancora ampiamente sottoutilizzati“. Vale a dire le donne, i giovani, il Meridione. E occorre “un’attenta politica di gestione dei flussi migratori, che in questo contesto demografico posso rappresentare una risorsa importante“. Lo scorso anno la spesa pensionistica è stata pari a 304 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente del +7,4%, incremento determinato sostanzialmente dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica.