Via libera alla separazione delle carriere dei magistrati, fra pubblici ministeri e giudici. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri che ha approvato il disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale. La riunione, il 29 maggio, è durata appena 20 minuti. In mattinata, prima del Cdm, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha fatto un punto con il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, il viceministro Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario Andrea Delmastro e i presidenti delle commissioni Giustizia (Ciro Maschio della Camera e Giulia Bongiorno del Senato).
Il “provvedimento epocale” si articola su tre principi fondamentali. “Il primo è la separazione carriere, che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm” ha spiegato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in conferenza stampa.
Non solo separazione delle carriere
Il secondo punto della riforma, ha sottolineato il ministro Nordio, “è la composizione e elezione del Consiglio superiore della magistratura. Questo organo di autogoverno della magistratura in questi ultimi anni, non solo a detta mia o altri esponenti della maggioranza ma di moltissimi magistrati, non ha dato buona prova di sé. Scandali come quelli di Palamara o di altri hanno eccitato le varie proteste” che non hanno portato a “rimedi circa la degenerazione correntizia”.
Con l’Anm “il discorso è e deve essere sempre aperto, noi accettiamo le critiche, sono il sale della democrazia” ha detto ancora il Guardasigilli. “Accettiamo contributi e suggerimenti ma anche loro devono accettare un principio fondamentale che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. E se ci viene dato mandato per la separazione delle carriere noi obbediamo alla sovranità che appartiene al popolo, secondo quello che è scritto nella Costituzione“. “Non abbiamo operato modifiche all’obbligo dell’azione penale proprio perché abbiamo accolto le osservazioni fatte dall’Associazione nazionale dei magistrati“.
L’Anm sul piede di guerra
A puntare il dito contro le nuove regole annunciate, a cominciare dalla separazione delle carriere dei magistrati, è appunto l’Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe. L’Anm ha convocato con urgenza la Giunta esecutiva centrale. Nella serata del 28 maggio il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, erano stati ricevuti dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, dopo un incontro con Ugo Zampetti, segretario generale della Presidenza della Repubblica. Nordio ha illustrato lo schema della riforma costituzionale, anche per recepire eventuali pareri e rilievi del Presidente. Il ddl non prevede modifiche all’articolo 112 della Costituzione, ovvero quello che riguarda l’obbligatorietà dell’azione penale.
La nascita dell’Alta Corte
Nella nuova riforma, come più volte annunciato anche dal Guardasigilli Nordio, “la dignità della figura dell’avvocato entra in Costituzione. Avrà una menzione autonoma come elemento strutturale della giurisdizione”. Sarà inoltre introdotta l’Alta Corte, formata da 9 membri. Si tratterà di un organo di tutela giurisdizionale contro i provvedimenti amministrativi assunti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria, amministrativa e tributaria. Anche qui resta aperta però anche l’ipotesi che l’Alta Corte possa disciplinare in prima istanza e non in appello. Questo passaggio potrebbe probabilmente trovare anche il favore delle forze politiche esterne alla maggioranza.