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All’economia, al diritto e al lavoro è strettamente intrecciato anche il commercio delle armi in tutto il mondo. Un commercio che fomenta le guerre e che sembra non dover finire mai. Del 12 marzo è la diffusione dei dati sui flussi di trasferimento di armi nel mondo, in base la rapporto annuale del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Si tratta di quella che è forse la fonte più autorevole in materia.

L’istituto di Stoccolma ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del quinquennio 2014-2018. Risultano essere 5 i maggiori paesi esportatori: Stati Uniti (+17%), Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto c’è l’Italia. Il nostro Paese ha compiuto un gigantesco balzo in avanti nelle vendite di armi a tutti, pari al +86%, la crescita più alta in assoluto. Dimezzate invece le esportazioni della Russia (-53%) perché il regime di Putin ha usato le armi nel conflitto in Ucraina.

I dati del Sipri

Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate nel mondo le importazioni di armamenti provenienti dall’Europa (+94%), sottolinea Patrizia Caiffa di Agensir. La Francia supera la Russia e diventa il secondo paese al mondo per export di armi, subito dopo gli Stati Uniti, che hanno consegnato grandi armi in 107 Paesi (+17%): una cifra record. In totale, Stati Uniti ed Europa occidentale hanno rappresentato il 72% del totale delle esportazioni di armi nell’ultimo quinquennio. I primi maggiori 5 paesi esportatori sono, nell’ordine: Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto è l’Italia, con un balzo enorme dell’86%, la crescita più alta in assoluto. Sono dimezzate invece le esportazioni dalla Russia (-53%).

Sono appunto questi i principali dati che emergono dal rapporto annuale sui flussi commerciali di armi nel mondo del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Fonte autorevolissima in materia, il Sipri (che sta per Stockholm International Peace Research Institute) ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del 2014-2018. Il volume globale dei trasferimenti di sistemi d’arma è sceso lievemente del 3,3%, quindi quasi invariato.

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Armi italiane? In Medio Oriente

Il 71% delle armi italiane va a finire in Medio Oriente. I maggiori acquirenti sono Qatar (27% delle vendite), Egitto (21%) e Kuwait (12%). È aumentata anche la quota dell’Italia rispetto all’export mondiale di armi. Era una quota pari al 2,2 % tra il 2014 e il 2018; ora è salita al 4,3%. L’Ucraina è diventato il principale importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo. Ciò dopo che almeno 30 Paesi hanno iniziato a rifornirla di armamenti di ogni genere a causa dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Fra il 2019 e il 2023 i rifornimenti a Kiev hanno rappresentano il 23% delle importazioni complessive in Europa.

La Ue vuole più soldi per le armi

La guerra in Ucraina e i numerosi conflitti che circondano l’Europa stano spingendo la Commissione europea a presentare la prima “strategia industriale europea in materia di difesa a livello Ue”. Si evita di parlare di armi ma la direzione è piuttosto chiara, sottolinea Agensir. Lo evidenzia in una sua dichiarazione del 15 marzo la vicepresidente dell’Esecutivo Margrethe Vestager: “Oggi adottiamo una strategia industriale europea della difesa e presentiamo una proposta per un programma europeo per l’industria della difesa. Lo facciamo per rispondere ai cambiamenti del paradigma europeo in materia di sicurezza”. Quindi precisa: “La nostra spesa per la difesa va a troppi sistemi d’arma diversi, acquistati principalmente da Paesi terzi. Ora che i bilanci per la difesa in tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa in gran parte investire insieme e investire in Europa“.

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