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Pochi giorni dopo la sua partecipazione all’Ecofin informale di Gand, in Belgio, Mario Draghi ha esposto le sue tesi sulla competitività europea di fronte ai presidenti delle commissioni dell’Europarlamento. “Mi hanno chiesto al termine di Ecofin quale sia l’ordine delle riforme necessarie per l’Ue” ha detto. “Quale sia l’ordine non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidete voi cosa ma per favore, si faccia qualcosa, non si può passare tutto il tempo a dire no”.

Come è noto Draghi sta compilando un rapporto sul tema della competitività europea sui mercati. Nel fine settimana appena trascorso l’ex premier italiano ha presentato il suo rapporto ai ministri delle Finanze dei 27. In quella occasione ha insistito sulla necessità di mobilitare enormi investimenti per consentire all’Unione europea di competere con Stati Uniti e Cina. Investimenti sia pubblici che privati.

Draghi: “Riforme subito!”

I soldi – ha detto ai parlamentari un Mario Draghi dal linguaggio piuttosto schietto – sono solo un aspetto del problema. L’altro aspetto è una profonda rivisitazione delle regole che abbiamo costruito e sulle quali abbiamo lavorato. Il mercato unico è un altro esempio. Le chiamavamo riforme strutturali. È quello che dobbiamo fare ora: riforme strutturali, a livello di Unione Europea. Il mercato unico è altamente imperfetto. Ci sono centinaia di direttive che non vengono attuate, o che vengono attuate in modo diverso a seconda dei Paesi“.

Il mercato elettrico – ha proseguito – è un altro settore cui dobbiamo guardare, perché chiaramente l’Europa non può essere competitiva, se paghiamo l’elettricità due volte tanto quanto costa negli Usa e il gas naturale cinque o sei volte tanto. Ci sono molte cose che dobbiamo fare, delle quali i soldi sono solo una” ha concluso.

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Tre orizzonti per il futuro

L’ex banchiere centrale ha ricordato che “negli ultimi anni, l’Unione Europea ha ottenuto importanti risultati. Dall’adozione di politiche climatiche e digitali all’avanguardia a livello mondiale. E dalla definizione degli strumenti che guidano la ripresa dell’Europa dalla pandemia di Covid alla riduzione della nostra dipendenza dalle importazioni energetiche russe. In questi frangenti, il Parlamento europeoè stato determinante e spesso ha aperto la strada“. E tuttavia “nonostante i successi ottenuti negli ultimi anni nell’affrontare crisi e shock, ci troviamo in un momento critico“.

Tre le tendenze convergenti che costringono a considerare come rafforzare la competitività europea nel lungo periodo. La prima è la rapida accelerazione della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica che continua a migliorare l’organizzazione del lavoro e il suo ruolo nello stimolare la crescita produttiva. Un esempio è costituito dagli sviluppi compiuti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, le cui applicazioni pratiche in ambiti quali la sanità e l’istruzione sono di vasta portata.

La seconda tendenza è il cambiamento climatico che sta spingendo l’ecosistema naturale a un punto critico, costringendo tutti ad agire per accelerare la transizione ecologica. La terza deriva da un contesto geopolitico in rapida evoluzione caratterizzato da una maggiore spinta al conflitto. Stanno cioè aumentando a livello planetario le guerre militari ma anche quelle ibride, cibernetiche, economiche. Una realtà che “sta costringendo l’Unione europea a riesaminare il proprio approccio alla globalizzazione“. Draghi ha citato le pratiche anticoncorrenziali di alcuni concorrenti che “continuano a compromettere la parità di condizioni a livello globale e l’autonomia strategica aperta della Ue”. Tutto questo “richiede una riflessione seria sulla riduzione del rischio delle potenziali vulnerabilità“.

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