L’ex premier italiano ed ex governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, è tornato sulla scena politica ed economica internazionale. Il 24 febbraio ha partecipato alla riunione informale dei ministri delle Finanze a Gand, in Belgio. “Negli ultimi anni – ha dichiarato – si sono verificati molti cambiamenti profondi nell’ordine economico globale. Questi cambiamenti hanno avuto una serie di conseguenze, una delle quali è chiara: in Europa si dovrà investire una quantità enorme di denaro in un tempo relativamente breve. Sono impaziente di discutere di ciò che i ministri delle Finanze pensano e stanno preparando su come finanziare queste esigenze di investimento“.
Mario Draghi ha rilasciato queste dichiarazioni alla luce del rapporto sul futuro della competitività europea al quale sta lavorando. L’ex premier è dato da non pochi osservatori quale prossimo presidente del Consiglio europeo. Ovvero dell’organismo che raduna i capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri dell’Unione europea. Al di là che ciò accada o meno, si tratta comunque di una personalità politica e di un banchiere di caratura mondiale. E il suo intervento del 24 febbraio al vertice dei ministri europei dell’economia e delle finanze rappresenta un passo ulteriore verso un chiaro ritorno sulla scena. A meno di due anni dalla caduta del suo Governo in Italia.
La ricetta di Draghi
L’ex governatore della Bce chiama dunque l’Unione a cambiare nettamente passo sul piano economico e finanziario. Rispetto agli investimenti necessari per la transizione ecologica e in direzione di un’economia al passo coi tempi “non intendo solo il denaro pubblico, ma anche i risparmi privati” ha segnalato Draghi. “Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque. Nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite“.
“L’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato è scosso” ha sottolineato Draghi all’Ecofin, per la dipendenza dall’energia russa, a causa delle esportazioni cinesi e sulla difesa dagli Usa. Altri fattori sono la velocità richiesta dalla transizione verde e la “velocità impressa dall’intelligenza artificiale“. Nel corso del suo intervento a Gand, l’ex premier ha osservato che “i bisogni delle transizioni verde e digitale sono stimati in almeno 500 miliardi di euro l’anno. A cui vanno aggiunti la difesa, gli investimenti produttivi. Il divario dell’Ue rispetto agli Usa si sta allargando soprattutto dopo il 2010. Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all’Ue 9 anni, e da allora non siamo saliti. C’è un gap di investimenti dell’1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro“.
Un fondo per la competitività
Nel confronto con i ministri delle Finanze dell’Ue all’Ecofin informale a Gand, Draghi ha quindi chiesto ai ministri europei delle Finanze un parere su come mobilitare il risparmio in Europa. Anche alla luce delle nuove regole del Patto di stabilità. Per l’ex capo della Bce occorrerebbe un apposito fondo Ue. Le discussioni hanno mostrato una convergenza su quali elementi siano necessari per ripristinare la competitività, come la riduzione dei prezzi elevati dell’energia, la riduzione degli oneri normativi e il completamento e il sostegno di un mercato unico forte. Draghi ha concluso il proprio intervento sottolineando la necessità di azioni coraggiose volendo finanziare i costi della doppia transizione – verde e digitale – e della difesa militare. Il tutto mantenendo gli attuali modelli sociali.
Più soldi per armi e sistemi di difesa
Sull’aumento di investimenti per la difesa militare dei paesi dell’Unione “certamente” serviranno “discussioni“. Anche “su quali strumenti a livello Ue possano aiutare“. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. “È una questione di quali strumenti, ma è chiaro che avremo bisogno fare di più sia a livello nazionale che comunitario“.