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Resosi noto soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, lo smart working è ad oggi una tipologia di lavoro scelto da sempre più aziende. Filosofia sempre più sposata anche in Italia, della quale oggi possiamo analizzare anche i benefici e i potenziali rischi.

Durante la pandemia lo smart working ha raggiunto picchi molto elevati per poi subire un lieve calo negli anni successivi. Il 2023, però, ha segnato un nuovo aumento dei lavoratori da remoto in Italia. Secondo la ricerca dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?, nell’ultimo anno si stimano oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori da casa. E la tendenza sarebbe cresciuta soprattutto nelle grandi imprese, dove ci sarebbe oltre un lavoratore su due in smart working.

La ricerca sullo smart working

Gli effetti dello smart working sono diversi e se per un verso si può parlare di benefici, per un altro vero potrebbero emergere anche dei potenziali rischi. Partendo dagli aspetti positivi, si può dire che, come ha evidenziato lo studio, anche solo due giorni a settimana di smart working riducono l’emissione di CO2. Nel dettaglio si eviterebbero emissioni pari a 480 kg all’anno a persona. Questo perché il lavoro da remoto si collega a minor numero di spostamenti e minor uso degli uffici. Riguardo poi al mercato immobiliare, si registra un cambiamento sulla ricerca delle case. Pare che il 14% di chi lavoro da remoto abbia cambiato casa o deciso di farlo, scegliendo per la maggior parte zone periferiche o piccole città.

Un aspetto, quello legato al mercato immobiliare, che evidenzierebbe come lo smart working possa avere degli effetti positivi nella rivalutazione di certe aree del Paese e nella ricerca di uno stile di vite più sano. Secondo lo studio, inoltre, pare che il lavoro da remoto sia potenzialmente in grado di migliorare il benessere mentale. Si parla in questo caso dei ‘veri’ smart worker, ovvero chi lavora con flessibilità di orari, per obietti e ovviamente sempre da casa. Volendo però evidenziare anche alcune criticità, Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio avrebbe dichiarato che i lavoratori da remoto: “Sono più frequentemente vittime di forme di tecnostress e overworking“.

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Come prevenire i rischi

In questo contesto, come sottolinea la direttrice dell’Osservatorio smart working Fiorella Crespi e riporta il sito di Sky Tg24, un ruolo fondamentale lo rivestono i manager. “I lavoratori con un capo realmente smart (che assegna obiettivi chiari, fornisce feedback frequenti e costruttivi, favorisce la crescita professionale e trasmette gli indirizzi strategici) hanno livelli di benessere e prestazioni migliori“. In sostanza, il lavoro da remoto comporta lati positivi ma anche rischi che è bene conoscere per saper gestire nella maniera opportuna una tipologia di lavoro che sembra si stia diffondendo in maniera sempre più importante.

Difatti, emerge che tutte le grandi imprese prevedono di mantenere lo smart working anche in futuro, solo il 6% si dichiara incerta. Infine, dallo studio si apprende anche nell’ultimo anno sono state messe in pratica delle sperimentazioni di nuove forme di flessibilità sul lavoro, tra cui emergono settimana scorsa e alternanza tra lavoro in presenza e da remoto.

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