La Banca centrale europea (Bce), dopo avere attuato 10 rialzi consecutivi dei tassi di interesse sul costo del denaro (da luglio 2022) con un aumento cumulato di 450 punti base, ora si ferma. Come previsto dai mercati adesso Christine Lagarde, la governatrice, aspetta di verificare l’andamento dell’inflazione nelle prossime settimane.
La situazione internazionale è molto complicata e la lotta all’inflazione non può continuare sempre con gli stessi metodi. Tutto sta cambiando vorticosamente in questi anni successivi alla pandemia. A cominciare dal fatto che mentre infuria da quasi due anni la guerra in Ucraina, Israele sta per invadere Gaza, dopo l’aggressine di Hamas del 7 ottobre e settimane di bombardamenti di rappresaglia da parte di Tel Aviv sulla Striscia.
Bce, nuova strategia?
In pratica nella riunione ‘in trasferta’ ad Atene il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere fermi i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali. Ma anche sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale che restano rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
A indicare questa possibilità, peraltro, erano state le parole della stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, che, in occasione dell’ultimo ritocco da 25 punti, deciso il 14 settembre scorso, aveva affermato che ora “il focus si sposta sulla durata” di mantenimento dell’attuale livello di tassi.
Le ragioni di questa scelta
La Bce motiva la sua decisione scrivendo che “le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la sua valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine“. Anche se “ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato“, la crescita dei prezzi “ha registrato un netto calo a settembre. Ascrivibile anche ai forti effetti base. Gran parte delle misure dell’inflazione di fondo ha continuato a diminuire. I passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione“.
L’economia dell’Eurozona
Secondo Lagarde “l’economia dell’Eurozona resta debole, mentre la produzione del settore manifatturiero continua a calare. E ci sono segnali che il mercato del lavoro si sta indebolendo“. Così la governatrice della Bce nella conferenza stampa ad Atene dopo la riunione del Consiglio Direttivo, il 26 ottobre. “I rischi restano al ribasso” ha aggiunto, ricordando le tensioni geopolitiche dalla guerra in Ucraina così come lo scenario in Medio Oriente aperto dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
“Crediamo che tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo” ha sottolineato ancora Christine Lagarde. “Continueremo a seguire un approccio guidato dai dati per determinare livello e durata adeguati della restrizione” ha ribadito la presidente della Bce dopo il meeting nella capitale greca.
La Bce e la crisi energetica
Per Fabio Insenga di Adnkronos c’è un dato, in particolare, che è sensibile rispetto a quello che si sta muovendo intorno al conflitto tra Israele e Hamas. Non solo a Gaza ma in tutta l’area mediorientale. Se la guerra dovesse allargarsi e prolungarsi nel tempo, ci sarebbero le condizioni per una nuova crisi energetica. E se i prezzi di petrolio e gas dovessero tornare a infiammarsi, le conseguenze sull’inflazione sarebbero immediate, riproducendo lo schema visto con la guerra in Ucraina. Se la reazione fosse la stessa, la stagione del rialzo dei tassi di interesse della Bce sarebbe di fronte a un nuovo inizio.