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Claudia Goldin è il Premio Nobel per l’Economia 2023 che ci ha fornito una ‘lezione’ importante sul gender gap e il lavoro femminile. Prima donna Professor of Economics ad Harvard, ha studiato partecipazione e retribuzione femminile nel mondo del lavoro negli ultimi tre secoli.

Il Nobel per l’Economia 2023 è andato a Claudia Goldin che, con i suoi studi, ha permesso di comprendere meglio il gender gap e gli esiti del mercato del lavoro femminile. Terza donna a vincere il Premio e anche le altre due lo hanno vinto solo negli ultimi 14 anni. È co-direttore del Gender in the Economy Study Group della Nber ed è stata direttrice del programma Development of the American Economy della Nber dal 1989 al 2017. Come ha dichiarato Jakob Svensson, Presidente del Comitato per il Premio in Scienze Economiche: “Comprendere il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è importante per la società. Grazie alla ricerca innovativa di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro“.

Gli studi di Claudia Goldin

Claudia Goldin, difatti, ha fornito nuovi importanti risultati rispetto al ruolo della donna nel mercato del lavoro. È suo il primo resoconto completo sulle retribuzioni e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli. Con il suo studio, la docente americana, ha scoperto quali sono i punti cardine della differenza tra uomini e donne nel mercato del lavoro. Innanzitutto, un primo fattore è la nascita del primo figlio e di come questo influisca più sul lavoro delle donne che degli uomini. Difatti, in percentuale, sono più le mamme abbandonano il lavoro, dopo la nascita del primo figlio, rispetto ai papà.

Per quanto riguarda le donne sposate, invece, Claudia Goldin ha spiegato che il lavoro femminile è diminuito con la transizione da una società agricola ad una società industriale all’inizio del XIX secolo. Tendenza che si è tuttavia invertita con la crescita del settore dei servizi all’inizio del XX secolo. La studiosa ha spiegato questo modello come il risultato del cambiamento strutturale e delle norme sociali inerenti alla responsabilità delle donne verso la famiglia e la casa. Anche l’istruzione ha avuto un ruolo fondamentale. Dal XX secolo in poi sono aumentati i livelli di istruzione delle donne e oggi, nei paesi ad alto reddito, sono persino superiori a quelli degli uomini.

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Tuttavia, nonostante l’emancipazione e la crescita del mercato del lavoro femminile, il gender gap sulla retribuzione è stato caratterizzato da un importante divario. Secondo quanto spiegato da Claudia Goldin, questo potrebbe essere spiegato dal fatto che le decisioni educative, che influiscono sulla carriera, sono prese in età molto giovane. In questo caso, se le giovani donne hanno un’influenza che arriva, per esempio, dalle madri (che riprendono a lavorare molto tardi, dopo la nascita di un figlio) potrebbero essere portate ad uno sviluppo più lento. In generale, la differenza nei guadagni tra uomini e donne potrebbe essere, storicamente, spiegata con una differenza rispetto al livello di istruzione e le scelte professionali.

Il fattore tempo

Ma ad influire nel divario retributivo è anche il tempo. In una recente intervista a La Repubblica, Claudia Goldin aveva spiegato: “Uno dei grandi equalizzatori della vita è che tutti abbiamo 24 ore al giorno. Non importa se sei miliardario o povero. Se hai figli piccoli o responsabilità familiari, qualcuno deve essere di guardia a casa, anche se ha un lavoro a tempo pieno. La persona ‘reperibile‘ assumerà una posizione più flessibile e meno impegnativa e, di conseguenza, meno paga. Le donne sono generalmente di guardia a casa. Questa è l’iniquità di coppia, ed è l’essenza dell’ostacolo al raggiungimento di famiglia e carriera, reso più difficile dal ‘lavoro avido“.

Per ‘lavoro avido’ la studiosa intende quello in cui la paga è più alta se sono maggiori le ore lavorate, o se si lavora quando gli altri non lavorano (ferie o weekend). Tuttavia, le donne possono concorrere difficilmente al ‘lavoro avido’, perché la cura della famiglia ricade principalmente su di loro. E come spiega Claudia Goldin, se i compiti fossero suddivisi equamente ci sarebbe un impoverimento del nucleo: ecco perché sono le donne a rinunciare. In definitiva, dunque, se lo stipendio degli uomini sale, quello delle donne scende perché legato ad orari limitati.

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