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A dicembre, come tutti i contribuenti sanno, si dovrà pagare il saldo dell’Imu, l’imposta municipale unica sugli immobili di proprietà in vigore da 12 anni (che in pratica sostituì l’Ici). Quest’anno c’era una doppia scadenza per la dichiarazione Imu.

Entro il 30 giugno scorso si doveva infatti presentare sia la dichiarazione per l’anno 2022 che quella relativa al 2021. Il decreto Milleproroghe aveva infatti differito i termini della dichiarazione di due anni fa.

Imu, le regole

Ricapitolando per chi non lo avesse ben presente, la dichiarazione di variazione Imu è il documento che il contribuente deve presentare solo nei casi in cui si siano verificate modificazioni soggettive e oggettive. Ovvero fatti tali da dar luogo a una diversa determinazione dell’imposta dovuta al Fisco, che però non sono immediatamente conoscibili dal Comune a cui l’Imu si riferisce.

Dunque esiste un ‘termine ultimo’ per regolarizzare la propria posizione. In primo luogo per quello che riguarda l’omessa dichiarazione Imu. In questo caso la scadenza per il ravvedimento, relativamente all’anno in corso, è disciplinata in modo preciso. Anche all’imposta municipale unica è applicabile l’istituto che consente di rimediare alle dimenticanze presentando la dichiarazione omessa entro 90 giorni dal termine ordinario (articolo 16 Dlgs n. 473/1997).

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Il ravvedimento operoso

Le dichiarazioni Imu si devono presentare al Comune in cui sono ubicati gli immobili dal soggetto passivo, cioè da chi deve pagare il tributo. In caso di variazioni rispetto alle dichiarazioni relative agli anni precedenti e in linea generale nei casi di variazioni non conoscibili dal Comune. Inoltre questi documenti hanno effetto anche per gli anni successivi, ricorda lalentepubblica.it, sempre che non si verifichino modificazioni dei dati ed elementi dichiarati cui consegua un diverso ammontare dell’imposta dovuta.

I contribuenti che non hanno trasmesso entro il 30 giugno 2023 le dichiarazioni Imu o Imu Enc per gli anni 2021 e 2022 possono pertanto presentare la dichiarazione entro il 28 settembre 2023, avvalendosi dello strumento del ravvedimento operoso. Per regolarizzare la propria posizione tramite ravvedimento operoso, i contribuenti devono presentare la dichiarazione Imu non trasmessa e versare inoltre in aggiunta la sanzione minima prevista per l’omessa dichiarazione. Sanzione che si riduce a un decimo del minimo, con l’eventuale imposta dovuta e i relativi interessi.

Il gettito Imu è insostituibile?

Stando ai dati di Italia Oggi, il gettito annuale dell’Imu si è attestato mediamente a circa 22 miliardi di euro da quando l’imposta esiste. Nel 2023, considerando anche la seconda rata da pagare il 18 dicembre, il peso della patrimoniale sugli immobili raggiungerà – dal 2012, anno della sua istituzione con la manovra Monti – la cifra di oltre 270 miliardi di euro. Italia Oggi calcola che se fosse rimasta la precedente Imposta Comunale sugli Immobili (Ici) nello stesso periodo di tempo non si sarebbero superati i 110 miliardi.

Confedilizia ricorda che l’Imu la si deve pagare persino per gli immobili inagibili e inabitabili, sia pure con base imponibile ridotta alla metà. Tra il 2011 e il 2021 (ultimi dati disponibili), gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati, passando da 278.121 a 594.094 (+ 113,61%). Si tratta di immobili, appartenenti per il 90% a persone fisiche, che raggiungono condizioni di fatiscenza per il semplice trascorrere del tempo. Ma anche per effetto di atti concreti dei proprietari, che operano con lo scopo di evitare il pagamento dell’Imu.

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