Secondo i dati formulati dagli enti specializzati il quadro relativo al lavoro precario in Italia nel 2023 è cambiato particolarmente rispetto agli anni precedenti.
Secondo un rapporto dell’Eurispes, la precarietà sarebbe da considerare la “nuova normalità” che caratterizza la società contemporanea. Questo, se non altro, l’elemento di fondo che sembra emergere dal Rapporto 2023 sulla precarietà sociale che l’Eurispes ha elaborato in collaborazione con la Rete Europea sulla Incertezza, Precarietà, Disuguaglianza Sociale – SUPI. Anche l’INPS ha elaborato dati precisi sul lavoro precario in Italia, sottolineando in modo specifico quali sono, oggi, le tipologie di contratto più in vigore e cosa è cambiato rispetto al 2022.
Il lavoro precario
Dai dati dell’Osservatorio sul precariato e le rivelazioni periodiche ISTAT è possibile scoprire in che modo il lavoro precario sia cambiato nel 2023. Innanzitutto, è bene chiarire cosa si intende per lavoratori precari. Infatti, con precariato si intende l’insieme di lavoratori che vivono una generale condizione lavorativa di incertezza che, seppur involontariamente, si protrae nel tempo. Il lavoro precario si caratterizza per una discontinuità nel rapporto di lavoro e una mancanza di reddito certo e sicurezza per il futuro. In Italia, come rivela l’ISTAT, i lavoratori precari sono risultati circa 3 milioni a luglio 2023. Inoltre, a maggio 2023, come rivela l’INPS, sono stati assunti con un contratto di lavoro precario o a tempo determinato 633.159 persone.
In base al 2022 si sono registrati il -9% di contratti di somministrazione, il -5% di contratti a tempo indeterminato, il -4% di contratti di apprendistato, il +5% di contratti stagionali, il +4% di contratti di lavoro intermittente e il +2% di contratti a tempo determinato. Cambiamenti inerenti anche alle cessazioni rispetto alle quali si sarebbero registrate delle contrazione. Nel dettaglio i dati parlano del -9% per i contratti a tempo indeterminato, del -6% per i contratti in apprendistato e del -8% per i contratti di somministrazione. Risultano in aumento le cessazioni di contratti a tempo determinato, i contratti stagionali e i contratti per il lavoro intermittente. Negative, sempre nei primi 5 mesi del 2023, anche le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati.
Cosa è cambiato: la situazione attuale
Rispetto alle analisi sul lavoro precario, l’Osservatorio INPS ha analizzato anche la differenza tra i flussi di assunzione e cessazioni che si sono registrati negli ultimi mesi. Si parla di dati aggiornati il 24 agosto 2023 e nei quasi si identifica una variazione delle posizioni di lavoro. In generale si registra un saldo in positivo con 478.000 posizioni di lavoro. E nel dettaglio l’INPS indica: +385.000 per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, +30.000 per i contratti intermittenti, +28.000 per i contratti di apprendistato, +18.000 per i contratti a tempo determinato, +21.000 per i contratti stagionali. Cala invece rispetto ai contratti di somministrazione per i quali si registra un -4.000.
L’analisi del numero dei precari in Italia si basa su diversi elementi ed in particolare sul rapporto tra i contratti in somministrazione, all’interno dei quai si distinguono determinati e indeterminati. Nei contratti a termine rientrano inoltre anche quelli stagionali. In generale, per quanto concerne le cessazioni, si registra un aumento relativo ai contratti a tempo indeterminato e una diminuzione per i contratti a termine.
Inoltre, la consistenza dei lavoratori con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) a maggio 2023 si attesta intorno alle 17.000 unità, in aumento del 9% rispetto allo stesso mese del 2022. A tal proposito occorre chiarire, dunque, che l’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva risulta pari a circa 250 euro. Infine, per chiarire ancora nel dettaglio le condizioni del lavoro precario in Italia, INPS evidenzia che i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF) risultano circa 12.000 con una remunerazione media mensile pari a 192 euro.