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Cambiano le regole in merito al Trattamento fine servizio. A stabilirlo la sentenza della Corte Costituzionale che, difatti, obbliga il Governo a modificare quanto attuato fino ad ora rispetto alla liquidazione differita per gli impiegati statali.

Stop ai pagamenti ritardati del Trattamento di fine servizio. La Corte Costituzionale, infatti, giudica anticostituzionale la liquidazione differita per il Tfs. Una sentenza che obbliga dunque il Governo a rivedere le regole applicate fino ad ora e a provvedere affinché ne siano adottate di nuove e più consone rispetto a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale.

Una modalità anticostituzionale

La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, in merito alla revisione delle regole che gestivano fino ad ora il Trattamento di fine servizio, arriva dopo la richiesta da parte del sindacato Confsal-Unsa. A termine della sentenza l’accredito in differito dei Tsf è stato riconosciuto come incostituzionale, andando difatti ad approvare ogni contestazione avanzata fino a questo momento. Secondo il calendario attuale, infatti, la liquidazione per il pagamento del Trattamento fine servizio può arrivare anche dopo 2 anni. Ed inoltre può essere dilazionato in tranche annuali di 50 mila euro. Un’importante differenza rispetto ai dipendenti che operano nel settore privato.

Ed è proprio questa importante disparità ad essere finita sotto la revisione della Corte Costituzionale. L’organo di garanzia costituzionale italiano avrebbe valutato le attuali regole e accertato che questi pagamenti differiti contrastano con il principio costituzionale della giusta retribuzione. Di conseguenza la liquidazione ritardata deve essere rimossa, ma tale processo potrà svilupparsi solo in maniera graduale. Infatti, a dover provvedere affinché la situazione sarà risolta e resa costituzionale dovrà essere il Parlamento. A concedere la gradualità del processo, tuttavia, la stessa Corte Costituzionale.

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Come si paga oggi il Trattamento fine servizio

A tal proposito, infatti, per la Consulta deve essere assicurato il principio della giusta retribuzione. Ma contemporaneamente risulta necessario valutare e prestare particolare attenzione all’impatto finanziario che questa concessione potrà avere. Proprio in linea con questo aspetto, la Consulta invita pertanto il legislatore ad individuare interventi che tengano conto della programmazione economico-finanziaria. E con essi anche le modalità di attuazione che mantengano sempre presenti gli impegni assunti nell’ambito di tale programmazione. Per comprendere bene su che base andranno applicate le modifiche alle regole vigenti, vale la pena ricordare che il calendario adottato dall’Inps oggi, per la liquidazione dei dipendenti pubblici, prevede dei tempi di attesa molto più lunghi rispetto ai dipendenti che lavorano nel settore privato.

Basta ricordare che se per i pubblici abbiamo parlato anche di due anni di attesa, per i privati il Tfs arriva dopo poche settimane dalla cessazione del contratto. A tal proposito precisiamo che il Trattamento fine servizio può essere pagato (nel settore pubblico) entro 105 giorni dal termine del rapporto di lavoro esclusivamente nei casi di cessazione motivata da inabilità o decesso. Diverse le cose per le cessazioni per raggiungimento del limite di età e quindi per accede alla pensione di vecchiaia. Ugualmente per scadenza del contratto a tempo determinato. In ciascuno di questi due ultimi casi, il pagamento è in programma non prima di 12 mesi. Ma l’Inps dispone di altri 3 mesi di tolleranza. Infine, se si tratta di cessazione di rapporti lavorativi per dimissioni o pensionamento anticipato, ad oggi, le tempistiche prevedono un pagamento del Tfs dopo i 24 o persino 27 mesi.

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