Congedo paternità, raddoppia il permesso a 4 giorni oltre a 1 facoltativo:
È in leggero aumento il numero dei neo-papà che fruiscono del congedo paternità, aumentato quest’anno a 4 giorni oltre a 1 facoltativo.
Approfondiamo la questione delle novità sul congedo paternità con lo speciale pubblicato oggi (15.1.2018) dal Sole 24 Ore (Firma: V. Maglione; Titolo: “I padri ora scoprono il congedo”) che di seguito riportiamo.
Aumentano ma sono ancora pochi i neopapà che si assentano dal lavoro utilizzando i congedi previsti dalla legge. Neppure il (brevissimo) periodo obbligatorio introdotto dal 2013 dalla riforma Fornero e pagato al 100% dall’Inps gode di buona fortuna. Si tratta di un “mini-permesso” da utilizzare entro cinque mesi dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento del figlio: inizialmente si trattava di un giorno, è stato portato a due giorni nel 2016 e nel 2017 e quest’anno sale a quattro giorni.
Ebbene: due anni fa (il periodo più recente monitorato dall’Inps) il congedo – per quanto obbligatorio – è stato utilizzato solo dalla metà dei neopapà che ne avrebbero avuto diritto. Il dato è frutto di una stima calcolata a partire dai dati Inps e Istat sul numero dei lavoratori, della popolazione e delle nascite. Molti meno – appena il 5% dei potenziali beneficiari – sono stati invece i papà che hanno sfruttato il congedo facoltativo (in origine di due giorni e che quest’anno scende a un giorno solo), da scalare dai cinque mesi di maternità obbligatoria della madre.
Ma negli anni il successo dei congedi tra i neopapà è aumentato. Rispetto al 2013, anno del debutto, nel 2016 i beneficiari del congedo obbligatorio sono saliti dell’84% (da 50.474 a 92.858) e quelli del congedo facoltativo del 69,1% (da 5.432 a 9.186). È quanto emerge dai dati dell’osservatorio Inps, che però monitora solo i lavoratori dipendenti del settore privato e non i dipendenti pubblici, che hanno pure diritto a questi congedi. Dal beneficio sono invece esclusi gli altri lavoratori, come autonomi e parasubordinati.
Sui numeri ancora contenuti dei padri che ne hanno beneficiato incide la scarsa conoscenza dei nuovi congedi: un aiuto minimo nella sostanza ma dal significato rivoluzionario, visto che in Italia la cura dei figli è ancora perlopiù affidata alle madri. «Un inizio e un segnale», li aveva definiti Elsa Fornero, quando da ministro del Lavoro del Governo Monti li aveva tenuti a battesimo insieme ai voucher per l’asilo nido o la baby sitter, misura pensata per favorire il rientro al lavoro delle neomamme. A creare dubbi e confusione sulla possibilità di utilizzare i congedi ha contribuito di certo il fatto che la norma è stata sottoposta a proroghe e modifiche nel corso degli anni. Al debutto, infatti, l’astensione per i neopapà è stata introdotta in via sperimentale per tre anni, dal 2013 al 2015: il congedo obbligatorio era di un giorno e quello facoltativo (in sostituzione della madre) di due giorni. Nel 2016 è arrivata la prima proroga con modifiche: il congedo obbligatorio è stato portato a due giorni e sono stati confermati i due giorni di congedo facoltativo. Nel 2017, seconda proroga per il congedo obbligatorio di due giorni, ma non per il congedo facoltativo, che quindi non spetta a chi è diventato papà lo scorso anno. Quest’anno, nuova modifica: i giorni di congedo obbligatorio diventano quattro e torna anche il congedo facoltativo, ma solo per un giorno.
Un’evoluzione continua, quindi, che può avere spiazzato i neopapà potenziali beneficiari. Inoltre, «va considerato – spiega Giovanna Ventura, segretaria confederale Cisl – che, anche se non si utilizza il congedo obbligatorio, non sono previste sanzioni. Poi, l’assenza del padre dal lavoro per stare con i figli è ancora vista male in molti contesti e a volte si traduce in una penalizzazione. Questo vale anche per il congedo parentale, storicamente poco usato dai papà».
Infatti, a beneficiare dell’astensione facoltativa dal lavoro, che spetta sia alle madri sia ai padri, sono perlopiù le prime: secondo il monitoraggio Inps, sui 311.720 lavoratori (dipendenti del settore privato, autonomi e parasubordinati) che hanno sfruttato il congedo parentale nel 2016, 52.567 sono padri (tutti dipendenti del settore privato: gli autonomi e i parasubordinati ne hanno diritto solo in caso di grave impedimento della madre). Su questi numeri incide però il fatto che il congedo parentale (che può durare dieci mesi, elevabili a 11 se il padre ne utilizza almeno tre) è retribuito dall’Inps solo al 30% e solo per i primi sei mesi: regole che spingono l’utilizzo da parte del genitore con il reddito più basso, spesso la donna.
Negli ultimi anni, però, anche l’appeal dei congedi parentali tra i papà è cresciuto: i beneficiari tra il 2013 e il 2016 secondo l’Inps sono aumentati del 54,1 per cento.
Un balzo che testimonia l’avvio di un cambio culturale? «Noi siamo convinti di sì – afferma Ventura -: anche l’asimmetria della distribuzione dei compiti familiari, che pure resta, sta diminuendo. Ora occorre fare un salto di qualità: servono congedi per i padri ampiamente retribuiti e di durata congrua e che almeno nei primi anni di operatività siano obbligatori. Peraltro, i permessi di paternità sono uno degli istituti più diffusi nella contrattazione di secondo livello, che già in passato ha spesso sperimentato innovazione sociale che poi la legge ha recepito ed esteso a tutti. Qui il diritto da sancire è quello dei bambini a crescere accompagnati da madre e padre, con tempi e modi che poi ogni famiglia può scegliere».DOMANDE & RISPOSTE
Indennità pari al 100% della retribuzione
Debutto nel 2013
In cosa consistono i congedi
per i papà?
Si tratta di un periodo di astensione dal lavoro per i neopapà lavoratori dipendenti introdotto dal 2013 dalla legge Fornero (92/2012) articolato in due misure: il congedo obbligatorio, che è un diritto autonomo del papà, e il congedo facoltativo, che spetta al papà se la mamma rinuncia a un uguale periodo di congedo di maternità obbligatoria. Per chi diventa papà quest’anno il congedo obbligatorio è di quattro giorni (che possono essere utilizzati in modo continuativo o no) e quello facoltativo è di un giorno. I giorni devono essere utilizzati entro cinque mesi dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento del figlio.Può utilizzarli anche chi è diventato padre alla fine dello scorso anno?
A chi è diventato papà entro il 31 dicembre 2017 si applicano le regole per i congedi in vigore l’anno scorso: il congedo obbligatorio spetta solo per due giorni, mentre quello facoltativo non spetta. E questo anche se i neopapà di fine anno utilizzeranno i giorni di congedo nei primi mesi del 2018.Come si fa per utilizzarli?
I neopapà che vogliono utilizzare i congedi devono avvertire il datore di lavoro con una comunicazione scritta almeno 15 giorni prima del periodo scelto. Per il congedo facoltativo di un giorno, alla richiesta occorre allegare una nota della madre in cui dichiara che non utilizzerà un giorno di congedo di maternità, con conseguente riduzione del periodo che le spetta: questi documenti devono essere trasmessi anche al datore di lavoro della madre.Quanto sono pagati?
Sia per il congedo obbligatorio che per quello facoltativo al neopapà è riconosciuta un’indennità pari al 100% della retribuzione a carico dell’Inps.Che cosa si rischia se non si utilizza
il congedo obbligatorio?
Nulla: a differenza di quel che accade per il mancato rispetto del congedo obbligatorio di maternità, la legge non prevede sanzioni né per il papà né per l’azienda.LE CHANCE PER I NEOGENITORI
I CONGEDI E I TEMPI
I periodi di astensione dal lavoro per le mamme e i papà in caso di nascita, adozione o affidamento di un figlio.
CONGEDO OBBLIGATORIO DI MATERNITA’
DA DUE MESI PRIMA A TRE MESI DOPO:
I cinque mesi di astensione dal lavoro spettano alle madri lavoratrici dipendenti (incluse lavoratrici domestiche) o iscritte alla gestione separata INPS.
I padri possono utilizzarli solo in casi particolari: se la madre muore, è colpita da grave infermità, abbandona o non riconosce il figlio o se il bimbo è affidato esclusivamente al padre. Durante il congedo l’INPS paga alla lavoratrice (o al lavoratore) un’indennità pari all’80% della retribuzione.
FLESSIBILITA’ DEL CONGEDO OBBLIGATORIO DI MATERNITA’
DA UN MESE PRIMA A QUATTRO MESI DOPO:
La madre può scegliere di continuare a lavorare durante l’ottavo mese di gravidanza e prolungare il periodo di astensione dal lavoro dopo il parto.
CONGEDO PER I PADRI
ENTRO I PRIMI CINQUE MESI:
Dal 2013 è stato introdotto un congedo obbligatorio per i neo-padri lavoratori dipendenti: quest’anno è di quattro giorni.
I padri lavoratori dipendenti hanno anche diritto ad un giorno di congedo facoltativo da scalare dal periodo di congedo obbligatorio di maternità della madre. Durante i congedi (obbligatorio e facoltativo) l’INPS paga al lavoratore un’indennità pari al 100% della retribuzione.
CONGEDO PARENTALE PER ENTRAMBI
ENTRO I PRIMI 12 ANNI
È un periodo di astensione facoltativa dal lavoro riconosciuto a madri e padri lavoratori dipendenti (esclusi i lavoratori domestici). Si tratta in totale di 10 mesi, che possono salire a 11 se il padre lo utilizza per almeno 3 mesi. La madre, però, lo può ottenere al massimo per 6 mesi e il padre al massimo per 7 mesi.
L’INPS paga il 30% della retribuzione per i primi sei mesi di congedo al genitore che li sfrutta entro 6 anni dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento. Entro gli otto anni l’indennità è riconosciuta solo se il reddito del genitore richiedente è inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione (la soglia attuale è 16.311 euro). Il congedo si può utilizzare entro 12 anni dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento ma non spetta l’indennità.