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Assunzione giovani, tra incentivi, formazioni e congedi ai padri cosa cambierà nel 2018:

La Legge di Bilancio per il 2018, relativamente alla assunzione giovani, ha previsto nuovi incentivi per i datori di lavoro, un consistente credito d’imposta per coloro che investiranno nella formazione, ma anche procedure più snelle per l’accesso alla cassa integrazione ed infine una serie di misure che prevedono più congedi per i padri lavoratori.

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta con lo speciale pubblicato oggi (15.1.2018) dal Sole 24 Ore (Firma: Barbieri, Melis e Maglione; Titolo: “Tutte le novità dal bonus per i giovani ai casi di crisi”) che di seguito riportiamo.

Favorire l’assunzione di giovani fino a 35 anni che non hanno mai avuto il posto fisso. Investire nella formazione dei lavoratori sulle nuove tecnologie, con un incentivo fiscale fino a 300mila euro all’anno per le aziende che scommettono sul piano «Impresa 4.0». Riaprire le porte della cassa integrazione straordinaria per le aziende in crisi, correggendo la rotta rispetto alla stretta stabilita con la riforma degli ammortizzatori sociali nel 2015 (si veda l’articolo sotto).
Sono questi i tre assi portanti degli interventi sul lavoro previsti per il 2018 con la legge di Bilancio (n. 205/2017) che riguardano altrettanti momenti della vita lavorativa: l’assunzione, i percorsi di carriera e le difficoltà aziendali.
Accanto a queste misure debuttano molte altre novità già in programma in base a disposizioni del passato: l’aumento dal 32 al 33% dei contributi per i collaboratori (due terzi a carico del committente e un terzo a carico del lavoratore), con un allineamento ai valori previsti per i dipendenti; l’obbligo di assumere un lavoratore disabile nelle imprese da 15 a 35 dipendenti (riguarda circa 286mila aziende); i cinque giorni di congedo retribuito per i lavoratori che diventano padri nel 2018 (si veda l’approfondimento a pagina 4).
Il ventaglio delle novità potrebbe coinvolgere oltre 1,4 milioni di lavoratori (solo i collaboratori interessati dall’aumento dei contributi sono più di 500mila).
La sfida maggiore, però, è legata all’esito del nuovo incentivo triennale per le assunzioni con contratto a tutele crescenti, introdotto stabilmente dal 2018, al quale il Governo ha affidato il compito di sostenere la ripresa dell’occupazione. Si tratta di uno sconto del 50% dei contributi del datore di lavoro con un tetto massimo di 3mila euro l’anno.
Gli ultimi dati Istat, riferiti al mese di novembre 2017, registrano segnali di ripresa anche per i giovani, con oltre 100mila occupati in più su base annua nella fascia 15-34 anni, ma il tasso di disoccupazione resta a livelli negativi record in Europa, soprattutto tra gli under 25 (32,7% contro una media Ue del 17%).
Il nuovo incentivo punta a creare più di 400mila posti di lavoro a tempo indeterminato nel 2018: certamente, però, la catena di requisiti e di condizioni prevista potrebbe limitarne l’impatto.
Una prima condizione richiesta ai beneficiari per quest’anno è che non abbiano mai avuto, fino a 35 anni di età, un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Possono essere assunti, cioè, soltanto giovani che abbiano avuto contratti di collaborazione o a termine o di altro tipo, esclusi ovviamente i beneficiari dei bonus 2015 e 2016 (che non possono più essere fruiti), nel caso perdessero il lavoro.
«L’individuazione dell’assenza di pregressi rapporti di lavoro a tempo indeterminato – commenta Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro – è forse uno degli elementi più critici della previsione normativa. È necessario mettere a disposizione dei datori di lavoro e degli operatori strumenti opportuni che garantiscano una applicazione certa dello sgravio».
Una serie di verifiche vanno fatte sugli apprendisti, che seguono regole diverse a seconda del binario sul quale si trovano: possono essere stabilizzati ma con un incentivo annuale i giovani fino a 30 anni. A meno che non si tratti di studenti che hanno svolto presso l’azienda periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale o periodo di apprendistato in alta formazione: in questo caso l’incentivo è raddoppiato (passa dal 50% al 100%) e dura 3 anni.
Per la stabilizzazione del modello duale di apprendistato sono stati stanziati 75 milioni l’anno in via permanente, che nel 2018 sono aumentati di ulteriori 50 milioni.
Tra le altre novità del 2018, c’è il debutto delle nuove regole sulla privacy il 25 maggio, con la nuova figura del data protection officer, che potrebbe offire nuove opportunità professionali.
Infine, fino a giugno si può richiedere l’anticipazione del Tfr in busta paga, che però, dato lo svantaggio fiscale è stato richiesto finora da meno dell’1% dei dipendenti.

Con l’assegno di ricollocazione un aiuto a chi cerca un altro posto

Più politiche attive e meno paletti alla cassa integrazione. Sono queste in estrema sintesi le novità 2018 sul fronte degli ammortizzatori sociali messe in campo dalla legge di Bilancio 2018.
La Manovra interviene in primis sulla stretta dei sussidi passivi operata dal Jobs act (Dlgs 148/2015) che, oltre al definitivo accantonamento della cassa in deroga e all’abrogazione della Cig in caso di fine attività, ha ridotto le durate degli interventi fissando il tetto a 24 mesi nel quinquennio mobile.
Le novità riguardano proprio le durate: per gli anni 2018 e 2019 le imprese con oltre 100 lavoratori e con una rilevanza economica strategica, anche a livello regionale, potranno beneficiare di un ulteriore periodo di integrazione salariale per superare o affrontare le criticità sotto il profilo occupazionale o gestionale. Le possibilità di proroga, a seconda dei casi, possono arrivare a massimo sei mesi o fino a 12 mesi.
Per le imprese (con più di 5 dipendenti) che invece sono escluse da cassa ordinaria e straordinaria, ma rientrano nel raggio di azione del Fis (fondo di integrazione salariale) il 2018 porta in dote l’aumento della quantità di risorse disponibili per i sussidi di sostegno al reddito. Se un’azienda nel 2017 poteva chiedere fino a 4 volte l’ammontare dei contributi versati (lo scorso anno i lavoratori per cui è stata fatta richiesta sono stati oltre 100mila, per una spesa superiore a 115 milioni di euro) dal 2018 la quota è stata portata a 10 volte la contribuzione versata.
Sul fronte delle politiche attive, invece, debutta l’assegno di ricollocazione in “formato aziendale” per estendere ai lavoratori delle imprese in crisi lo strumento di politica attiva che finora è stato sperimentato su una platea selezionata di circa tremila disoccupati (da almeno 4 mesi) che hanno risposto alla chiamata dell’Agenzia nazionale Anpal (su circa 28mila lettere inviate, la percentuale di risposta è stata del 9,1 per cento).
L’idea è di anticipare l’assegno (da 250 a 5mila euro) – che può essere speso in servizi di assistenza intensiva alla ricollocazione, presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro accreditata – nella gestione delle crisi, considerato anche che dal 2017 non ci sono più mobilità e cassa integrazione in deroga.
In caso di accordo con il sindacato, ai lavoratori in Cig straordinaria sarà riconosciuto il diritto a chiedere all’Anpal l’attribuzione immediata dell’assegno di ricollocazione entro 30 giorni dall’accordo per essere accompagnati verso un nuovo lavoro. Il servizio di assistenza intensiva nella ricerca di lavoro potrà avere una durata pari a quella del trattamento straordinario di integrazione salariale e, in ogni caso, non inferiore a 6 mesi e potrà, eventualmente, essere prorogato di ulteriori 12 mesi.
«Malgrado il forte ritardo con cui l’assegno di ricollocazione sta andando a regime – commenta Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – la volontà di attivare processi di riqualificazione e ricerca di nuova occupazione durante i periodi di integrazione salariale ha trovato le parti sociali sempre d’accordo. Come tutte le misure di politiche attive avrà un periodo di gestazione piuttosto lungo, ma rappresenta una scommessa su un approccio diverso dalla classica cassa integrazione».

ASSUNZIONE:

L’identikit del nuovo bonus

Destinatari:

Datori di lavoro privati

Contratto agevolato:

  • Assunzione a tempo indeterminato
  • Apprendistato trasformato a tempo indeterminato (giovani con meno di 30 anni e per una durata massima di 12 mesi)
  • Contratti a tempo determinato convertiti a tempo indeterminato (requisito anagrafico)

Beneficio:

Esonero dal 50% dei contributi previdenziali (esclusi i premi all’INAIL)

Limite annuo del bonus:

3.000 euro

Durata massima:

36 mesi

Requisiti dei lavoratori:

Età non superiore a 35 anni nel 2018 – a 30 anni dal 2019 in poi. Non essere stati occupati a tempo indeterminato.

Quando scatta l’esonero al 100%:

  • Studenti che hanno svolto presso lo stesso datore alternanza scuola-lavoro pari almeno al 30% delle ore
  • Studenti che hanno svolto, presso lo stesso datore di lavoro, periodi di apprendistato per la qualifica o in alta formazione
  • Giovani assunti in una delle otto regioni del Sud

Quando viene revocato l’esonero:

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo del lavoratore assunto o di un lavoratore impiegato nella stessa unità produttiva e inquadrato con la stessa qualifica del lavoratore assunto con l’esonero nei sei mesi successivi.

BONUS FORMAZIONE 4.0 FINO A 300MILA EURO

LA NOVITA’:

Entra in vigore un credito d’imposta pari al 40% delle spese di formazione sostenute dall’impresa fino a un importo massimo annuale di 300mila euro.

GLI EFFETTI:

Si applicherà a tutte le imprese che nel 2018 effettueranno spese di formazione svolta per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal piano Impresa 4.0

IL BUDGET:

250milioni di euro

SI ALLARGA IL WELFARE AZIENDALE

LA NOVITA’:

Non formano reddito di lavoro dipendente e quindi sono detassate le somme erogate o rimborsate ai dipendenti dal datore di lavoro per l’acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale o interregionale.

GLI EFFETTI:

Dal 2018, le azienda potranno inserire nei loro piani welfare anche la possibilità di pagare o rimborsare l’abbonamento per bus, tram, metro e treno dei dipendenti e dei loro familiari. La cifra per l’azienda è deducibile completamente se il piano di welfare è frutto di un accordo tra l’azienda e i sindacati; o parzialmente se l’iniziativa è unilaterale.

RICHIESTE FINO A GIUGNO PER IL TFR IN BUSTA PAGA

LA NOVITA’:

Fino al 30 giugno 2018 i lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici e i lavoratori del settore agricolo, che hanno un rapporto di lavoro in corso da almeno sei mesi con lo stesso datore, posso chiedere l’anticipazione del Tfr in busta paga, comprese le quote eventualmente destinate a una forma pensionistica complementare.

GLI EFFETTI:

Questa parte integrativa della retribuzione è soggetta a tassazione ordinaria e non è imponibile a fini previdenziali.

CINQUE GIORNI DI CONGEDO PER I PAPA’

LA NOVITA’:

Passa da 2 a 4 giorni il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente che ha un figlio. Il congedo può essere fruito anche in via non continuativa.

GLI EFFETTI:

Per il 2018 il papà lavoratore dipendente può astenersi, oltre ai 4 giorni obbligatori, per un ulteriore giorno, d’accordo con la madre e in sua sostituzione per il periodo di astensione obbligatoria spettante a lei. La copertura di questi giorni a livello retributivo è a carico dell’INPS.

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