Tirocinio per l’accesso alla professione forense:
È stato pubblicato il Decreto n. 70 del 2016, sul tirocinio per l’accesso alla professione forense, che entrerà in vigore il prossimo 3 giugno 2016 (G.U. n. 116 del 2016).
Il Regolamento contenuto nel Decreto n. 70/2016 riguarda le modalità di svolgimento del tirocinio per l’accesso alla professione forense, le procedure di controllo da parte dei consigli dell’ordine, le ipotesi di interruzione del tirocinio, nonché i requisiti di validità del periodo di tirocinio eventualmente svolto in altro Stato dell’Unione europea.
Il Regolamento sarà applicato ai tirocini iniziati a partire dalla data di entrata in vigore (3.6.2016), mentre a quelli già in corso continuerà ad applicarsi la normativa previgente, ferma restando la riduzione della durata a 18 mesi e le facoltà del praticante di avvalersi delle modalità alternative di svolgimento del tirocinio (art. 1).
Qualora il tirocinio venga svolto contestualmente ad attività di lavoro subordinato pubblico o privato, il praticante deve informarne il consiglio dell’ordine, indicando anche gli orari e le modalità di svolgimento del lavoro. Il consiglio dell’ordine accerta l’assenza di specifiche ragioni di conflitto di interesse e verifica che l’attività lavorativa si svolga secondo modalità e orari idonei a consentire l’effettivo e puntuale svolgimento del tirocinio. Il praticante deve comunicare immediatamente al consiglio dell’ordine ogni notizia relativa a nuove attività lavorative e a mutamenti delle modalità di svolgimento delle medesime, anche in relazione agli orari (art. 2, comma 1).
All’esito della verifica, ove ne ricorrano i presupposti, il consiglio dell’ordine dispone, con delibera motivata, il diniego dell’iscrizione o, se il rapporto di lavoro ha avuto inizio durante il periodo di tirocinio, la cancellazione dal registro dei praticanti. Si applica l’articolo 17, comma 7, della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (art. 2, comma 2).
Il tirocinio professionale è svolto con assiduità, diligenza, riservatezza e nel rispetto delle norme di deontologia professionale.
Per assiduità si intende la frequenza continua dello studio del professionista, sotto la supervisione diretta di quest’ultimo. Tale requisito si ritiene rispettato se il praticante è presente presso lo studio o comunque opera sotto la diretta supervisione del professionista, per almeno venti ore settimanali, fermo quanto previsto dall’articolo 8, comma 4, secondo periodo. Per diligenza si intende la cura attenta e scrupolosa nello svolgimento del tirocinio. Per riservatezza si intende l’adozione di un comportamento corretto volto al mantenimento del massimo riserbo su tutte le notizie ed informazioni acquisite nel corso del tirocinio (art. 3, comma 1).
Nel caso di sostituzione di un periodo di pratica presso lo studio professionale con una delle forme alternative previste dalla legge, deve essere comunque sempre assicurato lo svolgimento del tirocinio per almeno sei mesi presso un avvocato iscritto all’ordine o presso l’Avvocatura dello Stato (art. 3, comma 2).
Oltre che nella pratica svolta presso uno studio professionale, il tirocinio consiste anche nella frequenza obbligatoria e con profitto, per un periodo non inferiore a diciotto mesi, dei corsi di formazione di cui all’articolo 43 della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (art. 3, comma 3).
L’attività di praticantato svolta presso gli uffici giudiziari è disciplinata dal regolamento emanato dal Ministro della giustizia ai sensi dell’articolo 44 della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (art. 3, comma 4).
Il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari di cui all’articolo 73 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché la frequentazione della scuole di specializzazione per le professioni legali di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 17 novembre 1997, n. 398, possono essere svolti contestualmente al tirocinio professionale, fermo quanto disposto dal comma 1 del presente articolo e dall’articolo 8, comma 4, secondo periodo, di questo regolamento (art. 3, comma 5).
Resta ferma l’applicazione dell’articolo 41, comma 9, della legge 31 dicembre 2012, n. 247, e dell’articolo 73, comma 13, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98 (art. 3, comma 6).
Si rinvia per il resto delle informazioni al testo integrale del Decreto n. 70 del 2016 disponibile cliccando sul link.
(Fonte: Gazzetta Ufficiale)