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Prepensionamento e part time agevolato

Part-time verticale o ciclico, utili anche il tempo non lavorato

Prepensionamento e part time agevolato:

Torniamo sull’argomento prepensionamento e part time agevolato previsto dalla legge di stabilità 2016 e che consente ai lavoratori con 20 anni di contributi al momento dell’accordo con il datore di lavoro matureranno il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018 (vedi anche il nostro articolo “Pensionamento flessibile e assegno INPS” sull’argomento).

Lo spunto ci è offerto da un articolo pubblicato oggi (19.4.2016) dal Sole 24 Ore (Firma: M.Pri. Titolo: “Certificato ad hoc per il part time”) che vi proponiamo.

Ecco l’articolo.

Al part time prepensionamento introdotto dalla legge di Stabilità 2016 possono accedere lavoratori che, oltre ad avere 20 anni di contributi al momento dell’accordo con l’azienda, matureranno il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia entro il 2018. Secondo i calcoli contenuti nella Circolare n. 7 della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, diffusa ieri in attesa dei chiarimenti dell’Inps, questo significa che l’opzione è accessibile da uomini e donne che questo mese hanno almeno 63 anni e 11 mesi di età.

Quanto alla gestione previdenziale dei lavoratori, poiché la norma fa riferimento a tutti i fondi previdenziali, anche sostitutivi o esclusivi dell’assicurazione generale obbligatoria, secondo i consulenti possono chiedere il part time anche i dipendenti di aziende private che, per effetto di normative di carattere speciale, sono iscritti nella gestione ex Inpdap, esclusi comunque i dipendenti delle pubbliche amministrazioni individuate dall’articolo 1, comma 2, del Dlgs 165/2001.

I lavoratori che otterranno la riduzione di orario si ritroveranno in busta paga la contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro (in genere pari al 23,81% della retribuzione) per la parte di orario non effettuata. Poiché quest’ultimo elemento è esente da tasse e contributi, lo stipendio netto cala meno dell’orario. Secondo le simulazioni contenute nella circolare, a fronte di retribuzioni annue lorde comprese tra 25 e 43mila euro un part time al 60% corrisponde a una retribuzione netta dell’84%, mentre l’azienda risparmia il 33% del costo del lavoro. Con il part time al 40%, lo stipendio scende al 72% e l’azienda risparmia il 49 per cento.

Quanto alla procedura da seguire, poiché il decreto ministeriale attuativo richiede una specifica certificazione Inps del possesso dei requisiti di contribuzione e della maturazione di quello anagrafico entro il 2018, secondo i consulenti potrebbe non essere sufficiente l’attuale certificazione Ecocert.

Una volta ottenuta la certificazione, azienda e dipendente firmano un accordo di riduzione dell’orario e lo invieranno alla direzione territoriale del Lavoro secondo modalità ancora da definire. Ottenuto il via libera o il silenzio assenso, il dato identificativo della certificazione al diritto pensionistico e le informazioni riguardanti l’accordo dovranno essere inviate all’Inps (anche in questo caso secondo modalità da definire).

Tutto il part time, comunque, è ancora sulla carta, in attesa della registrazione alla Corte dei conti del Dm attuativo firmato il 7 aprile dai ministri competenti.

 

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