Buste arancioni INPS dal prossimo aprile:
L’INPS, dal prossimo aprile, invierà ad oltre 7 milioni di utenti le buste arancioni che consentiranno, a coloro che ancora non hanno utilizzato il simulatore online, di calcolare la propria pensione.
Ad approfondire l’argomento buste arancioni è l’articolo pubblicato oggi (18.3.2016) dal Sole 24 Ore (Firma: Davide Colombo; Titolo: “Buste arancioni al via da aprile”) e la successiva analisi della questione (Firma: Matteo Prioschi; Titolo: “Stabilità di regole per previsioni utili”) che vi proponiamo.
Ecco l’articolo.
Solo un italiano su cinque sa che i contributi versati durante la sua vita lavorativa servono per pagare le pensioni correnti. E che la sua pensione futura – calcolata su un montante individuale costruito sommando i contributi «nozionali» rivalutati con un tasso annuo di capitalizzazione – sarà pagata con i versamenti dei lavoratori che verranno. Solo il 65% sa poi che il nostro sistema è in disavanzo e che quindi, non bastando i contributi versati, per pagare tutte le pensioni vigenti servono anche cospicui trasferimenti dello Stato.
Per colmare anche (non solo) questo imbarazzante gap conoscitivo, confermato da un’indagine Inps di cui ieri sono state anticipate le prime evidenze, da anni s’insegue la chimera della «busta arancione»:?un’informativa istituzionale per far vedere a tutti i lavoratori il proprio estratto conto previdenziale e una simulazione della pensione futura. Ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha annunciato che finalmente le buste sono pronte e partiranno. Verranno confezionate circa 150mila lettere al giorno che saranno inviate a casa di sette milioni di lavoratori del settore privato i quali non hanno mai utilizzato il portale online dell’Istituto «la mia pensione» per conoscere la propria situazione previdenziale. Le buste inizieranno ad essere recapitate da metà aprile e conterranno, oltre all’estratto conto previdenziale e la simulazione della pensione personale, anche un invito a richiedere lo Spid, il nuovo sistema pubblico di identità digitale per accedere a tutti i servizi online dell’Inps e in prospettiva di tutte le amministrazioni.
L’iniziativa «busta arancione» è arrivata a destinazione grazie al tandem tra Inps e l’Agenzia per l’Italia digitale, che con questo canale potrà raggiungere una platea importante di cittadini per diffondere lo Spid, la credenziale unica per i servizi online di tutte le amministrazioni che prenderà il posto delle vecchie password differenziate. Attualmente sono 18,5 milioni i Pin Inps attivi, mentre i contribuenti senza Pin sono 12 milioni: «Noi – ha detto Tito Boeri – vogliamo raggiungere coloro che non hanno un’identità digitale», in maggioranza i più giovani.
Boeri ha ricordato i numeri del digital divide nazionale sintetizzati nel Desi (Digital economy and society index) 2016: l’Italia è all’ultimo nell’Ue per l’uso di internet, con solo il 30% degli utenti che usano il web per ottenere informazioni dalla Pa. E ancor meno sono quelli che scaricano i moduli (25%) e quanti li compilano online (10%). Per rendere operativa l’iniziativa Inps ha utilizzato un milione del proprio bilancio, mentre Agid ha aggiunto altri 2,5 milioni sul biennio. Ai dipendenti pubblici la busta arancione arriverà entro l’anno insieme con un cedolino dello stipendio mensile: «Stiamo concludendo intese con le amministrazioni per usare questo canale di diffusione», ha spiegato Boeri, facendo riferimento al milione e mezzo di dipendenti pubblici che non hanno mai usato lo strumento digitale.
Il nuovo Spid, operativo da tre giorni, può essere richiesto in questa fase a InfoCert, Poste Italiane e Tim, i primi gestori accreditati cui presto si aggiungeranno altri partner: «saranno le campagne come questa con Inps a dare i risultati maggiori per la diffusione di Spid» ha detto il direttore Agid, Antonio Samaritani. Rispondendo ai giornalisti Tito Boeri ha infine ribadito la sua posizione per un interventi di maggiore flessibilità in uscita per il pensionamento: «andrebbe fatto adesso» e «se si facesse con la legge di Stabilità per il 2017, andrebbe certamente bene».
Ed ecco per voi anche l’analisi:
Nei primi dieci mesi di operatività, l’Inps ha registrato, da parte di persone con età compresa tra 20 e 70 anni, quasi 9 milioni di accessi a “la mia pensione”, il sistema online che consente di ottenere una previsione dell’importo dell’assegno previdenziale. Poco più di 1,3 milioni di accessi, il 14,7%, sono stati effettuati da under 40. In base ai dati Istat, i 20-39enni residenti in Italia sono 14,2 milioni, quelli con età compresa tra 40 e 70 anni sono quasi il doppio, 26,2 milioni. I numeri dicono che la pensione interessa più chi ci è ormai vicino e molto meno i giovani.
Difficile ipotizzare che quest’ultima fascia di potenziali futuri pensionati si sia tenuta lontana dal simulatore per mancanza di competenze digitali. È più verosimile ipotizzare che non siano interessati alla questione. Invece sono proprio i più giovani che devono imparare a confrontarsi con la questione previdenziale perché, per loro, l’assegno sarà calcolato sui contributi versati nel corso della vita lavorativa; perché quest’ultima a differenza delle generazioni precedenti, potrà essere caratterizzata più di frequente da alti e bassi o interruzioni; perché l’età minima per il pensionamento sarà più elevata, ma con il rischio di lavorare di più per ottenere una pensione inadeguata.
Tuttavia si può comprendere che, a fronte delle difficoltà del mercato del lavoro e di stipendi di ingresso non particolarmente generosi, la previdenza non costituisca una priorità per i più giovani. Eppure un’eventuale pensione integrativa va costruita dall’inizio della carriera, perché con una lunga prospettiva anche piccoli versamenti possono generare una rendita apprezzabile. I numeri testimoniano invece che la pensione attira l’attenzione di chi ci si sta avvicinando (il maggior numero di accessi è dei 55-60enni) e magari, per effetto delle riforme e dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita vede il traguardo spostarsi più in avanti, con il pericolo che le regole cambino ancora.
Creare una consapevolezza del futuro previdenziale è importante e quindi è auspicabile che lo sforzo messo in atto dall’Inps vada a buon fine. Ma altrettanto importante è garantire, per quanto possibile, un sistema stabile di regole. Altrimenti l’utilità delle simulazioni ne risente, perché le stesse sono fatte in base alla normativa vigente, ma nulla garantiscono per gli anni a venire.