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Artigianato senza ASpI:

L’INPS, con il Messaggio n. 6024 del 30 settembre 2015 (vedi il nostro articolo pubblicato ieri, 1.10.2015) sul tema, ha informato gli interessati della interruzione della erogazione della indennità di disoccupazione ASpI a partire  dal 24.9.2015 per i lavoratori sospesi dall’attività del settore artigianato.

Ed è questo l’approfondimento trattato da un articolo pubblicato oggi (2.10.2015) dal Sole 24 Ore (firma: Matteo Prioschi; titolo: “Artigianato senza Aspi “statale””) che vi proponiamo.

Ecco l’articolo.

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Stop immediato, e valido anche per gli accordi già siglati, all’erogazione dell’Aspi per i lavoratori sospesi dall’attività del settore artigiano. Con il messaggio 6024/2015 l’Inps ha comunicato che l’indennità verrà pagata solo fino al 23 settembre anche se gli accordi e le domande già inviate comprendono periodi successivi a tale data.

L’articolo 3, comma 17, della legge 92/2012 aveva previsto, in via sperimentale per il triennio 2013-2015, l’erogazione dell’Aspi agli addetti sospesi per crisi aziendale od occupazionale, a fronte di una compartecipazione da parte del relativo Fondo bilaterale pari al 20% dell’importo.

Poiché il decreto legislativo 148/2015, che ha ridisegnato il sistema degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, ha cancellato il comma 17, l’Inps ha di conseguenza deciso che dal 24 settembre (giorno di entrata in vigore del Dlgs), l’Aspi non può essere più erogata. E questo non solo con riferimento a nuove richieste, ma anche a quelle già presentate e il cui periodo di riferimento si estende oltre il 23 settembre (in base alla legge 92/2012 la copertura era possibile per tutto il 2015).

Tuttavia, poiché il nuovo sistema di ammortizzatori sociali non è ancora a regime, i lavoratori dell’artigianato non hanno uno strumento alternativo a disposizione. Situazione evidenziata dalla Cgil Lombardia, dove, secondo il sindacato, sono circa 300 gli addetti e 60 le aziende interessate dalla decisione. L’insieme della Cgil ha chiesto il ripristino della situazione preesistente – si legge in un comunicato -. Per quel che ci riguarda, tramite Elba, abbiamo richiesto un chiarimento alla direzione regionale dell’Inps, ricevendo una comunicazione di conferma delle nostre preoccupazioni. «Quale effetto della decisione dell’Inps – spiega Giacinto Botti, responsabile settore artigianato della Cgil Lombardia – i lavoratori già sospesi rischiano di perdere il lavoro perché, se non c’è più copertura Aspi, le aziende potrebbero essere spinte a licenziare e inoltre se ora un’impresa mi chiede di ricorrere alla sospensione non c’è più la possibilità di farlo. L’impostazione complessiva del decreto sugli ammortizzatori sociali e questa decisione dimostrano che nei fatti c’è poca attenzione per l’artigianato».

Il comparto, tuttavia, sta già lavorando per mettere a punto una soluzione tampone e soprattutto per adeguarsi alle nuove regole introdotte dal Dlgs 148/2015 in modo da essere operativi con il prossimo anno.

Per quanto riguarda l’immediato, spiega Stefano Di Niola, responsabile relazioni sindacali di Cna, il Fondo bilaterale potrebbe potenziare il suo intervento arrivando a coprire il 40%, invece dell’attuale 20% dell’importo complessivo, al fine di garantire ai lavoratori coinvolti un supporto economico di una certa consistenza. Tuttavia ciò comporta dei passaggi formali in quanto per procedere erogando fondi senza la compartecipazione pubblica l’Ente bilaterale deve approvare una delibera specifica.

Contemporaneamente si è già messo a punto un calendario per completare entro dicembre i passaggi formali necessari per adeguare l’Ente alle nuove previsioni introdotte dal Dlgs 148/2015, in modo da mantenere le prestazioni anche a favore delle imprese con meno di 5 addetti e di evitare la confluenza nel Fondo di integrazione salariale che sostituirà l’esistente Fondo residuale.

«La decisione dell’Inps è in linea con la norma – commenta Di Niola – rispetto alla quale noi avevamo chiesto di prevedere la sopravvivenza del sistema sperimentale per tutto il 2015 ma non ci hanno ascoltato». Quanto al futuro, la preoccupazione maggiore riguarda i tempi di pubblicazione del decreto ministeriale che recepirà le modifiche statutarie e di regolamento che verranno approvate. Senza tale decreto il fondo non potrà operare. E in occasione dell’adeguamento richiesto dalla legge Fornero si è dovuto attendere circa un anno.

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